Capitolo 16

90 16 11
                                    

"La ricchezza va stimata più di tutte quelle cose che ella può dare e meno di quelle cose che ella non può dare."
(Ugo Foscolo)

La musica si impadronì del mio cervello diventando tutto il mio mondo e facendo da sottofondo a tutti i miei pensieri mentre correvo poco distante il campus.
La lunga coda ondeggiava sulle spalle scoperte così come il mio cellulare nella tasca della felpa termica che mi era scesa sulle braccia.
Il cielo, inizialmente nuvoloso, aveva fatto spazio ad un sole raggiante che mi riscaldava la pelle scoperta più di quanto già non facesse la corsa.
Il cellulare vibrò ed io mi fermai di scatto per afferrarlo, era solo una notifica Instagram.
Non sapevo se avessi sperato di più che si trattasse di un messaggio di Owen, visto quello che era successo tra di noi e vista l'immagine indelebile nella mia mente di lui e Sidney che si baciavano, o se speravo fosse V., visto che non avevo neanche il suo numero di cellulare e tutta quella situazione mi puzzava di marcio e mi innervosiva allo stesso tempo.
Cominciai a camminare riprendendo fiato e sistemandomi le cuffie nelle orecchie, il cellulare squilló ed io premetti il tasto verde, la musica cessò e sentì la voce di Emily.
< dove sei ? > chiese.
< sto tornando al campus per le lezioni, sono andata a fare una corsetta>
< nella maggior parte dei casi tu corri quando hai bisogno di scaricare la tensione, che cosa mi nascondi ? >
Sospirai, quella ragazza mi conosceva alla grande < nulla, a parte il fatto che Owen ha avuto un incontro molto ravvicinato con la cheerleader di cui ti parlai davanti i miei occhi e V. ha accettato il mio compromesso >
< oh mio dio, ci credo che corri > esclamò alibita.
< non so quale tra le due cose sia la peggiore > sbuffai < ma tu perché volevi sapere dove fossi a quest'ora di mattina ? >
Esitó un attimo < Stuart Mcberry è un tuo amico non è così ? >
Trattenni un sorriso < certo >
< ieri sera mi ha contattata su Instagram ma ho visto solo stamane il suo messaggio >
Alzai gli occhi al cielo e lei proseguì < gli hai detto tu il mio nome ? >
Imboccai il viale del campus < io non ne so nulla, ti avrà trovata tramite il mio profilo o glielo avrà detto Owen >
< è possibile > rispose lei < io oggi finisco prima la lezione di Danza, sai ci stiamo preparando per un saggio di inizio anno >
< è fantastico, voglio assolutamente un biglietto > esclamai < ci vediamo quando finisci allora >
< sarebbe fantastico, così approfondiamo meglio questa faccenda > continuò lei.
Feci di si con il capo anche se non poteva vedermi e dopo averla salutata interruppi la telefonata, la musica ricominció nelle cuffie.

