Il nuovo giorno iniziò davvero presto: dalla serranda semichiusa penetrava ancora il buio e tutto sembrava così silenzioso. Per non svegliare la nonna, Rose non impostò la sveglia, e rimase in piedi tutta la notte.
La sera prima i tre avventurieri decisero di cenare insieme, poi Addison rimase a dormire a casa di Rose perché ormai era davvero tardi per riportarla a casa.
Bartolomeo prese il libro, come promesso, e infine il giorno seguente sarebbe tornato a prendere le due amiche.
Rose si vestì e buttò l'amica giù dal letto:
"Dobbiamo sbrigarci" Disse.
"Ma perché così di fretta?" Chiese Addison con voce assonnata e poco energica.
"Se arriviamo per tempo ce ne andremo prima da quel posto"
"Così potrai andare all'appuntamento?"
"No, non ci andrò"
"Ti vesti così per vedere Luke?" Insisté Addison.
"L'unico appuntamento che ho oggi è quello con un vecchietto che farà una magia al mio futuro"
"Non credo funzioni così" Rise Addison, e proseguì a dire: "Con la coda stai davvero bene ed è perfetta per un'uscita romantica"
"Fai sul serio?"
"Avanti non puoi perdere quest'occasione!"
Rose sbuffò girando gli occhi.
"Se preferisci fare il test di biologia..." La stuzzicò Addison indossando un lieve sorrisino sulla bocca.
"Va bene, come vuoi basta che la smetti. Come mi vesto?" Fin da subito lei aveva deciso che sarebbe andata all'appuntamento, solo che non voleva darla vinta all'amica troppo presto.
Addison cominciò a saltellare mentre si alzò dal letto per stritolare Rose, che all'improvviso affetto rispose sottovoce: "Non fare rumore o la nonna si sveglierà"
"Hai ragione" Si scusò lei continuando ad abbracciare l'amica.Dopo essersi preparate, le due ragazze scesero le scale e cercarono qualcosa da mangiare nella credenza.
"Volete che vi preparo la colazione?"
Era la nonna, che indossava una coperta di lana a mo di vestaglia. Probabilmente non aveva dormito perché dalla cucina si intravedeva la televisione accesa, sistemata davanti alla poltrona del soggiorno.
"Volevamo solo uno spuntino" Si giustificò Rose non aspettandosi di trovare qualcuno sveglio.
"Quindi ora tornate a dormire?" Chiese l'anziana.
"Hai passato la notte davanti la TV?" Disse Rose facendo finta di non aver sentito la domanda.
"Non avevo sonno ieri. Nemmeno tu, vero?" Continuò la nonna in modo insistentemente premuroso.
"Stai tranquilla sono riposata" Mentì Rose.
"Dove andate?"
"Oggi lei ha un appuntamento" Divagò Addison per salvare l'amica, mentre sorridente la indicava con un dito.
"Mi fa piacere"
"Senti nonna dobbiamo fare una cosa importante. Ti prometto che non ci metteremo nei guai" Riprese il discorso Rose mentre chiudeva gli sportelli della credenza.
"Sei proprio come tua madre. È bello essere assetati di sapere, vogliosi di scoprire, ma stai attenta bambina mia. Non voglio che passi il tuo tempo così." Si dice che le nonne sappiano sempre tutto, ma quella di Rose era stata particolarmente premurosa nell'ultimo periodo, probabilmente era preoccupata per la nipote.
"So che lo dici per me, ma so anche cosa è meglio fare ora e ti prometto che andrà tutto bene" Rose cercò di tranquillizzare l'anziana avvicinandole la mano sul volto ruvido, un caloroso gesto che non era da lei.
"Perché non restate qui così vi preparo una buona colazione?" Insisté la donna prendendo la mano di Rose.L'orologio attaccato al muro scandiva i secondi e colorava quelli più silenziosi con il suo ticchettio.
Nessuno disse nulla per un po'.
"Ciao nonna, torno presto" La ragazza cercò di fuggire dalle continue proposte di restare a casa con una frase decisa che spazzò via la sua probabile indecisione di accettare.
