XVI

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La notte passò ora dopo ora, minuto dopo minuto e secondo dopo secondo, cullando i due ragazzi con la sua mistica presenza. Entrambi amavano quel periodo della giornata, era il loro preferito e, quando stavano ancora insieme, erano soliti passarla svegli a scrivere canzoni e a cantare sottovoce per non svegliare i vicini. Quella notte però fu diversa, accompagnata solo dai respiri pesanti dei due e non dalle loro voci che insieme si fondevano come un suono unico e angelico. Yoongi adorava ascoltare i suoi testi cantati da Jimin, perché diceva che la sua voce era in grado di fra trasparire tutte le emozioni, proprio come voleva lui, mentre Jimin adorava cantare i testi di Yoongi, perché pensava narrassero vicende talmente reali da sembrare quasi la storia della sua vita. Si amavano, eppure mai se lo erano detti, mai si erano rivelati quello che provavano. Un concetto tanto semplice quanto complesso, che non ha bisogno di discorsi chilometrici per essere espresso, ma che si può riassumere in un verbo, in due parole, in un bacio o in un abbraccio.

«Mh~ C-che ore sono...?» chiese ancora con voce impastata Jimin, appena svegliato dalla fioca luce che entrava dalle finestre del salotto mentre si stiracchiava gli arti raggrinziti. Quel sonno leggero lo aveva sempre odiato con tutto sé stesso. Continuò a stirarsi per un altro po', giusto per svegliare anche i suoi muscoli, poi si accorse di avere un peso che gli schiacciava il petto e le gambe. Il biondo si ricordò della sera precedente e di come, con Yoongi, si era addormentato sul malandato ma comodo divano del salotto. Divenne tutto rosso al ricordo e, per cacciare via l'imbarazzo, cominciò ad accarezzare i capelli corvini del ragazzo ancora dormiente comodamente adagiato sul suo petto. «Yaaa dai Yoon, svegliati!» Jimin tentò di svegliare il maggiore parlandogli con tenerezza, ma ottenendo scarsi risultati dato il suo sonno molto pesante, al contrario di quello del minore. Il biondo rise silenziosamente quando Yoongi si girò su un lato accoccolandosi maggiormente sul povero Jimin, che non aveva alcuna intenzione di spostarlo perché era veramente troppo tenero. «E dai Yoonnie, muovi il culo giù dal divano» tentò con le maniere più conosciute dal corvino, quelle meno graziose ma più dirette sempre utilizzate dal maggiore in qualsiasi situazione. «Mh Jiminie, non mi rompere il cazzo e lasciami dormire, per favore...» «Devo sentirmi onorato per aver udito un "per favore" rivolto a me?» lo prese in giro Jimin, però poi continuare a ridere sempre con la mano tra i capelli scuri del ragazzo che ora aveva ripreso a parlare, resuscitato da quel sonno che sembrava averlo ucciso.

Il biondo prese il cellulare più vicino per controllare l'orario, per poi accorgersi di essere in ritardo per il lavoro. «Yoongi siamo in ritardo per il lavoro!» il minore avvisò il corvino, allarmandosi e allarmando, di conseguenza, anche lui, che si alzò di scatto dal divano guardando dritto negli occhi il biondo. «Il lavoro?! Oh porca puttana!» entrambi si alzarono definitamente dal divano, uno correndo verso la propria stanza e l'altro verso la porta d'ingresso. «Yoon, io vado a casa a cambiarmi. Tra dieci minuti ci troviamo qui fuori poi andiamo a lavoro insieme. Va bene?» propose Jimin cercando un modo per accorciare i tempi di preparazione. «Andata, a dopo Chim» sì salutarono così prima di sorridersi a vicenda e riprendere ciò che stavano facendo.

Quel senso di pienezza che si davano l'un l'altro, quel benessere reciproco che provavano quando erano in compagnia l'uno dell'altro, non se lo sapevano spiegare. In verità, non era la prima volta che lo sentivano, ma era la prima volta dopo tanto tempo che quella sensazione tornava a invadere le anime dei due ragazzi, ma mai avevano avuto bisogno di spiegarlo perché sapevano che entrambi sentivano la stessa cosa. Quel sorriso che nemmeno si accorgevano di mostrare all'altro, non lasciava le loro labbra se non quando uno dei due se ne andava, permettendo a quel senso di nulla di ripresentarsi.

Yoongi stava cercando un completo pulito da potersi mettere in mezzo a quegli innumerevoli vestiti che occupavano quasi tutto lo spazio che offriva quel povero, vecchio e colmo armadio. «Cazzo, credevo di averlo lasciato qui... Non importa» richiuse in fretta l'armadio e aprì quello di Hoseok, dal quale prese in prestito un completo dell'inquilino ancora all'oscuro di questo favore che il corvino si era fatto praticamente da solo. Si lasciò scappare una risatina Yoongi, pensando alla faccia che avrebbe fatto il rosso una volta che si sarebbe accorto del completo mancante, per poi indossarlo velocemente, coprendo quella pelle chiara e liscia.

Nell'appartamento accanto, invece, Jimin si era già vestito e si stava dando un'ultima sistemata davanti allo specchio, accorgendosi che quelle occhiaie presentate dai suoi occhi fino a due sere prima, non c'erano più. «Eppure non mi sono dato il fondo tinta... Possibile che le occhiaie spariscano così in fretta?» chiese a sé stesso passando delicatamente l'indice vicino ai suoi occhi. Se solo sapesse che l'autore di quel beneficio ha i capelli corvini e un caratterino piccante... Si sorrise da solo allo specchio, come faceva ogni mattina, per provare ad apprezzarsi ogni giorno un po' di più e per darsi la carica necessaria.

Entrambi uscirono dalla porta dei loro appartamenti nel medesimo momento, chiudendo a chiave la serratura per poi girarsi rimanendo a fissare l'altro. «Sei bellissim- stai bene, s-stai bene...» affermò Jimin, per poi abbassare, lo sguardo e grattarsi dietro il capo visibilmente in imbarazzo. «Stai molto bene anche tu» rispose, invece, Yoongi, sicuro e fermamente convinto delle sue parole. Il biondo sorrise, di un sorriso solare che esprimeva tutta la felicità che gli ribolliva nelle vene in quel momento. «Andiamo?» chiese infine il maggiore, sorridendo appena al ragazzo davanti a lui che, in risposta, annuì facendosi successivamente strada tra i corti corridoi di quel condominio vuoto e triste. I due si affiancarono poco dopo e le loro mani si sfiorarono, lasciando entrambi senza fiato per qualche secondo, soffocati dal ricordo delle loro precedenti ed indimenticabili memorie l'uno insieme all'altro. Nel giro di pochi minuti, i due ragazzi sfrecciavano con attenzione tra le affollatissime strade di Seoul, immersi in un religioso silenzio. Non era imbarazzante: ogni tanto sia a Jimin che a Yoongi piaceva stare in silenzio e ascoltare i propri pensieri oppure i rumori che lo circondavano. Era rilassante, affermavano, e per rilassarsi non esisteva cosa migliore che ascoltare sé stessi e l'ambiente circostante. Così, immersi in quel silenzio, arrivarono a lavoro giusto in tempo e consumarono la loro giornata dentro quel palazzo sfarzoso tra un discorso e l'altro.

ɴᴇᴏᴡᴀ ɴᴀ • ʸᵒᵒⁿᵐⁱⁿDove le storie prendono vita. Scoprilo ora