"Ogni mattina mi sveglio e guardo sul Forbes la lista degli uomini più ricchi d'America. Se non trovo il mio nome vado a lavorare."
(Robert Orben)Aprì un cassetto cercando di trovare un disinfettante all'interno dello stupefacente bagno nella sua camera da letto.
Dallo specchio incastrato nel mosaico grigio vidi V. seduto per terra con le spalle scoperte poggiate contro la vasca idromasaggio.
Quando incontrai il suo sguardo mi affrettai a distoglierlo, afferrando un panno in cotone dalla cesta in vimini alla mia destra e solo a quel punto mi voltai per andarli vicino.
Lui poggiò la testa sul bordo della vasca tenendo gli occhi socchiusi mentre io mi accingevo a sederli difronte.
Si scostò avvicinando il suo volto al mio.
<< posso fare anche da solo >> disse con il suo solito ponderamento.
<< non lo faresti >> esclamai << te lo si legge in faccia >>
Accennó un sorriso rimanendo in silenzio, odorava di bagnoschiuma ma ciò in ogni caso non distolse la mia attenzione dalle macchie violacee sul suo corpo.
Gli disinfettai la ferita sotto l'occhio facendoli arricciare il naso per il bruciore.
<< perché eri lì ? >> chiese poi mentre il mio palmo sfiorava la sua guancia malandata.
<< ho provato a chiamarti ma non mi hai risposto >>
<< l'hai fatto perché sei una ficcanaso >>
Non risposi limitandomi a fare una smorfia di dissenso premendoli sulla ferita.
<< non dovresti essere alla giornata genitori famiglie ? >> chiese fingendo di non provare dolore.
Scossi la testa allontanandomi per afferrare il panno in cotone alla mia destra.
<< mia madre lavora e non ho nessun altro a parte lei >>
Mi riavvicinai fissandoli la ferita mentre lui fissava me, mi afferrò l'interno delle ginocchia facendomi scivolare con le gambe ai suoi lati.
<< magari così è più comodo >> giustificó il suo gesto.
Annuii cercando di non fare caso al suo corpo praticamente tra le mie gambe, continuando a fare quello che stavo facendo.
<< ecco fatto >> esclamai poco dopo e senza pensarci due volte mi alzai andando verso il lavandino.
<< sei brava con le ferite >> continuò dietro di me.
Alzai le spalle asciugandomi le mani.
<< mio fratello era solito fare a botte da piccolo, mia madre lavorava e me ne occupavo io >>
<< hai detto di non avere nessuno a parte lei >>
Mi voltai poggiando la schiena contro il lavabo ed incrociando le braccia al petto.
<< infatti è così >>
V. afferrò il concetto decidendo di sviare il discorso.
<< perché mi cercavi ? >> chiese venendomi incontro.
<< perché non avevo nessun altro con cui stare >> risposi sincera << non saresti stato la mia prima scelta altrimenti >>
<< ah no ? >> esclamò sarcastico uscendo dal bagno ed andando nella stanza da letto.
Entró nella cabina armadio infialandosi una felpa per poi scendere al piano di sotto.
Lo seguì.<< sai suonare ? >> chiesi sfiorando il pianoforte al centro della sala.
<< ovvio >> esclamò.
Alzai gli occhi al cielo per nulla stupita.
Mi guardai attorno.
<< Geremia non c'è ? >>
<< no >>
Andò in cucina, afferrò una bottiglia di Brandi e prese un bicchiere dalla cristalliera.
<< la cosa ti turba ? >> continuò con la sua ironia pungente.
Versó il liquido nel bicchiere sedendosi allo sgabello con i gomiti poggiati sull'isola della cucina.
Bevve un sorso per poi coprirsi il volto tra le mani, ad un certo punto scostò una mano per guardare verso di me non udendo alcuna mia parola.
<< che fai ? >> mi chiese allungando la testa verso il divano.
Incuriosita mi ero inginocchiata per osservare la marea di giochi nel mobile sotto la tv che fuoriusciva dalla parete.
<< posso giocarci ? >> chiesi indicandoli.
Alzó gli occhi al cielo afferrando il suo bicchiere.
<< fa quello che vuoi >>
Sorrisi euforica cliccando il tasto di accensione della Play.
<< tu non ci giochi mai ? >> chiesi sedendomi sul divano.
<< no, faccio di meglio nel tempo libero >>
Corrucciai la fronte.
<< tipo ? >>
Mi pentì subito dopo della mia domanda alzandomi di scatto dal divano.