Lo sguardo dell'anziana signora si spense, ma lei confezionò comunque un bel sorriso tra le rughe del suo volto: i segni del tempo che indicavano saggezza.Bartolomeo era fuori ad aspettare con la sua auto e
durante il tragitto per arrivare dal sensitivo, spiegò come aveva preso il libro.
La sera prima camminò fino ministero senza farsi notare troppo, ed arrivando di soppiatto prese l'ascensore. Quando fu solo indossò un paio di occhiali scuri, una sciarpa (che gli avvolgeva il collo e la bocca) ed un cappello.
L'edificio rimaneva aperto finché la biblioteca era accessibile al pubblico, così fu facile entrare.
Lui lavorava al secondo piano e perciò, stando sempre in quell'ambiente, sapeva che gli archivi si trovavano al quarto piano. Sperava che il tanto cercato libro fosse lì, perché il sensitivo non aveva dato indicazioni. Il quarto piano non era accessibile ai dipendenti comuni, infatti tra i corridoi passavano numerose guardie, peccato che quasi tutti gli uomini armati erano ancora impegnati con l'incendio di un'ora prima, perciò per Bartolomeo fu più facile non farsi scoprire. Entrato nella sala cominciò a cercare con un'occhiata superficiale ovunque, ma grazie all'egocentrismo del Sistema dopo poco si accorse di una teca illuminata, all'angolo della stanza, etichettata da una targa color bronzo come "cultura della storia". Dietro al vetro erano disposti quaderni e libri antichi tra cui quello che serviva a Bartolomeo. La teca non aveva allarmi, forse il Sistema contava sui propri uomini della sicurezza all'esterno e all'interno del ministero.
E così, senza troppi problemi, prese il manuale.
Quello che vide Bartolomeo, purtroppo in seguito, lo terrorizzò: mentre esaminava il libro in auto, aspettando Rose ed Addison si accorse dell'esistenza di un codice dietro la copertina che si illuminava ad intermittenza.
Girando tra le vie della città si può facilmente trovare una frase scritta sopra tutti i muri e su tutti i manifesti:
"Ciò che appartiene al Sistema, rimane al Sistema".
Bartolomeo comprese troppo tardi il reale significato dei messaggi per la città, che avevano il compito di avvertire i cittadini. Lui aveva fatto un errore irreparabile, ma nonostante il panico non disse alle due ragazze che probabilmente li avrebbero scoperti, che secondo lui quello era un codice di rintracciamento. Non poteva dirlo a nessuno, aveva già deciso che sarebbe stato l'unico pagare le possibili conseguenze di quell'assurdo furto."Eccoci qui, di nuovo" Esclamò Rose. La giovane passò tutto il viaggio a pensare a sua nonna: si sentiva colpevole delle preoccupazioni e dei timori con cui l'anziana doveva convivere a causa sua, ma non poteva dirle tutta la verità in quanto lei si sarebbe opposta a qualsiasi ricerca di risposte da parte della nipote, perché considerata curiosità pericolosa.
Tutti e tre scesero dalla macchina e si avviarono verso la solita casa.
Essendo prima mattina il freddo penetrava sotto la pelle; il calore corporeo emanato dai movimenti della bocca provocava piccole nuvole di fumo; le palpebre di tutti erano gelide e si chiudevano per portare un po' di tepore agli occhi, lacrimanti per la temperatura.
"Voglio il sole" Si lamentò Addison sbuffando.
"Abbiamo tutti freddo, sbrighiamoci" Suggerì Rose dopo aver velocizzato il passo.L'atmosfera era piatta: davanti l'abitazione del sensitivo era tutto tranquillo.
"Che cos'è?" Chiese una delle due ragazze con tono confuso.
"Chi è?" La corresse Bartolomeo.
Rose si avvicinò piano ad un ammasso di stracci davanti la porta della casa, e camminando verso la figura misteriosa notò che si trattava di una persona.
"È l'anziano, correte deve essersi sentito male!" Gridò subito lei indietreggiando.
