Capitolo 5

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SIDNEY

La corsa in ospedale è stata pazzesca!

Pazzesca non in senso negativo. Anzi.

Dopo che Hope ha sbattuto la testolina sul tavolo di vetro, mi sono spaventata. Ho spinto Tiffany per allontanarla dalla bestiolina e mi sono precipitata al suo capezzale.

Hope piangeva e dalla sua fronte usciva del sangue. Alla vista del liquido ho creduto di svenire ed ho compreso, per la prima volta in vita mia, cosa voglia dire preoccuparsi per un figlio. Non che consideri Hope mia figlia, ma vederla in quello stato, ha smosso qualcosa dentro di me.

L'ho afferrata subito, stando attenta a non sbatterla troppo, ed ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente. Ho chiamato un taxi.

Quando il taxi é arrivato, (il tassista è stato molto veloce), mi ci sono catapultata dentro ed ho urlato al pover uomo seduto al volante di guidare verso l'ospedale più vicino.

Si è voltato. Ha guardato la mia faccia terrorizzata. Ha guardato Hope piangente tra le mie braccia. È partito sgommando a tutta velocità.

Ha guidato come un matto e per un attimo mi è sembrato di essere sulla scena di Fast and Furious.

Dopo nemmeno dieci minuti eravamo già in ospedale. Una volta entrata nel pronto soccorso non ho dovuto fare molto. È bastato essere semplicemente me stessa. Ciò vale a dire che mi sono fatta prendere dal panico, ho iniziato ad urlare ed importunare qualche infermiere, ma alla fine ci sono riuscita.

Un'infermiera ha avuto pietà di me. Mi ha condotta in una stanza, ha fatto stendere Hope sul lettino ed è corsa a chiamare i dottori.

Solo in quel momento, mentre i medici facevano il loro lavoro mi è venuto in mente dell'assicurazione sanitaria.

Non sapevo se Hope ne avesse una. Travis é un buon padre. Tutti i padri che tengono ai figli si preoccupano per l'assicurazione sanitaria. Speravo che Hope ne avesse una. Doveva per forza avercela.

Comunque per evitare di spaventare il mio datore di lavoro, dopo aver parlato con i dottori delle condizioni di Hope e dopo aver parlato con l'infermiera dell'assicurazione sanitaria e averle lasciato il numero di Travis, ho afferrato la bestiolina e le ho proposto di andare a prendere un gelato. Ha accettato.

Ad Hope, però, sembrava non bastare, per cui, dopo una serie di pianti isterici e sbattimenti vari sono arrivata alla conclusione che dovevo darle ciò che voleva. Dopo un altro giro in Taxi, questa volta più calmo e tranquillo del primo, eccoci sedute nella sala d'attesa della sede dell'FBI.

La donna alla reception, per niente felice di vederci lì, ci ha subito fatte accomodare. Dovevamo aspettare. A quanto pare Travis e la sua squadra non erano in sede.

Fortunatamente, nonostante questo piccolo intoppo, Hope si è magicamente tranquillizzata. Le ho dato il mio telefono e le ho concesso di guardare quei programmi interattivi per bambini.

Non mi piaceva viziarla, ma per oggi ne aveva decisamente passate troppe.

Mentre aspettavamo, pensavo. Anche troppo.
Speravo davvero che Travis non mi riducesse in poltiglia. Hope si era procurata un taglio sulla fronte abbastanza profondo da essere ricucito con due punti. Ma non avevo potuto farci niente. D'altronde non ero nemmeno io la cattiva della storia.

<Piccola Hope. Che ci fai qui?> Al suono di quelle parole Hope lascia il telefono sulla sedia e corre verso un uomo. Un bellissimo uomo.

Alto. Muscoloso. Sulla trentina. Con dei capelli ed una barba color nocciola curati al massimo.

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