<< penso tu l'abbia capito >> continuò divertito << di solito le ragazze su quel divano non mi chiedono di giocare alla PlayStation >>
<< sei un idiota >> sbottai ripensando al suo corpo snello e tonico.
Dovevo smetterla!
<< idiota o no ti ricordo che sei venuta tu a casa mia >>
In riposta sbuffai afferrando il joystick e risedendomi con le gambe incrociate sul divano.
<< sembri una bambina, fattelo regalare per il compleanno o magari per Natale >>
Premetti play dopo aver creato il mio avatar, rispondendo alla voce proveniente dalla cucina.
<< il mio compleanno è due giorni prima di Natale, ho sempre ricevuto un unico regalo che non si scostava mai dall'essere una banconota da cinquanta >> alzai le spalle emettendo un suono di divertimento << se tutto andava per il verso giusto >>
Si alzó dallo sgabello venendomi vicino.
<< magari potrebbe darteli il tuo grande amore >>
<< a proposito di Owen >> dissi lasciando il joystick al mio fianco e mettendo il gioco in stand-Bye.
<< è venuta la tua amichetta ieri nella mia stanza a minacciarmi di lasciarti stare altrimenti avrebbe detto ad Owen quello che provo >>
V. si sdraiò con le spalle sul divano afferrando un piccolo telecomando che fece aprire la vetrina scorrevole su di esso, l'avevo già notata la prima sera in quella casa.
<< perché non glielo dici e basta >>
Mi sorprese una sua simile risposta, in realtà mi aspettavo tutt'altro atteggiamento, ma parve non interessarli di quello che gli avevo detto su Amber.
<< sarebbe molto più semplice >> continuò.
Sospirai spegnendo la tv e stendendomi al suo fianco.
Non lo guardai, guardai invece in alto, oltre la vetrata che era appena comparsa.
<< perché è l'unica figura maschile che è rimasta nella mia vita e ho paura che sapendolo e non ricambiando anche lui possa allontanarsi da me >>
<< hai detto di avere un fratello >>
Annuii continuando a non guardarlo ma stranamente le parole mi uscirono senza che io riuscissi a fermarle, in maniera così normale e spontanea, come se fosse un capitolo superato da tempo.
<< Ian, nonché il proprietrio della carta di credito, è mio fratello ed Owen era il suo migliore amico. Non hai potuto capirlo perchè i nostri cognomi sono differenti, lui porta quello di mio padre ed io quello di mia madre visto che è andato via ancor prima che io nascessi, non l'ho mai visto e lui non ha mai visto me. Fin da bambina ho sempre voluto conoscerlo ma poi crescendo ho capito che non ne valeva la pena, lui sapeva dove fossi e se gli fosse importato sarebbe venuto a trovarmi. Con il tempo l'idea di lui è sparita dalla mia testa ma a quanto pare essa non è mai sparita per mio fratello e ne tantomeno Ian è sparito per lui >>
Non mi interruppe, sentivo il suo sguardo su di me ma continuò in ogni caso a rimanere in silenzio.
<< era un pomeriggio di Settembre di due anni fa quando anche Ian è andato via, ricordo che le ultime parole che gli ho detto sono state che era uno stupido imbecille >> dissi con un sorriso << aveva detto che sarebbe uscito con Owen ma in realtà salutó il suo migliore amico chiedendoli di accompagnarlo all'aereoporto, non aveva portato nulla con se, forse per timore che potessimo rendercene conto prima >>
Mi fermai un attimo facendo spazio alla marea di immagini che ofuscarono la mia testa, ma fu solo per qualche secondo prima che la lucidità giungesse.
<< aveva programmato tutto per andare da lui in so quale posto nel mondo, non sapevamo neanche che si tenessero in contatto. Dopo tutto quel tempo ha scelto lui e per me e mia madre nulla, neanche un saluto, solo delle frasi dette ad Owen chiedendogli di riferircele >> mi voltai verso di lui << e qui arriva la carta di credito. Aveva detto ad Owen di dirmi che non gli sarebbero serviti, che aveva lavorato sodo solo per me anche se in realtà non ho mai usato quei soldi, non nego che qualche settimana fa quando ho scoperto che ha contattato Owen e non me chiedendoli addirittura di tenermelo nascosto avevo deciso di pagare questa falsa con quei soldi ma poi ho cambiato idea chiedendo lo stipendio in anticipo. Sono quelli i soldi con il quale ti ho pagato la prima volta >>
<< perché hai cambiato idea ? >> chiese lui interrompendo il silenzio che lo aveva contraddistinto per tutto il discorso.