Bartolomeo si fece strada tra le due e osservò meglio il sensitivo. Avvicinandosi notò dei fori sul petto e poggiando due dita sul collo dell'uomo esordì: "Mi dispiace."
Il sogno di Rose era svanito in una frazione di secondo, quando qualcuno premette il grilletto poco prima.
"Loro sanno" Continuò Bartolomeo camminando avanti ed indietro con fare agitato.
"Loro chi?" Chiese Addison confusa.
"Il Sistema" Le rispose Rose con occhi sbarrati.I tre se ne andarono in men che non si dica da quella macabra scena del crimine, delusi e al tempo spesso spaventati.
"Ora vi riporto a casa e poi andrete a scuola"
"Dobbiamo davvero far finta di niente?" Chiese Rose, con rabbia, a suo padre.
"Non possiamo fare nulla" Ripose lui mettendosi le mani tra i capelli.
"Non voglio morire" Gli disse mentre singhiozzava.
"Andrà tutto bene." Lui si avvicinò ed esitando per un momento la abbracciò goffamente.
"Non è vero." Rose non si oppose a quel gesto, anzi si accostò ancora di più a Bartolomeo. Era fragile, aveva bisogno di qualcuno che la stringesse a sé e lui era lì a stringerla.Bartolomeo si staccò tanto quanto serviva per guardarla negli occhi.
"E adesso?" La voce di Rose era roca e modellata dal pianto.
"Ora andiamo a casa e poi troveremo una soluzione" Bartolomeo tentò di confortarla con le sue parole poi mise in moto e partì: dovevano allontanarsi da quel luogo terrificante.Rose era sempre più distrutta, ogni volta che si avvicinava alla verità qualcosa andava male e tutto si perdeva, eppure lei ogni volta faceva un respiro profondo ed andava avanti. Ora non sapeva più come continuare e aveva finito tutto il fiato.
"E poi Addison mi ha detto quello che provavi... Mi stai ascoltando?"
La voce di Luke era ovattata e lontana dalla mente di Rose, che stava pensando all'accaduto di qualche ora prima.
"Sì... ti sto ascoltando" Rispose lei.
"Va tutto bene?"
Rose aveva sognato quell'appuntamento da sempre, ma dopo ciò che stava passando avrebbe semplicemente preferito stare sola, ovunque ma sola.
Il caffè caldo fumava nella tazza avvolta dalle mani di lei.
Ne bevve un sorso.
"Tutto ok"
"Ho parlato sempre io, mi piacerebbe sentire qualcosa da te"
"Sei simpatico, e in momenti normali non te lo direi, perché sono molto timida, ma siccome sto cadendo a pezzi ti confesso che mi piaci davvero. Sei un bravo ragazzo e vorrei stare in qualsiasi momento insieme a te, ma non ora. Oggi mi è successo qualcosa di brutto e credo che tu lo abbia intuito."
"Si...anche io vorrei passare del tempo con te. Quando starai meglio puoi chiamarmi, questo è il mio numero"
"Grazie"
"In realtà puoi chiamarmi anche se stai male, ma non so se potrò aiutarti."
"Non credo, ma apprezzo il gesto."Rose si appuntò il numero di telefono su un tovagliolo di carta e poi si alzò di scatto, come se ciò che la teneva inchiodata lì le avesse dato il permesso si andare via.
"Scusa, davvero"
"Non importa. Ci vediamo in classe?"
"Ci vediamo in giro"
"Allora... riprenditi"
Rose mostrò un sorriso timido e uscì dal bar.
Mentre memorizzava il nuovo contatto sulla rubrica le arrivò un messaggio da suo padre:"Rose devo parlarti. Rispondimi!"
E poi il telefono iniziò a squillare.
La chiamata fu rifiutata.
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Vite differenti con la stessa fine
General FictionRose è una ragazza che ha sofferto molto, dopo una perdita importante è cambiata notevolmente. La città in cui abita è controllata dal Sistema: un'organizzazione che decide come ed in quale anno della loro vita i cittadini dovranno morire. Tutti...