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Jorge Pov's

Quel sabato mattina, Jorge Blanco si svegliò pimpante e pieno di vita.

Un raggio di sole gli illuminò il viso, strinse gli occhi accecato dai raggi, ma nonostante il fastidio, sorrise.

Si alzò pigramente stiracchiandosi rumorosamente e si diresse velocemente in cucina.

Vicino alla porta notò le due grandi valigie, i suoi erano in partenza.

Suo padre doveva presenziare un meeting a San Francisco nel week end e la madre, come sempre, lo accompagnava.

Ci sarebbero stati tutti i più importanti chirurghi degli Stati Uniti. Era orgoglioso del suo caro papà.

-Jorge, tesoro! Già sveglio?– la madre Chantal gli corse in contro e lo stritolò nel suo abbraccio, lo baciò ripetutamente sulla fronte e sui capelli, alzandosi sulle punte, mentre lui si abbassava per farsi coccolare.

Ogni mattina era sempre la stessa scenetta e Jorge si lasciava cullare dall'affetto della madre e si crogiolava nel suo amore.

Poteva sembrare quasi patetico visto da fuori, ma lui senza quell'abbraccio si sentiva quasi perso.

-Sono tornato a casa presto ieri sera, mamma.– spiegò sciogliendosi dalla morsa materna.

Chantal sorrise e Jorge la ricambiò mostrandole i suoi denti perfetti.

-Hai fatto il bravo bambino? – gli chiese inarcando dubbiosa un sopracciglio.

Jorge abbassò lo sguardo colpevole –Mmm...mmm...- rispose distogliendo subito lo sguardo.

-Jorge!– ecco, predica in arrivo! –Quante volte ti ho detto che non devi prendere in giro quelle povere ragazze!– appunto... -Non puoi continuare così tesoro, ormai hai quasi diciotto anni, mancano pochi giorni. Dovresti trovarti una ragazzina e cominciare a fare le cose seriamente! Non puoi passare da un letto all'altro, le ragazze vanno rispettate e non sono francobolli!– lo rimproverò.

-È la predica del sabato mattina?– chiese allegro suo padre entrando in cucina in quel frangente.

Jorge annuì mugugnando qualcosa di non indentificato che fece scoppiare l'uomo in una potente risata.

-Chantal, amore, lascialo divertire finchè è giovane, non lo puoi torturare in questo modo ogni fine settimana. È ancora un ragazzo e ha tanto di quel tempo davanti a sé.– lo soccorse.

Sua madre li guardò con un'espressione di rimprovero –Siete tutti uguali voi!– disse con un tono di rimprovero che suonò falso ad entrambi i due uomini, poi gli porse la tazza di caffelatte e i cereali e lasciò la stanza alzando le mani platealmente borbottando –Mi arrendo!-

Jorge scoppiò a ridere.

Adorava la sua famiglia e sapeva di essere ricambiato da ogni punto di vista.

Non gli mancava proprio niente. I suoi genitori si amavano come il primo giorno e lo consideravano il tesoro più prezioso, si sentiva quasi venerato da mamma e papà. Gli concedevano tutto e aveva la massima libertà, ma se aveva bisogno di un consiglio, i suoi erano sempre presenti e mai una volta gli avevano negato un aiuto. Viveva in una bellissima casa e la loro situazione economica era florida. Era dotato di un'intelligenza sopra la norma e non aveva nessun problema a scuola. Anzi! Brillava in ogni materia e probabilmente era lo studente più bravo di tutto il liceo, senza contare che anche nello sport spiccava per le sue doti, non a caso era il capitano della squadra di football.

L'unico problema che aveva era con le ragazze.

Beh...ecco...non che avesse delle difficoltà con il gentil sesso, solo che non si sapeva decidere. O meglio, non aveva ancora incontrato quella giusta per lui, quella che gli faceva battere forte il cuore o sudare la mani. Insomma,quella che gli avrebbe aperto le porte del paradiso.

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