Capitolo 23

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"Vivere nella povertà senza nessun risentimento, ecco ciò che è difficile; al confronto, essere ricchi senza arroganza non costa niente."
(Confucio)

Vidi l'acqua, inspirai il profumo del mare che entrava dallo spiffero del finestrino ed udii il fruscio del vento trasportare le onde che si infrangevano contro qualcosa di molto grande e luminoso, lo yacht .
Non credevo che ne avrei mai visto uno così da vicino e ne tantomeno che ci sarei mai salita.
V. si fermò per far, come al solito, parcheggiare la Porsche da chi di competenza.
L'uomo in uniforme mi aprì lo sportello per farmi scendere mentre V. raggiungeva il mio fianco, alzai lo sguardo verso di lui, percepì le mani tremare ed il cuore accelerare, non eravamo ancora entrati e già mi sentivo così inopportuna e fuori luogo, come se la gente solo guardandomi potesse capire che fossi una povera ragazza in degli abiti costosi e mi avrebbe derisa per questo.
<< eravamo due poveri in una Porsche >> dissi scegliendo l'ironia come valvola di sfogo.
Non mi guardò ma utilizzó comunque la sua lingua tagliente << non penso sia il mio caso >>
Scossi la testa <<ti ricordo che percepisci uno stipendio settimanale da me >>
Accennó un sorriso come se fosse davvero divertito dalla mia affermazione << ma siamo comunque i più attesi stasera, due poveri su uno yacht >>.

Gli stetti il più vicina possibile, sia per evitare di cadere spezzandomi una caviglia, sia perché Dayane mi aveva raccomandato di farlo ed il che oltre ad incuriosirmi mi spaventava.
C'era un tappeto nero che conduceva i presenti verso la scaletta che portava all'interno del 'mostro galleggiante'.
Lasciammo le giacche ad una ragazza adetta prima di entrare nel grande salone diretti poi nella parte posteriore, coperta solo da un soffitto in vetro che pareva chiudersi ed aprirsi a proprio piacimento, intorno a noi solo una ringhiera in acciaio ed il mare oscuro.
Il tutto era allestito nel migliore dei modi, scrutai anche quattro uomini ben vestiti seduti ad un tavolo circolare.
Ricordavo di aver visto un tavolo da gioco anche nel locale di Noah, a quanto pareva i ricchi amavano giocare d'azzardo, tutelati dalla legge.

V. poggió la sua mano sulla mia bassa schiena, la sua mano calda sul mio corpo freddo mi diede i brividi provocandomi una sensazione nel basso ventre a cui preferì non fare caso.
Tutti gli occhi erano posati su di noi.
<< perché ci guardano ? >> gli bisbigliai standoli praticamente incollata.
Lui sembrava gestire quegli sguardi come se fossero la cosa più normale della sua vita, come se non desiderasse altro.
<< perché la maggior parte dei presenti ha quello che ha grazie al Gruppo Finanziario Kim >>
<< praticamente gestite le finanze di tutti >> dissi nonostante non fossi esperta in materia.
Alzó un sopracciglio << in un certo senso è così >>.

Un uomo, che capi successivamente essere il proprietario del concentrato di design e tecnologia sul quale eravamo, si avvicinò a noi non appena vide il giovane ereditiere entrare sotto gli occhi stupiti dei presenti.
I due iniziarono a parlare, il problema di fondo però fu che io non riuscì a capirci nulla, fui in grado solo di accennare un sorriso incerto quando mi strinse la mano.
L'uomo dalla carnagione olivastra venne fiancheggiato da suo figlio che fortunatamente preferì parlare in una lingua compresibile anche alla plebe come me.
V. con un'espressione da pazzo snob, non si sforzó in alcun modo di mascherare il fatto che non vedesse l'ora che i due tizi, che tanto lo stavano elogiando per aver accettato il loro invito, sparissero dalla sua visuale.
I due però, come accennato da Dayane, nonostante le occhiate non fecero alcun riferiamo a me e a chi fossi.
Il cameriere si avvicinò con un vassoio sul quale erano poggiati bicchieri di champagne, V. colse l'occasione per prenderne uno ed allontanarsi spingendomi con se con la sua mano sul mio fondoschiena.
Dannazione!
<< che stavate dicendo prima ? >> chiesi imbarazzata mentre osservavo gli uomini al tavolo da gioco.
<< abituatici, parlo quattro lingue e ne mastico altre tre. I nostri finanziatori sono sparsi in tutto il mondo >>
La cosa non mi sorprese minimamente.
Mi schiarì la voce << e prima che lingua era ? >>
<< è di Shangai quindi.. >>
Mi lanció un'occhiata.
<< cinese >> esclamai continuando la frase che aveva interrotto di proposito.

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