Scossi la testa guardando nuovamente in alto, non riuscendo a sostenere il suo sguardo su di me.
<< forse perché non voglio avere nulla a che fare con lui dopo tutto questo o semplicemente perché ripenso a tutti i suoi sacrifici >>
<< ed Owen ti è stato accanto in tutto questo tempo ? >>
Annuii accennando un amaro sorriso.
<< ed io ho finito con l'innamorarmene come una stupida >>
<< perché mi stai raccontando tutto ciò ? >> chiese.
Alzai le spalle.
Si era rivelato un ottimo ascoltatore, quando voleva.
<< di solito non racconto queste cose ma tu mi hai fatto sorridere in uno dei miei momenti no >>
A quel punto anche lui distolse lo sguardo, osservando oltre il vetro il cielo scuro.
<< e già da un po' che vado lì >>
Spalancai gli occhi non appena pronunció quelle parole, voltando la testa verso il suo profilo.
<< è iniziato tutto tramite la palestra che frequentavo, ero bravo e così me lo proposero per aumentare le loro rendite, io però non lo faccio per i soldi ma semplicemente perché riesce a farmi stare meglio >>
Esitó un attimo come se non sapesse bene cosa dire o semplicemente non sapesse come dirlo.
<< riesco a sfogare ciò che ho dentro nei momenti no >>
<< tu hai dei momenti no ? >> chiesi ironica, facendoli accennare un sorriso.
<< tutti ne hanno, anche uno come me >>
<< ed oggi era uno di quelli ? >> continuai.
Giró la testa fissandomi dritta negli occhi senza lasciar trapelare alcun tipo di sensazione.
<< lo era >>
La distanza tra i nostri volti sembró svanire a poco a poco senza che distogliesse i suoi occhi dai miei, per un attimo non pensai a nulla ma poi indugiai, non potevo permettermi un'altra figuraccia di quel genere.Mi sollevai di scatto schiarendomi la voce.
Gli diedi le spalle per qualche secondo prima di voltarmi ritrovandomelo ancora steso che mi fissava.
<< non mi freghi questa volta >> esclamai.
Si inumidì il labbro inferiore con la lingua accennando un lieve sorrisetto.
<< giusto >> disse coprendosi il volto con le mani.
<< in ogni caso non penso sia questo il modo giusto per stare meglio >> continuai osservandoli la guancia malandata che sbucava a poco a poco attraverso le mani che fece scendere sul petto.
Con uno scatto sollevó le spalle sedendosi al mio fianco.
<< non ne sarei così sicura, te lo assicuro. Tu sbaglio o vai a correre ? >>
<< vado a correre non pesto la gente, è ben diverso!>>
<< problemi differenti, soluzioni differenti >>
Scese dal divano lasciandomi lì, persa nei miei pensieri.
<< dovrei andare via >> dissi.
<< non volevi giocarci ? >> chiese indicando il joystick abbandonato al mio fianco.
<< si è fatto tardi >>
<< puoi restare qui, c'è il divano >>
Una scia di divertimento gli attraversó il volto.
<< oppure tu puoi stare sul divano ed io sul letto, si chiama galanteria >> attaccai.
Scosse la testa.
<< assolutamente no, ti direi che c'è la stanza degli ospiti ma non ci sono le lenzuola, di solito non si intrattengono a dormire >> continuò con un'alzata del sopracciglio.
Accessi la PlayStation non badando alle sue provocazioni.
Il joystick si illuminò emettendo una vibrazione.<< e quando è stato il momento in cui sei diventata una giocatrice d'azzardo ? >>
Risi non potendo credere alle mie orecchie.
<< devi smetterla con questa faccenda >> sbottai cercando di mantenere un atteggiamento serio.
Afferrò un pacchetto di sigarette dall'isola della cucina al fianco del bicchiere vuoto.
<< sai fin troppo >> continuai.
<< anche tu, posso assicurartelo >> esclamò andando verso la veranda con la sigaretta tra le labbra.
Continuai a guardare il grande schermo difronte a me nascondendo il sorriso che mi era appena spuntato, un sorriso di soddisfazione.
Un fardello della sua corazza era caduto.
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MONEY Tutto ha il suo prezzo
RomanceDopo quella notte di due anni prima il cuore di Kendall non può che battere per Owen Pearce, il suo vicino di casa e quarterback del loro liceo. Il destino sembra andare incontro alla giovane ragazza studiosa e lavoratrice quando tutti i suoi sforz...