Capitolo 16

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SIDNEY

Guardo Alan aiutare suo cognato a posizionare tutti i bagagli in auto e reprimo un singulto. Sento un dolore sordo al petto. La sensazione diventa sempre più opprimente e mi impedisce di guardare ai lati positivi della loro partenza.

Saranno al sicuro. Mi ripeto. Ma sembra non servire.

Vederle andare via, anche se per poco tempo, mi mette tanta tristezza. Le mie giornate qui a New York sono piene solo grazie a loro. Passo la maggior parte del mio tempo a casa di Abigail con le bambine e con Kimberly. Occupano tutto il mio tempo.

Adesso non so proprio cosa fare. Forse sarà ora che mi cerchi un lavoro vero. Hope va via con Abigail per cui non posso più farle da babysitter. La mia unica entrata economica si è dissolta nel nulla.

Abigail ha provato a parlarmi e dirmi che suo fratello è disponibile a pagarmi lo stesso, ma ovviamente ho rifiutato. "Non ti abbiamo dato alcun preavviso per far si che potessi cercarti un altro lavoro". E' stata questa la giustificazione di Abigail alla proposta. So che non è così. Gli farò sicuramente pena.

Sospiro pesantemente mentre vedo la mia migliore amica piangere tra le braccia di Alan. Non vuole lasciarlo. Non un'altra volta. Ho letto il tormento nei suoi occhi mentre preparava la valigia per partire. Un tormento che è diventato sempre più grande quando ha iniziato ad implorare Alan di andare con lei e lui ha rifiutato.

So a cosa sta pensando Abigail. E' la stessa cosa a cui pensavo io prima di rimettere piede qui a New York. Sarà diverso? Sarà tutto come prima? Mi sembrerà di essere tornata a quei momenti?

Per lo stesso motivo, ho deciso di non partire. Alan ha cercato in tutti i modi di convincermi, ma non c'è stato verso. Tornare a San Francisco è fuori discussione, almeno non adesso che ho ritrovato il coraggio di essere di nuovo qui.

<<Sei sicura di non voler venire?>> Tira su col naso e prende le mie mani per stringerle tra le sue.

Non l'ho sentita nemmeno arrivare talmente che ero persa nei miei pensieri.

Annuisco solamente, rafforzando la presa sulle sue mani.

<<Sono sicura che se mettessi di nuovo piede a San Francisco non riuscirei più a lasciarla.>>

Ho lasciato New York molto tempo fa perché la vita non era stata tanto gentile con me. Sono partita senza niente in tasca e con un peso sul petto, ma non mi sono mi voltata dietro. Nemmeno una dannata volta. Non potevo!

San Francisco è stata la mia rinascita. Mi ha insegnato a vivere e ad essere la donna che sono. Tornare a New York, invece, è stata la mia rivincita. La prova del nove. Ho dimostrato a me stessa di potercela fare sempre, ma conosco i miei limiti. E so che non sarei capace di affrontare tutto di nuovo.

<<Ti voglio bene Sid. E quando sarai pronta a parlare, io sarò qui pronta ad ascoltarti e aiutarti senza alcun tipo di pregiudizioso. Sei mia sorella Sid. Non lo dimenticare.>> Questa volta le lacrime che cercava di trattenere cadono sulle sue guance tracciando un percorso immaginario.

Abbiamo parlato tanto durante il mio periodo di convalescenza. Ero adirata e triste. Avevo bisogno di qualcuno con cui parlare dei miei sentimenti, della mia vita, e lei era lì. Ho iniziato a raccontare cose di me che nessuno sa e le è bastato un attimo per capire che ci sono troppi segreti che mi porto dentro.

Non mi ha fatto pressioni. Ha asciugato le mie lacrime ed ha aspettato che fossi pronta a parlare. Quando si è accorta che in realtà non avevo ancora alcuna intenzione di farlo, ha tirato un forte sospiro ed ha iniziato a comportarsi come sempre.

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