capitolo 6

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Le domeniche invernali sono sempre un po' cupe, dall'aria pungente e spesso velate con nuvole scure. Il parco della città è un luogo molto grande nonché punto di ritrovo per la società, eppure trovare qualcuno con cui si è accordato un appuntamento lì, è semplice. Questo perché le panchine sono davvero poche, poi nei mesi freddi come Gennaio, nessuno gioca con il pallone tra gli alberi e i bambini non stanno sugli scivoli o sulle altalene; infatti, Rose riuscì a trovare subito Bartolomeo. L'uomo era appoggiato ad un albero e Rose notò da quanto stesse lì fermo ad aspettarla, siccome aveva le mani inserite nelle tasche, e le gambe compivano piccoli movimenti per scaldare il corpo.
"Scusa se ti ho fatto aspettare" Affermò immediatamente Rose.
"Non scusarti, sono qui da poco" Mentì Bartolomeo.
"È vero quello che mi hai scritto?" Andò lei dritta al punto: era quello che le interessava.
"Saliamo in auto che qui si gela."
"Allora vedi che hai freddo perché sei arrivato da molto?" Disse Rose in tono stranamente amichevole, poi si ricompose subito.
"Ho freddo perché fa freddo" Rispose lui ridendo.

Questa scena vista da un passante poteva anche non essere nulla di così speciale, ma solo loro due si resero conto che quel momento esatto fu l'inizio di un rapporto unico.
La macchina era parcheggiata in una strada accanto l'area verde.
Impiegarono pochi minuti per raggiungere l'auto e durante quello spicchio di tempo nessuno disse nulla, ma non erano imbarazzati o in soggezione, anzi, dall'esterno apparivano come un padre e una figlia che semplicemente camminavano.
Quei passi dividevano il dialogo, tra una frase sarcastica e l'argomento più importante che i due avrebbero trattato insieme: il destino di Rose.

Il tepore della macchina diede conforto ai due.
"Quindi, dove si va?" Chiese Rose insistentemente.
"Come sai che so già dove andare?" Rispose Bartolomeo perplesso.
"Ti sarai studiato tutto prima di chiamarmi... spero."
"Sei sveglia...come tuo padre."
Rose sorrise ed arrossì sentendosi a disagio, poi continuò con le domande: "Hai detto che quest'uomo può aiutarci, come? Sai dove si nasconde? Sei sicuro che non ci metteremo nei guai?"
"Questo assomiglia ad un interrogatorio, e sebbene io abbia frugato in documenti privati a cui non ho accesso, tu non sei una guardia del Sistema. O forse sì?" Domandò Bartolomeo ironizzando sulla curiosità di Rose.
La ragazza sorrise lievemente.
Entrambi si stavano divertendo a modo loro e pian piano cercavano di accorciare leggermente distanze, ma il tempo scorreva.
"Dai, sul serio, dove andiamo?" Rose non voleva perdere tempo.
"Siccome se faccio qualcosa la faccio bene, oltre a controllare il nome e le informazioni personali di quella specie di sensitivo ho controllato anche la sua residenza. Ma..."
"Cosa?"
"Ma la cartella risaliva a qualche anno fa (probabilmente la aggiornano meno frequentemente rispetto a quelle di tutti gli altri: per dare meno nell'occhio). Il punto è che non so se lui vive ancora lì"
"Abbiamo alternative?"
Il tono sarcastico che Rose riusciva a modellare per ogni situazione era formidabile.
"Mi piace la tua testardaggine: mi somigli in questo."

La presunta abitazione dell'uomo, che collaborava con il Sistema, si trovava non lontano dal centro cittadino ma sembrava totalmente in un altro mondo.
Rose non aveva mai visto quel luogo, in cui il buio appariva più oscuro; la strada era più che altro un viale dissestato e gli alberi secchi e pendenti non incorniciavano bene il paesaggio, che era già macabro e inospitale.
L'auto arrivò davanti ad una stradina accessibile solo a piedi, così Rose e Bartolomeo proseguirono in quel modo. Al principio della via che stavano per percorrere, c'era una cassetta postale di legno, laccata, ma scolorita, di grigio. Sembrava una di quelle buche delle lettere davanti alle casa abbandonate dei film dei horror, in cui di due protagonisti ne muore almeno uno.

La vietta si incanalava tra degli alberi ed era percorribile in pochi minuti, ma entrambi erano terrorizzati, quindi ci misero molto di più.
"Sei sicuro che questa sia la strada giusta?" Domandò Rose.
"Credo." Rispose Bartolomeo titubante.
"Non è rassicurante."
"Per fare un lavoro come quello che fa il nostro caro amico bisogna vivere isolati e indisturbati."
"Si, finché due ficcanaso irrompono a casa tua per chiedere di modificare una profezia. Ho paura che non ci aiuterà."
"Troveremo un altro modo allora."
"Non ho tempo: questa è la mia unica possibilità."
"Andrà bene e soprattutto non sai quanto tempo hai, magari altri mesi."
"È proprio perché non lo so che sono spaventata."
"Rose guardami. È la tua vita. Nessuno deve levarti nemmeno un secondo del tempo che ti spetta, anche se quello che ti spetta è poco. Viviamo in una città che ci controlla e da cui non possiamo scappare, proprio per questo dobbiamo resistere: non permettendo al tempo che abbiamo di definire chi siamo."
Rose non avrebbe mai immaginato di provare l'impulso di abbracciarlo; di abbracciare un uomo che era arrivato da poco nella sua vita, ma che aveva cercato di essere sempre più accanto a lei.
Non avrebbe nemmeno mai immaginato che un giorno avrebbe voluto che suo padre la stringesse forte, e che sempre lui le avrebbe concesso di rifugiarsi nelle sue braccia, che l'avrebbero protetta per sempre.

La vietta portava ad una casa abbastanza grande, non era illuminata e sembrava disabitata.
"Ferma e non dire nulla" Sussurrò Bartolomeo quando i due stavano per sbucare dalla stradina tra gli alberi.
"Perché?" Chiese incuriosita Rose con un tono di voce normale.
"Shh... Ci scopriranno. Li vedi? Quei tre uomini davanti all'entrata sono del Sistema e sono armati. Avrei dovuto immaginare che il luogo non fosse senza sorveglianza"
"Beh possiamo dire che siamo parenti."
"Peccato che le guardie del Sistema sono preparate e sanno quando qualcuno si prende gioco di loro."
"A differenza del portiere del comprensorio dove vivi."
"Molto divertente, davvero, ma ora dobbiamo trovare un'alternativa."
"A cosa?"
"Mi sembra chiaro che non possiamo entrare."
"Io posso fare da esca mentre tu li distrai."
"Vuoi anticipare la tua morte ad oggi? È troppo rischioso: non possiamo dividerci e non ti farò uccidere."
"Allora getti la spugna?"
"Torneremo."
"Quando?"
"Presto, ma non possiamo coinvolgere nessuno: non voglio che le persone si facciano male per colpa mia."
"Addison ci aiuterebbe volentieri. Siamo come sorelle e ha promesso di non abbandonarmi, inoltre è già coinvolta."
"Non voglio mettere in pericolo la tua amica."
"Lei vorrebbe saperlo."
"Se ci scoprissero giustizierebbero tutti e tre. Tornerò da solo."
"Non morirai per colpa mia, è una faccenda complicata e riguarda me. Addison vorrà aiutarmi e se rifiuterà non la costringerò."
"Siete coraggiose ma..."
"Insisterò ancora lo sai? Ora torniamo alla macchina senza fare rumore." Tagliò corto lei.
Bartolomeo non rispose e le diede retta.

Durante il viaggio verso casa Rose chiamò Addison e le spiegò la situazione. Come previsto l'amica accettò il folle piano.
Entrambe volevano visitare il sensitivo la notte stessa, ma Bartolomeo da adulto qual è disse che potevano vedersi tutti e tre il giorno dopo, di tardo pomeriggio: "Così non saltate la scuola" Affermò.

Rose stranamente non rimase delusa: sperava di poter cambiare il suo destino quella notte ma sapeva che non ci sarebbe riuscita.
Coinvolgere Addison fu un gesto disperato ma necessario.
Ora dovevano solo capire come si sarebbero intrufolati in una proprietà privata, protetta dagli uomini armati del Sistema...

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