Capitolo 15

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TRAVIS

Un'altra donna morta.

Un'altra vita spezzata.

Un'altra famiglia distrutta.

Guardo per l'ultima volta il volto inespressivo della donna riverso a terra. Cerco di imprimere il più possibile i suoi lineamenti nella mia mente e l'aggiungo alla lista delle altre vittime che bramano vendetta.

<<Grazie.>> Il medico legale risponde con un cenno del capo, e si affretta a coprire il corpo privo di vita con il lenzuolo bianco.

Mi alzo e mi guardo intorno.

C'è troppo trambusto.

Dei curiosi vengono allontanati in malo modo dalla scena del crimine da alcuni agenti in divisa. I giornalisti sgomitano per poter parlare con alcuni di noi e cogliere informazioni da sbattere in prima pagina. I cani del vicinato abbaiano adirati dalla troppa confusione. Qualcuno suona il clacson. Parte della strada è bloccata dalle persone ammassate, che cercano di capire cosa sia successo.

Eppure, nonostante ci sia troppa confusione, la vedo. E' a piedi scalzi. Indossa una giacca lurida di qualche taglia più grande di un marrone lercio, che copre un vestito completamente bianco e sporco. I capelli neri e lunghi le ricadono sparpagliarti sul viso, ma non mi impediscono di vedere le labbra, talmente rosse da sembrare sporche di sangue.

Prima che possa rendermene conto, sto già avanzando verso di lei, fregandomene di alcuni colleghi in divisa che mi chiamano.

Si guarda intorno solo un attimo. Riporta lo sguardo su di me e mi fissa con aria di sfida.

Accelero il passo. Raggiungo il nastro della polizia, che delimita l'aria e lo sorpasso. Distrattamente sbatto contro un giornalista, che a causa dello scontro lascia cadere a terra il telefonino col quale registrava. Impreca contro di me. Mi volto per scusarmi, solo un attimo, e lei non c'è già più.

Mi guardo intorno, ma i miei occhi non riescono a trovarla. Sparita nel nulla.

Sorpasso di nuovo il nastro e mi avvicino a Josh.

<<Amico questa volta ti stupirai. Alcuni residenti hanno lasciato delle dichiarazioni agli agenti.>> Non lo faccio nemmeno terminare, che alzo gli occhi al cielo.

Il nostro serial killer colpisce sempre in arie residenziali. Centinaia di casette. Sicurezza privata. Parco giochi per bambini. Tante persone e nessuno vede o sente mai niente. Leggere le dichiarazioni, studiarle, confrontarle ci fa sempre perdere tempo prezioso, che potremmo utilizzare per fare qualcosa di più utile.

<<Fammi finire. Questa volta potrebbe non essere un buco nell'acqua.>> Legge qualcosa dal suo blocchetto di appunti mentre giocherella con la penna.

<< Molti residenti giurano di aver visto nella giornata di ieri un uomo aggirarsi in maniera sospettosa intorno al parco giochi. Una donna ha chiamato la sicurezza. Credeva che il tizio fosse interessato ai bambini. Quando la sicurezza è arrivata, era già sparito nel nulla.>>

<<Abbiamo una descrizione?>>

Mi guardo intorno sperando di rivederla. La folla è diminuita. Molte persone sono andate via come anche alcuni giornalisti. Gli agenti controllano ancora il perimetro. I cani hanno smesso di abbaiare.

<<Un uomo bianco. Alto circa un metro e ottanta. Indossava un berretto da baseball ed una giacca nera.>> Segue il mio sguardo.

<<E' tutto quello che abbiamo?>> Nulla. Continuiamo a non avere nulla.

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