capitolo 9

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"Ti avrò chiamato un milione di volte, fai sul serio?" Urlò Bartolomeo sbattendo la porta della cameretta di Rose.
"Come scusa?!" Ripose furiosa lei.
"Perché non mi hai risposto!?"
"Calmati, avevo da fare"
Bartolomeo cominciò a sospirare e poi a ridere.
"Non mi sembra ci sia nulla di divertente nell'irrompere a casa mia e sgridarmi per una cosa senza senso, fino a perdere il lume della ragione" Lo rimproverò Rose.
"Questa è una tipica litigata padre figlia"
"E con questo?"
"Ora abbiamo ufficialmente preso parte ai nostri ruoli"
"Ti senti bene? Perché un minuto fa sbraitavi conto di me come se avessi fatto chissà cosa"
"Scusa. Ma non puoi ignorarmi, soprattutto in questo momento"
"È tutto okay"
"Devi stare attenta, sono solo preoccupato per te"
"Dovresti preoccuparti per te stesso, perché io sono a casa e nessuno sospetterebbe di una come me"
"Devo aggiornarti sulla situazione"
"Sto per morire, nulla potrà spaventarmi. Spara"
"Il Sistema sta indagando per scoprire chi ha rubato il libro e di conseguenza chi sa il segreto. Al ministero c'è il panico: migliaia di uomini sono impegnati nella ricerca ma intanto nuovi bambini nascono. A loro viene attribuita una causa e un'età di morte totalmente casuale e il panico regna sovrano"
Rose cambiò radicalmente espressione.
Suo padre continuò: "Molte morti non possono essere controllate perché tutte le guardie sono occupate. Non immagini quanta gente sparisce inspiegabilmente senza che nessuno se ne accorga per il troppo lavoro a cui deve badare. Le morti sono messe in secondo piano"
"Dobbiamo restituire il libro al più presto"
"Sono d'accordo, ma non ora. La città è colma di uomini del Sistema, ci scoprirebbero. Inoltre voglio finire di leggere lo scritto"
"Lo hai aperto?" Disse improvvisamente Rose interrompendo il discorso di Bartolomeo.
"Non solo, lo sto studiando" Ripose lui.
"Perché?"
"Il punto non è questo, ma è cosa ho scoperto"
"Sentiamo"
"Esiste un altro sensitivo. Qualcun altro può modificare la tua predizione"
"Dobbiamo trovare questa persona prima del Sistema"
"Lo faremo. Perché siamo gli unici a sapere che esiste"
"Mi stai dicendo che il libro non era mai stato sfogliato da nessuno prima, se non dall'anziano?"
"Evidentemente"
"Come sappiamo che colui che può aiutarci sia vivo?"
"Non lo sappiamo... ma dobbiamo tentare"

La paura che Rose aveva superava anche il suo naturale istinto di curiosare e combattere per la vita.

"Non lo so" Rispose lei titubante.
"Ma come?" Chiese stupito Bartolomeo.
"Troppe persone sono già morte"
"Andrà bene"
"Come lo sai? Dici sempre che le cose andranno come devono andare, eppure mai nulla accade come noi lo avevamo pianificato. Io vivo con la costante paura di poter morire da un momento all'altro e inoltre, come se non bastasse, devo anche temere di restare delusa. Perché le cose non vanno mai come dovrebbero e tu lo sai".
Rose si espresse con asprezza, come chi la vita sa già di averla vissuta tutta ma ha comunque paura di lasciarla.
"Le tue parole sono giuste e vere figliola. Hai ragione"
La dolcezza e la comprensione di Bartolomeo spiazzarono Rose, soprattutto per come l'aveva chiamata.
"Voglio essere solamente felice" Riprese lei con le lacrime agli occhi senza ridire sul fatto che lui l'aveva appena definita "figliola".
"Lo so, ti meriti di stare bene"
Il padre si sbrigò ad abbracciare sua figlia, la strinse e le asciugò le lacrime. Avrebbe voluto farlo più spesso, avrebbe voluto farlo prima.
"Riporterò, appena potrò, il libro"
"Ma non..."
"No. Tu sei la mia priorità. Il resto non conta e se tu non te la senti, non andremo avanti in nessuna ricerca"
"Non so cosa voglio"
Bartolomeo la strinse più forte come per aggiungere un "lo so" un "lo capisco, hai ragione" che però le aveva detto già troppe volte.

