Capitolo 4

144 25 6
                                    

'"La ricchezza dei poveri è rappresentata dai loro figli, quella dei ricchi dai loro genitori."
(Massimo Troisi)

' Questo momento non significa essere giunti ad un traguardo ma che solo ora inizia la nostra corsa, la nostra scalata verso ciò che realmente vogliamo essere nella vita. Questo momento non segna l'inizio dell'essere adulti ma ci apre le porte ad un nuovo inizio dove sbaglieremo, urleremo, rincorreremo gente e sogni, faremo baldoria e conosceremo realtà nuove. Non abbiate paura di sbagliare, non abbiate paura di lottare, non pensiate mai ,neanche solo per un secondo di essere meno di qualcuno, non pensiate mai di non meritare quello che volete, non permettete a nessuno di schiacciarvi, questa è l'età dove cadremo per rialzarci sempre a testa alta. Il liceo rimarrà sempre nei nostri cuori ma il college sarà una gran figata '

Le parole di Emily durante il discorso del diploma mi rimbombavano nella mente, quelle parole che avevano ricevuto applausi da ogni lato e che avevano ricevuto una mia piccola revisione prima del gran giorno in cui tutti sfoggiavamo il tanto atteso cappello blu.
Scacciai quelle parole dalla mia testa e sbirciai verso la finestra di Owen, le persiane erano chiuse.
Le valigie giacevano pronte accanto la porta della mia stanza , osservai il mio armadio vuoto e diedi un'ultima frugata nella scrivania dove ci trovai la foto che da anni avevo conservato nel mio armadietto accanto lo specchio. Rappresentava volti sorridenti che ormai non erano più così vicini come in quel giorno. Quella foto, forse ero l'unica a ricordarsela, forse non mi sarebbe più servita.
Richiusi il cassetto in legno certa di aver preso tutto l'occorrente tra cui il mio amato quaderno dalla copertina viola.
La notte che anticipava il gran giorno avevo osservato le stelle sul soffitto senza chiudere occhio, sognando ciò che mi aspettava e che ancora ignoravo.
Suonarono alla porta ed io sobbalzai ancora una volta persa nei miei pensieri.
Dovevano essere loro.
Owen assieme a suo padre mi aspettavano giù per le scale, lui mi venne incontro per aiutarmi con le valigie.
< grazie > gli dissi quando venne al mio fianco e afferrò entrambe le valigie senza il minimo sforzo.
Con il mio sguardo da ebete come faceva a non rendersene conto!
I due portarono le valige in auto ed io mi concessi qualche minuto per salutare mia madre che cercava in tutti i modi di nascondere le lacrime nonostante la contentezza.
< New York è vicina, verrò non appena possibile >
Fece di si con il capo cercando una sigaretta nella tasca dei jeans.
Notai al suo polso un nuovo bracciale.
< verrò anch'io appena avrò un giorno libero a lavoro >
Le accarezzai la spalla < mi raccomando a te, non voglio un nuovo patrigno al mio ritorno >
Non fece caso alle mie parole mentre si accendeva la sigaretta < ti meriti un bel patrigno >
< e tu un uomo che ti ami >
Owen si avvicinò alla porta < mi dispiace interrompervi ma è ora di andare >
Lasciai la sua mano e andai incontro al ragazzo dalla maglia nera che segnava ogni minimo muscolo del suo corpo abbronzato.
Non appena varcai la soglia di quella porta inspirai l'aria che diventava a poco a poco più fresca.
Quell'estate era giunta al termine, Emily era partita pochi giorni prima alla ricerca di un'accademia al quale iscriversi così da continuare con la danza anche a New York, quello invece era il nostro gran giorno.

Il padre di Owen si fermò nel parcheggio del campus, oltre non poteva andare.
Afferrai le mie valige che mi furono gentilmente passate da quest'ultimo.
Owen mi indirizzó un sorriso che non potetti non ricambiare con innocente sincerità.
Le rotelle sull'asfalto facevano un chiasso infernale, centinai di ragazzi camminavano alla ricerca del punto indicato sulle loro mappe.
Auto di lusso e addirittura Mercedes dai vetri oscurati guidate da autisti in abito nero affollavano il grande parcheggio adiacente l'immenso verde.
Owen salutó suo padre prima di afferrare la cartina per capire dove fossero i dormitori maschili e quelli femminili.
Con due valige la situazione era al quanto complicata così nella disperata ricerca di quel pezzo di carta nella tasca dei jeans blu attillati feci cadere un trolley per terrà proprio difronte la grande scalinata in pietra.
< scusami tanto > la valigia aveva ostacolato qualcuno intento a camminare nella mia direzione.
Mi abbassai per raccogliere la valigia e notai un paio di scarpe marcate off-White ferme accanto ad essa.
Alzai lo sguardo continuando a restare in quella stessa posizione al quanto ambigua.
Deglutì mentre venivo trafitta da quegli occhi che vantavano uno sguardo che riusciva a mettere i brividi, che ti trafiggeva le ossa.
Il volto del ragazzo dai capelli biondi tinti non lasciava trapelare alcun tipo di emozione se non l'indifferenza totale per la mia presenza ed il mio essere.
Dopo avermi fissata senza dire neanche una minima parola mi superó passando al mio fianco.
Decisi solo a quel punto di alzarmi, mi voltai nella direzione in cui il ragazzo proseguiva avvolta da quell'inebriante profumo che si lasciava dietro.
< tutto ok ? > mi chiese Owen < sono riuscito a trovare i dormitori >
Annuii afferrando la valigia dal pavimento.
Una ragazza anch'essa senza neanche una valigia tra le mani, proprio come il ragazzo che indossava un outfit da centinai di dollari, mi guardò passandomi di fianco < sta più attenta la prossima volta >
Rimasi impietrita non avendo modo di controbattere.
< quella che voleva ? >
Alzai le spalle e spalancai gli occhi < non chiedermelo >
Sentì lo sguardo di molti puntato su di me, lo sguardo di gran parte dei presenti vacillava da me a quel ragazzo.
< avanti andiamo > Owen afferrò il mio trolley senza rendersi conto di quello che avevo appena notato, continuava però a guardare con la coda dell'occhio la bella ragazza dai corti capelli mossi biondi e gli occhi blu che sculettava lontana avvolta dal suo vestitino rosa.
Una volta nella mia stanza notai che il posto al mio fianco fosse ancora vuoto, anche se la lettera di iscrizione mi parlava di una coinquilina.
Scelsi il letto affianco alla finestra e subito aprì la tenda per ammirarvi il paesaggio.
Mi sedetti sul letto, le pareti erano color tortora, gli schienali del letto in ferro battuto, il pavimento e le porte in legno così come il grande armadio a quattro ante dove iniziai a sistemare la mia roba.
Notai due piccole librerie al fianco dei due letti poco sopra i comodini, al loro interno erano posizionati alcuni libri, gli stessi per entrambi.
Mi avvicinai per capirne i titoli ed i generi. Alcuni gli conoscevo altri mi erano del tutto sconosciuti ma attirarono comunque la mia attenzione da lettrice incallita.
Al suo interno ci avrei posizionato anche i libri che avevo portato con me.
Il mio cellulare squillò ,era una videochiamata di Emily che mi mostrava la sua stanza.
< com'è lì? > le chiesi sedendomi sulla sedia della scrivania sul quale avevo posizionato il mio portatile.
< qui è stupendo, devi assolutamente venirci, voglio presentarti alcune persone che ho conosciuto >
Iniziai a giocherellare con i pulsanti del computer spento  < e per l'accademia ? >
Alzó le spalle < inizio il prossimo mese, voglio prima mettermi al passo con le lezioni >
Inclinó il capo < e tu invece hai conosciuto qualcuno ? >
Feci finta di pensarci < sono appena arrivata e la stanza è ancora vuota > arricciai la fronte < anzi qualcuno l'ho incontrato >
< chi ? > chiese euforica
< ho incontrato già i primi snob , tra cui un arrogante asiatico dagli orribili capelli biondi >
L'espressione di Emily cambió in un baleno < wow, ma tu hai capito chi è quello lì ? >
Il mio cellulare inzió a vibrare, avevo una telefonata sull'altra linea < ne riparleremo un'altra volta, ora non posso. Un bacio >
La salutai interrompendo la telefonata.
Sull'altra linea Owen mi chiese di andare con lui a visitare quello che era il campo da football, campo dove si erano contraddistinti innumerevoli esponenti dello sport, sapevo che quello fosse un ottimo biglietto da visita per lui .

Mi sistemai i capelli e misi un po' di mascara così da essere un po' più presentabile.
Lo raggiunsi fuori il suo dormitorio a pochi metri dal mio, attraversando un grande viale alberato con panchine in marmo.
Owen arrivó con un ragazzo alto ed esile dai capelli castani che indossava la maglia originale del college.
Sembrava un ragazzo al quanto normale fino a quando non mi strinse la mano e potetti notare il Rolex placcato in oro che portava al polso.
< lui è Stuart Mcberry, il mio compagno di stanza >
Il ragazzo dai tratti gentili mi salutó calorosamente mostrandosi subito cordiale.
< voi due state insieme ? > chiese all'improvviso.
Scossi la testa e le mani mentre Owen in modo molto più pacato rispose semplicemente di no.
< siamo solo amici > continuai.
< e vicini > proseguì Owen.
Stuart annuii soddisfatto di quella risposta mostrandoci la strada per arrivare al campo.
Una volta li Owen si avvicinò ad alcuni esponenti della squadra mostrando loro i suoi moduli di iscrizione per entrarne a farne parte.
Il coach gli strinse la mano e gli mostró il campo, presentandoli alcuni dei ragazzi in divisa.
Io sedevo alla panchina, al mio fianco Stuart si accese una sigaretta < tu sei al primo anno ? > gli chiesi.
< si, ma in realtà già conosco questo posto perché mia sorella frequenta qui il secondo anno >
< se tu sei qui presumo che deve essersi trovata abbastanza bene >
Annuii creando una nuvola di fumo davanti il suo volto.
Owen proseguiva il suo giro attorno il grande campo avvolto da spalti deserti.
< ha un piano di studi esemplare, così come le feste delle confraternite >
< non so se mi interessano le feste> commentai.
Mi guardò divertito < eppure qualcosa mi dice che ci andrai, poi qui attorno ci sono così tanti locali alla moda. È uno dei quartieri più elitari della zona >
< l'ho notato > esclamai alzando un sopracciglio < ho avuto il piacere di vederne alcuni >
Indicai con lo sguardo l'orologio che portava al polso.
< cosa questo ? > rise < non posso lamentarmi, mio padre è un medio imprenditore che ha fatto fortuna con due piccoli hotel >
< una catenina > esclamai sarcastica.
Annuii ridendo < si la possiamo definire così > Allungó le gambe incrociando le caviglie < ma i grandi di questo college non penso tu gli abbia ancora incontrati >
< vivono qui ? >
Mi guardò come se la mia domanda non avesse alcun senso < certo che no, hanno dei loro appartamenti con tutti i confort, si dice che il rampollo del gruppo Kim abbia un intero attico tutto per se e arriva qui tutte le mattine con la sua immacolata Bmw I8 nera > rise < non ti sarà difficile riconoscerlo >
< non sono esperta di auto > lo interruppi sistemandomi la cirniera delle Dr. Martens.
< ti assicuro che quella la riconoscerai >
Owen ci interruppe.
< allora come è andata ? > gli chiesi alzandomi.
Annuii soddisfatto < domani mi vedono giocare >
Si guardò attorno e Stuart proseguì < allora domani sera festeggiamo nel caso tu venga preso >
< certo che verrà preso > esclamai.
Il ragazzo alzó le mani in segno di difesa < allora confermato per domani, vi presento mia sorella così può consigliarci qualche bel posticino dove possiamo bere qualcosa >
Restai in silenzio mentre Owen accettava l'invito. Forse era una buona idea, dovevo lasciarmi andare e avevo anche bisogno di trovare un posto dove poter lavorare, non dovevo dimenticare che mi occorrevano anche i soldi per poter vivere quel sogno.

MONEY Tutto ha il suo prezzo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora