IV

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La notte era ormai inoltrata e Jimin si rigirava nel letto col pensiero di qualcosa che non andava, ma non sapeva cosa. La fioca luce dei raggi lunari penetrò dalla finestra posta di fianco al letto a due piazze del biondo, illuminando il suo pallido viso sul quale ora scorrevano calde lacrime.
«Ma cosa... come mai sto piangendo?» chiese a sé stesso il ragazzo, non sapendo il motivo di quel pianto improvviso. Si alzò dal letto dirigendosi in bagno dove si sciacquò il viso, guardandosi poi allo specchio: la sua immagina appariva stanca e sciupata riflessa in quell'oggetto. Effettivamente non era la prima notte che passava quasi insonne. Con un dito si sfiorò la guancia poco sotto all'occhio e un'altra lacrima si liberò mescolandosi alla gelida acqua con la quale si era sciacquato qualche minuto prima. «Yoongi» le sue labbra pronunciarono quel nome inconsciamente, senza che lui prima avesse pensato di farlo. Scosse velocemente la testa un paio di volte, come a voler scacciare via il pensiero del ragazzo poco prima da lui nominato. «Sicuramente lui sta meglio di me, non ha bisogno del mio pensiero...» pensò amareggiato, per poi tornare nella stanza da letto, coricandosi nuovamente e lanciando una veloce occhiata alla sveglia posta sul comodino che segnava le due e quarantotto. Sospirò e chiuse gli occhi, addormentandosi poco dopo forse per la stanchezza.

D'altra parte, anche Yoongi non riusciva ad addormentarsi perché troppo pensieroso. «Sicuramente lui sta meglio di me, non posso chiamarlo proprio ora, starà dormendo» pensò il corvino, non volendo chiamare il biondo, oggetto dei suoi pensieri notturni, semplicemente perché avrebbe dovuto essere sincero con lui. Dopo la fine della loro storia, si era promesso che sarebbe stato sempre sincero con chiunque avrebbe amato, per questo sapeva che, se lo avesse chiamato, avrebbe dovuto raccontargli il perché del suo malessere persistente e non voleva portarlo nel suo buio interiore. Del minore si fidava, si era sempre fidato, ma ora era sicuro che Jimin di lui non si fidava più, o almeno faticava a farlo; e come poteva dargli torto? Aveva tutte le ragioni del mondo per odiarlo, per maledirlo e per mandarlo all'inferno, eppure aveva preferito amarlo nonostante tutto il male che gli aveva inconsciamente fatto. Perché, anche nei suoi silenzi, Yoongi non riusciva a sentire le urla di quel ragazzo che stava morendo dentro. Lui sapeva tutto di Jimin: sapeva dei suoi problemi di depressione, sapeva dei suoi problemi di anoressia, sapeva dei suoi problemi d'ansia, sapeva dei suoi problemi di autostima, sapeva dei suoi problemi di afefobia. Sapeva quali cose amava e quali invece odiava, sapeva quelle che lo spaventavano e quelle che lo tranquillizzavano, quelle che lo rattristavano e quelle che lo rallegravano. Si ricordava ogni singola volta, ogni singola parola, ogni singolo particolare condiviso con lui e gli mancava. Gli mancava tutto quello. Gli mancava il loro mondo. Forse era quello il sentimento che tutti chiamavano amore? Quel sentimento che non è altro che l'egoismo nella sua forma più pura? Era amore quello che provava per Jimin? Quella domanda Yoongi non se l'era mai fatta. Non si erano mai detti ti amo, non ce n'era mai stato il bisogno, secondo lui. Ma secondo Jimin? Forse lui aveva bisogno solo di quello. Forse la loro storia era finita non perché loro erano incompatibili, ma perché non si erano mai detti le cose come stavano semplicemente per paura. Paura di non essere ricambiati quando invece era chiaro come l'acqua che si amassero oltre ogni limite immaginabile. Yoongi aveva incominciato a piangere, singhiozzando di tanto in tanto, ripensando a tutto quello, a tutti gli errori fatti, a tutte le cose non dette, a tutti i momenti passati insieme.

«Basta non ti sopporto più, esci immediatamente da casa mia!» urlò Jimin con le lacrime che ormai gli oscuravano la vista. «Me ne vado anche volentieri, tanto non mi puoi capire, non l'hai mai fatto!» urlò di rimando Yoongi, dirigendosi poi all'entrata e sbattendosi violentemente la porta alle spalle. Era finita. La loro storia era giunta ad un termine. Nessuno dei due lo voleva ma, allo stesso tempo, nessuno dei due sarebbe tornato indietro. Erano stanchi. Stanchi del mondo, ma non del loro mondo. In quel momento, però, i loro occhi erano oscurati dalla rabbia e dal rancore per accorgersene. Jimin se ne stava rannicchiato in un angolo della sua camera a piangere disperato con Taehyung al telefono che tentava di tranquillizzarlo, mentre Yoongi aveva preso la sua auto e si era diretto fuori città senza una meta precisa, per poi fermarsi in mezzo ad un campo ed urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, piangendo.

Il corvino si ritrovò a ricordare quell'avvenimento, il più brutto della sua vita, e a piangere. L'orologio della sua stanza segnava quasi le cinque e i primi raggi del sole si ostinavano a brillare nonostante il cielo fosse ancora in parte buio. Si alzò dal letto e andò in bagno. Si lavò il viso una, due, tre volte, prima di stirarsi un po' i muscoli allungandosi con le braccia appoggiate al lavello, sospirando ogni tanto. Tornò in posizione eretta e guardò la sua immagine riflessa nello specchio: gli sembrava di avere un'età più vecchia di quella che effettivamente aveva. Quei deboli ma numerosi raggi solari avevano svegliato anche Jimin, che si recò una seconda volta in bagno fermandosi di nuovo a guardare la sua immagine allo specchio. Per un attimo che sembrò interminabile, ai due ragazzi parve di vedere non più la loro immagine riflessa in quell'oggetto, bensì quella dell'altro. «Jimin» disse con un filo di voce Yoongi. Jimin provò ad avvicinare l'indice allo specchio, nella speranza di poter toccare quell'immagine tanto vera quale sembrava, ma invano. Poco dopo le cose tornarono normali, lasciando straniti i due ragazzi per quello che poteva essere stato un incontro bizzarro. Forse significava qualcosa. Forse era un segno del destino, un segno di Dio. Forse c'era qualcuno che li rivoleva insieme, qualcuno a cui mancava il loro mondo quanto mancava a loro. Ma se non ci avessero riprovato, tutti quei forse non avrebbero mai avuto una svolta e una risposta precisa.

Tentare non costa nulla, pensarono.

ɴᴇᴏᴡᴀ ɴᴀ • ʸᵒᵒⁿᵐⁱⁿDove le storie prendono vita. Scoprilo ora