Feci una doccia calda e mi sistemai per la lezione.
Scendendo vidi Stuart che stranamente non era in compagnia di Owen e gli andai incontro.
< siamo raggianti stamattina > esclamò lui non appena mi vide.
< penso che qualcuno ci stia provando con la mia amica invece > esclamai ironica arrivando subito al punto, ma la sua risposta non fu quella che mi aspettavo.
< spero non abbia frainteso, in realtà l'ho contatatata per chiederle se sapesse come stavi dopo ieri sera, ho visto la tua espressione mentre abbandonavi la festa ma non volevo sembrarti invadente chiedendotelo di persona >
Rimasi immobile mentre lui continuava a camminare.
Lo guardai con gli occhioni dolci e lui si voltó notando che non gli stavo più accanto.
< che fai? > mi chiese.
< è stato un gesto davvero carino >
Sospiró < semplicemente so cosa si prova >
Anche quella risposta mi lasció di sasso ma dalla sua espressione preferì non chiederli nulla.
< a proposito chi era quel tizio con la Mercedes che è venuto a prenderti l'altra sera ? > continuò accennando un sorriso beffardo.
< un amico > esclamai dandoli una gomitata < e poi non sono affari tuoi >
Rise sistemandosi i capelli.
Notai solo in quel momento la grande somiglianza con sua sorella.
< in realtà era Owen quello curioso >
Un'altra affermazione che mi lasció di stucco ma cercai di nascondere lo stupore.
Lui proseguì < e perché il rampollo Kim era fuori la tua stanza a quell'ora di sera ? >
< anche questo vuole saperlo Owen ? > scherzai.
< no questo penso voglia saperlo tutto il campus >
Mi guardai attorno notando tutte le occhiate al quale fino ad allora non avevo prestato attenzione.
Owen ci raggiunse in quel preciso istante con lo zaino sulle spalle e posando i suoi occhioni chiari su di me.
< ciao > mi sussurrò.
< ciao > risposi sentendo le guance accaldate.
In quell'istante il vocio intorno a noi aumentó ed io divenni paonazza, le mani cominciarono a sudarmi, volevo solo sotterrarmi.
V. , che così non voleva essere chiamato, attraversò il campus con indosso una lunga giacca in pelle firmata Versus come tutto il resto dell'outfit nero, tranne che per le scarpe, scarpe che non pensavo di aver mai visto in giro.
Parlava con un AirPod all'orecchio mentre terminava la sua sigaretta, ma la cosa che più di tutti sorprese non solo me ma sembró affascinare l'intero campus fu che il biondo platino fosse sparito facendo spazio ad un castano scuro quasi nero.
Era riuscito ad avere tutti gli occhi su di se semplicemente cambiando un piccolo dettaglio, a nessuno importava più della mia presenza, anche quando mi passó di fianco lanciandomi un'occhiata ma senza considerarmi minimamente.
Spalancai gli occhi, io ero lì con Owen e lui mi passava di fianco senza neanche accennare ad un saluto.
Stavo per sbottare ma cercai di mantenere un temperamento moderato visto il contesto in cui ci trovavamo.
Strinsi la tracolla della borsa tra le mani e mi incamminai verso lo stabile dove si sarebbe tenuta la mia lezione, il programma dei due per quel giorno era diverso.
Mi sedetti in un posto dietro in un angolo , dove molto probabilmente non mi avrebbe notata nessuno.
Osservai lo schermo nero del cellulare iniziando a picchiettare le dita sul banco, spazientita.
Facevo lo stesso con il piede che non voleva saperne di stare fermo ma cercai in tutti i modi di concentrarmi sulla lezione.

Uscendo trovai Owen fuori la porta della mia aula.
< hai due minuti ? > mi chiese mettendosi di fianco a me mentre uscivamo dal grande stabile affollato.
Lo guardai con il magone allo stomaco, il cuore inizió a battermi all'impazzata mentre mi perdevo nel suo sguardo.
Annuii fermandomi una volta fuori, il vento mi scompiglió i lunghi capelli.
Owen abbassó la testa passandosi una mano tra i chiari capelli rasati.
Quando alzó lo sguardo sembró invece concentrare la sua attenzione alle mie spalle, arricciò la fronte con aria interrogativa quando qualcuno mi afferrò il braccio.
< inizia a camminare > mi sussurrò.
Riconobbi quel profumo ma sopratutto quella voce.
La voglia di strattonare il braccio dalla sua presa era alle stelle, ma dovetti fingere che ciò non mi provocasse un istinto omicida.
< noi stiamo andando via, spero non ti dispiaccia > disse con tono seccato ma allo stesso tempo spavaldo nei confronti di Owen.
Mi attiró verso di lui allontanandomi da Owen che non potette che annuire sconcertato.
Non riuscì a dirli nulla, lo guardai dispiaciuta mentre seguivo l'egocentrico ragazzo verso il parcheggio.
Senza destare sospetti strattonai il braccio camminandoli di fianco.
< non so se hai notato che stavo parlando > sbottai.
< è lui il tizio presumo, sei una stupida > esclamò.
< ma come ti permetti ? >
< e tu con quella faccia da cane bastonato vuoi farti desiderare da lui, non hai speranze > disse scocciato mentre mi apriva la portiera del BMW nero opaco.
Guardai lo sportello sollevarsi e scendere una volta dentro, lui giró attorno facendo lo stesso.
Tutti gli sguardi erano su di noi.
< sono oscurati > esclamò < poi smetterla con quel sorriso palesemente falso, potresti cercare di essere un po' più naturale, so che ti è difficile visto che non penso che qualcuno si sia mai interessato a te, di certo non uno come me >
Gli interni dell'auto erano in pelle ed il cruscotto era completamente digitale con led blu che si illuminavano all' accensione e quando gli sportelli si alzavano.
Non credevo esistesse un'auto così, a parte in tv.
< vuoi smetterla ? > sbraitai.
Mi guardò divertito accendendo i motori.
< e poi dove stiamo andando ? > continuai.
Alzó le spalle < da nessuna parte è ovvio, chi volevi che ti vedesse ti ha vista quindi non c'è motivo che io e te passiamo altro tempo assieme >
< ma io ho lezione > esclamai cercando il mio cellulare nella borsa.
< io no > commentó < non potevo mica aspettare che finissi >
Sospirai più e più volte, dovevo calmarmi.
Lo guardai attentamente notando che stava davvero bene, quel colore riusciva a renderlo più tenebroso del solito ma allo stesso tempo riusciva a valorizzare i suoi lineamenti.
< che guardi ? > mi chiese con la sua solita brutalità uscendo a tutto gas dal campus.
Deglutì distogliendo lo sguardo e sfregandomi le mani sui jeans attillati.
Il cellulare vibró.
< è lui ? > mi chiese quando finalmente riuscì a trovarlo all'interno della borsa.
< si > risposi, era davvero Owen.
Mi afferrò il cellulare dalle mani e lo gettó sul sedile posteriore continuando a prestare attenzione alla strada.
< quel cellulare mi serve > esclamai esausta.
< non sarebbe una grande perdita, sarebbe molto peggio se rispondessi >
< ma mi ha chiesto se potevamo vederci per parlare stasera >
< aspetta un po' e poi digli di no, chi crederebbe che una che sta con uno come me abbia il tempo di rispondere ad uno come lui >
Uno come lui ?
La spalla si spiaccicò sullo schienale a causa della velocità.
Si fermò scendendo dall'auto, guardai dal finestrino capendo solo in quel momento che ci trovavamo davanti l'entrata del grande palazzo in vetro nell'Upper East Side.
Mi allungai con un braccio verso il sedile posteriore afferrando il cellulare.
Si avvicinò al mio finestrino facendomi sussultare < ti sbrighi a scendere o vuoi finire nel garage ? >
Feci come disse, lui lanció le chiavi al fattorino che l'avrebbe sistemata all'interno del garage.
< puoi chiuderla, stasera prenderò la Masserati > disse al ragazzo intento a sedersi al posto del guidatore.
Gli andai vicino < ma quante cavolo di auto hai ? >
Rise entrando all'interno del grande edificio, senza degnarmi della minima attenzione.
< che fai ? > mi chiese quando notó che gli stavo dietro.
Lo guardai di traverso < scusami ma io ora che faccio ? >
< aspetta un po' e poi ritornatene al campus >
Feci cadere le braccia lungo i fianchi e lui proseguì < vuoi per caso dei soldi per il taxi ? >
Alzai lo sguardo in cima al grande palazzo < potresti darmi almeno il tuo numero vorrei avere un modo per contattarti, se non ti reca disagio si intende > dissi ironica accennandoli un finto sorrisetto.
Il display del mio cellulare si illuminò più e più volte di seguito e lui sembró notarlo.
Owen mi mandó una sfilza di messaggi, forse a causa della mia indifferenza.
V. mi guardò con aria soddisfatta venendomi vicino < tieni a freno la lingua ed impara ad ascoltarmi >.

MONEY Tutto ha il suo prezzo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora