Capotolo 7

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'Esiste un particolare piacere nel coraggio che sa collocarsi al di sopra della ricchezza. Disprezzare il denaro equivale in effetti a detronizzare un re. Ci si prova un bel gusto.'
(Nicolas de Chamfort)

Nella mia testa rimbombavano le parole di un celebre scrittore ed aforisma francese di fine Settecento che riuscì a rappresentare alla perfezione ciò che provavo, si era una bella sensazione.
I miei pensieri furono però interrotti bruscamente.
Uscì velocemente dal bagno stringendo l'accappatoio in vita.
< arrivo > esclamai andando verso la porta.
Paige bussó energicamente e ripetutamente sul legno della porta della mia stanza.
Misi il cappuccio in testa per asciugarmi i capelli bagnati.
< tu devi raccontarmi tutto, è vero quello che si dice ? > entró facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli mossi.
La guardai dubbiosa chiudendo la porta.
< buongiorno anche a te > esclamai alzando gli occhi al cielo ed andandole vicina.
Paige sbloccó il suo cellulare iniziando a cercare qualcosa.
< penso tu debba essere un po' più precisa >
Lei continuó a smanettare sul display fino a quando la sua espressione di botto cambió < parlo di questo >.
Allungó il braccio verso il mio viso continuando a stare seduta sul letto ancora sfatto.
Qualcuno aveva fotografo me al bancone con l'egocentrico Aaron V. Kim.
Spalancai gli occhi afferrando il cellulare < chi te l'ha inviata questa ? >
< il punto non è questo, ormai questa foto ce l'hanno tutti. Non si sa neanche da chi è partita >
< perché tutti> feci delle virgole con le dita < hanno una mia foto ed io no >
Sorrise < te l'ho fatta vedere io > allontanò il cellulare ricominciando a muovere velocemente le dita sul display < se non ricordo male c'è anche un video >
Il mio stomaco si intorciglió < un che ? >
Le sfilai il cellulare dalle mani e lo gettai al suo fianco sul letto.
Rimase immobile mantenendo la stessa posizione di quando aveva il cellulare tra le mani.
Mi guardò con i suoi occhioni verdi ed io non potetti che sbuffare poggiandomi all'armadio dietro di me.
< quel locale è frequentatissimo da ragazzi dei college di tutta New York e non c'è ne uno di questi che non conosca Aaron V. Kim. Tu con la tua aria da innocentina ti presenti in uno dei luoghi dove lui comanda e non curante della gente che vi circonda gli fai la ramanzina > si alzó venendomi incontro < e ti aspetti anche che nessuno dica nulla ? >
Scosse la testa mentre la guardavo come un ebete con l'accappatoio sulla testa.
< la gente gli porta rispetto di solito > proseguì.
Mi allontanai < di solito io non porto rispetto a chi non me ne porta. Quello lì e solo uno snob a cui hanno dato la corona >
Mi afferró per un braccio < lui è nato con la corona e di certo non permetterà che qualcuno scalfisca il suo onore, figurati una ragazzina di paese >
Strattonai il suo braccio < non mi interessa e poi come ha anche detto lui con la sua boccuccia, si è già dimenticato il mio volto >
Paige alzó le spalle < come vuoi, cercavo solo di avvisarti >
Mi staccai dall'armadio per poter sistemare il letto.
< so badare a me stessa, l'ho sempre fatto >
Paige andó dall'altro lato del letto aiutandomi a sistemare il lenzuolo < a proposito che ci facevi li ? >
Inserì la coperta sotto il materasso < avevo letto che cercavano personale, ma ora non mi sembra più il caso > accennai un sorriso che lei ricambió divertita.
< stai cercando un lavoretto ? >
Annuii.
< alla caffetteria del campus so che cercano qualcuno, magari potresti farci un salto >
< vieni con me ? > le chiesi.
Paige sistemó l'ultimo lembo della coperta raccogliendosi i capelli in una coda disordinata < colazione con Amber ed Hailey , ti direi di unirti a noi ma visti i tuoi precedenti.. >
< ed i nuovi scoop > continuai.
< non penso sia il caso di attraversare il campo minato di Amber. Avrà un verme per capello, gli ronza attorno come un radar da un anno, da quando è arrivata alla Columbia, ma lui non se l'è mai filata >
Andai verso l'armadio, era sabato mattina e non c'erano lezioni e così decisi di fare una corsetta per liberare la mente.
Owen non mi aveva cercata, sperai che fosse andato tutto bene la sera prima ma non avevo alcuna intenzione di contattarlo.
< brutta storia > esclamai estraendo il mio top sportivo dall'armadio.
< la cosa peggiore è che lei si ostina nonostante i rifiuti, a volte anche parecchio pesanti > alzó le spalle fissandomi il petto < gran bel davanzale, piccolo ma promettente > esclamò.
La guardai sbigottita mentre si avvicinava alla porta.
Mi fece un occhiolino salutandomi con un cenno del capo ed andando via.

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