I giorni volarono. Rose non si accorse dello scandire del tempo quando stava a casa per tanto. Il giorno e la notte si davano il cambio, ma era tutto qui. Nessun altro evento faceva capire alla ragazza lo scandire delle ore, nessun incontro, nessuna emozione. Bartolomeo le aveva fatto promettere che non sarebbe uscita di casa finché la situazione non si fosse placata, e dopo numerose notti e giorni la situazione non era ancora calma.
Rose si affacciava alla finestra sempre prima di andare a dormire, quando il buio era più nero che mai.
Così facendo sperava di non vedere le guardia che correvano e sparavano mentre i passanti dovevano essere perquisiti ed obbligati a far controllare le proprie case. Spesso gli uomini del Sistema entravano nelle abitazioni per rovistarle: lo facevano quando sospettavano fortemente di qualcuno. Rose si affacciava dalla finestra di sera perché la sera mitiga le cose, con il suo buio e le fa apparire meno evidenti, più nascoste.
Rose quella sera si stava godendo il cielo, cercava di osservare più in alto possibile per evitare di guardare le strade. Improvvisamente le arrivò un messaggio da suo padre:

"Domani alle prime luci dell'alba vai a casa mia, ho lasciato le chiavi per entrare a tua nonna quando sono venuto l'altro giorno. Resta lì finché non arriva una lettera per posta, potrebbero volerci giorni. Io non sarò con te. Ti voglio bene,
Papà "

Lei non diede molto peso allo strano messaggio e si addormentò.

Il primo sole squarciò le tende e illuminò il volto addormentato di Rose. Lei si preparò lentamente, era molto stanca. Successivamente scese goffamente le scale ed uscì.
"Voi due avete capito che non sono il vostro taxi?" La voce squillante di Jane svegliò Rose completamente.
"Sta zitta!" Le urlò contro Addison, che poi si rivolse all'amica: "Ciao, come stai?"
"Voglio solo capire" Improvvisamente la ragazza fu dominata da un senso di ansia e timore che la sera prima non l'aveva sfiorata nemmeno.
"Pensi che sia qualcosa di brutto?" Domandò Addison notando il cambio d'espressione dell'amica.
"Lo scopriremo"
Il viaggio sembrò infinito anche se la strada era sempre la stessa.
Le due amiche riuscirono ad entrare nel comprensorio senza troppi problemi: evidentemente Bartolomeo aveva parlato con il custode. Augusto infatti stava raccogliendo con un rastrello delle foglie cadute e quando vide le due ragazze fece un gesto di saluto con la testa rivolto a loro.
Ormai le amiche conoscevano la strada e arrivarono davanti la casa senza problemi.
"E ora che si fa?" Domando Addison dopo aver appoggiato il borsone con i vestiti, per i giorni a venire, sul pavimento.
"Ora mi fai compagnia"
"L'unica cosa positiva di questo casino in città è che le lezioni sono state cancellate per un po' "
"La scuola è l'ultimo dei miei problemi"
Addison sentì in colpa, non sapeva come aiutare l'amica.
"Io non volevo..."
"Lo so"

La preoccupazione dominò Rose nei giorni successivi, fino a quando il campanello suonò. Una scossa di gioia entrò nel corpo della ragazza.
La due amiche si scambiarono qualche sguardo.
"E se fosse il Sistema che vuole perlustrare la casa?" Esordì impaurita Addison.
"Ci prenderanno" Rispose lei con spiazzante ed improvvisa decisione.
"C'è qualcuno in casa?" Domandò la voce dall'altra parte.
Nessuna delle due rispose. Dopo qualche secondo una lettera fu spinta da sotto la porta e poi i passi della persona che l'aveva consegnata si fecero più lontani e leggeri.
Rose corse all'entrata ed aprì subito la busta.

Vite differenti con la stessa fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora