Capitolo 21

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TRAVIS

<<Sei sicuro che questo indirizzo sia quello giusto. Non sembra esserci nessuno in casa.>>

Parcheggio la macchina lungo il marciapiede e spengo velocemente il motore.

Mi guardo intorno cercando di scorgere qualsiasi movimento.

La casetta, davanti alla quale stiamo sostando, sembra disabitata. La pittura, che una volta era bianca, in alcuni punti è gialla, scambiata dal sole. Alcune pareti sono scrostate e qualche tegola non è nella posizione in cui dovrebbe stare.

Il giardino, di medie dimensioni, è spoglio. Ci sono alcune piante secche qui e lì, ma niente di più.

Non c'è nemmeno la cassetta della posta.

Il marciapiede è rotto in alcuni punti, come se qualche macchina ci avesse sbattuto violentemente contro con il paraurti posteriore.

Le scale di legno, che conducono all'ingresso, sono lerce. Il cancello di ferro è pieno di ruggine, in alcuni punti le corrosioni sono state talmente tante che mancano dei pezzi.

<<L'ultimo indirizzo dichiarato  è questo.>> Josh posa la cartella su sedile e scende dall'auto.

Mi ritrovo a fare lo stesso e proprio quando sbatto la portiera per chiuderla, un cane inizia ad abbaiare rabbioso.

Ci avviciniamo al citofono, ma non resto meravigliato quando noto dei cavi elettrici tagliati uscire a penzoloni dal buco dove prima doveva essere posizionata la scatola Metallica.

<<Cercate qualcuno?>> Un uomo dall'aspetto trasandato si avvicina zoppicando.

<<La signorina Mongomeri abita qui?>> Josh chiede all'uomo mentre io continuo a guardarmi intorno.

Nella casa di fronte, una vecchina se ne sta nascosta dietro la tenda, leggermente scostata, a guardarci.

Sono tentato di salutarla, ma scuoto il capo e reprimo l'idea. Aspetterò. Ma non dimenticherò.

La vecchina potrebbe tornarci utile.

<<Si. Quella cara ragazza. Mi aiuta sempre con le buste della spesa.>> Il colpo di tosse che esce dalla sue labbra è talmente forte, che alcuni piccioni sul ciglio della strada volano via, spaventati dal rumore.

Quest'uomo deve essere un gran fumatore. Lo posso dire per certo. Quando ero ancora un novellino, per un periodo di tempo, sono stato affidato alla guida dell'agente Pulaski. Un uomo rozzo e puzzolente, che tra i tanti difetti aveva proprio quello del fumo.

Fumava talmente tanto che l'auto di pattuglia assomigliava sempre ad una ciminiera piuttosto che ad un auto della polizia.

<<È uscita stamattina presto, dovrebbe tornare a momenti. Lavora tutto il giorno in un mini market sulla strada. È sempre pallida e magra magra.>> La gola gli raschia.

Fa un altro colpo di tosse e dopo averci salutato  sbrigativamente un'ultima volta si allontana continuando a tossire.

<<Non possiamo fare altro che aspettare.>> Josh apre alla svelta il cancello ed entra nel piccolo giardino privo di vita.

<<Tanto vale provare a bussare.>> Metto un piede sul primo gradino, commettendo però uno sbaglio perché l'asse di legno non regge il mio peso e si rompe a metà sotto di esso.

Dall'interno della casa si sente un forte rumore e poi un ringhiare violento.

Deve esserci un cane dietro la porta e non deve avere per nulla intenzioni amichevoli.

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