Durante il tragitto dall’università all’appartamento di Harry rimasi quasi del tutto in silenzio. Era strano percorrere quella strada così familiare dopo tanto tempo. Decidemmo di fermarci alla caffetteria del campus per prendere qualcosa da mangiare – Harry non tornava in quella casa da almeno due anni, quindi non aveva nulla di commestibile – e poi camminammo fino al palazzo in cui aveva abitato durante il college e mentre insegnava Scrittura Creativa tre anni prima.
“Ti dico già che ci sarà polvere.” Disse lui, mentre apriva il portone d’ingresso. Le scale che portavano al piano giusto non erano cambiate. Erano sempre troppo buie e puzzavano leggermente di muffa.
“Non preoccuparti.” Risposi.
Fu strano vedere l’appartamento di Harry - che solo pochi anni prima era pieno di vita, calore e ricordi positivi - così freddo e spento. L’uomo aprì velocemente tutte le finestre per fare entrare un po’ di aria e di luce e tolse i teli di plastica trasparente dai mobili, ridando alla casa un po’ del suo vecchio aspetto.
Il silenzio, però, era il protagonista assoluto e mi faceva sentire ancora più agitata. Dovevo romperlo in qualche modo.
“Scusa, mi sento un po’ a disagio.” Dissi a bassa voce, cercando un posto dove sedermi. Mi resi conto che era impossibile cercare un punto in cui non avevo ricordi, perché ero stata ovunque in quell’appartamento. Decisi infine di abbandonarmi sulla sedia del tavolo in cucina e Harry mi raggiunse con quello che avevamo comprato in caffetteria.
“Non preoccuparti, non è esattamente una passeggiata nemmeno per me. Cioè, ho pensato tanto a questo momento, a quando ti avrei rivista. Avevo un discorso pronto, una serie di cose che volevo dirti, ma… è sparito tutto dalla mia mente appena ci siamo guardati.” Confessò lui, aprendo la confezione di tramezzini e passandomene uno.
“Già, è stato così anche per me.” Ammisi, abbassando lo sguardo. Era vero, avevo passato tanto tempo a perfezionare il discorso che avrei voluto fargli quando – e se – ci saremmo mai rivisti, ma in quel momento nella mia mente non c’era più nulla. Era come se avessi impiegato tre anni a dipingere un quadro complicatissimo e, in un solo secondo, tutto il colore si fosse sciolto, lasciando la tela bianca.
“Quindi direi di cominciare dalle cose semplici.” Disse Harry dopo un po’. Versò dell’acqua in un bicchiere di plastica e lo spinse lentamente verso di me.
“Grazie.” Mormorai. Lui annuì e mi rivolse un sorriso. Il mio cuore perse un battito. Com’era possibile che ero stata più o meno bene per quasi tre anni – anche se volendo essere onesti, sarebbe stato più giusto dire due anni – ed era bastato un solo secondo per cominciare a farmi battere il cuore alla velocità della luce e a farmi sentire come quando l’avevo visto per la prima volta?
“Come stai?” Mi chiese.
Svuotai il bicchiere d’acqua per prendere un po’ di tempo, perché non potevo dirgli quello che avevo appena pensato. Non potevo ammettere di provare quelle emozioni, perché mi avrebbe presa per una stupida. L’avevo lasciato io, dannazione. Ed era stata la decisione di cui mi ero pentita di più in tutta la mia vita.
“Bene.” Dissi infine. “Ho quasi finito l’università, sto scrivendo l’ultimo capitolo del libro che vorrei inviare alle case editrici e Laurel ed io abbiamo fatto piani per il futuro, cosa che per me è abbastanza strana.” Aggiunsi.
“Posso immaginare. Tu eri abituata a spostarti ogni anno, senza sapere dove saresti andata, e adesso stai progettando una vita intera con la tua migliore amica. Sono davvero contento per te.” Rispose Harry. Non riuscivo a leggere la sua espressione. Era davvero contento o si stava sforzando per essere gentile e, in realtà, voleva mandarmi a quel paese?
“E tu come stai?” Domandai. Avevo paura della risposta. Non volevo sapere quello che aveva fatto da quando l’avevo lasciato a quel momento e mi rendevo conto di essere una stupida e che mi stavo comportando in modo infantile. Mi tornò in mente Louis, che nel periodo in cui Harry ed io eravamo stati insieme, mi aveva ripresa più volte per il mio comportamento e mi aveva sempre detto le cose come stavano. Ero stata davvero un’idiota a tagliare i ponti anche con lui, perché si era rivelato un amico fantastico. Avrei dovuto cercare di rimediare.
“Un po’ stanco, se devo dire la verità. La mia casa editrice ha organizzato questo piccolo tour promozionale e sto visitando una città diversa ogni giorno per fare incontri nelle librerie, leggere passaggi dal mio nuovo libro e firmare copie… però sono contento. Ci ho messo due anni a scriverlo, ma sono soddisfatto del risultato.” Replicò. Non nominò minimamente il suo matrimonio con Courtney o nessun’altra donna.
“Harry, devo chiedertelo. Vorrei fare finta di nulla, ma… la trama del tuo libro.” Dissi. Mi ero ripromessa di stare zitta e di non dire nulla a riguardo, ma non ce la facevo più a tenermi tutto dentro. Dovevo parlarne.
Harry sospirò e si morse il labbro.
“Non posso negare che tu sia stata l’ispirazione principale per quel libro.” Rispose. Provai un brivido lungo la schiena quando sentii quelle parole. “Non so se lo leggerai, ma se lo farai troverai sicuramente dei riferimenti a cose che sono successe davvero, anche se la storia principale è molto diversa e decisamente inventata.”
“Non penso che riuscirò a leggerlo, devo dirti la verità.” Mormorai, abbassando lo sguardo.
“Ti capisco. E penso che tu faccia bene, in realtà. Se fossi nei tuoi panni non so se riuscirei a leggerlo nemmeno io.” Aggiunse, abbozzando un sorriso.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto e cercai di finire il pranzo. Sapevo che era arrivato il momento di fare un discorso molto più serio, quello che non vedevo l’ora di fare, ma anche che stavo cercando di evitare con tutte le mie forze.
“Mi dispiace per come è finita.” Dissi quando finalmente trovai il coraggio di parlare.
“Dispiace anche a me, Mary. La cosa che mi ha sempre fatto arrabbiare è che ci amavamo sul serio. Era solo il momento sbagliato per entrambi.” Replicò lui, guardandomi negli occhi. E chi aveva il coraggio di dirgli che, in quel momento, tutti i miei sentimenti per lui, quelli che avevo cercato di nascondere per tutto quel tempo, erano appena tornati a galla?
“Dire che il momento era sbagliato è un eufemismo.” Borbottai, ricordando perfettamente il giorno in cui Courtney mi aveva minacciata, dicendomi che avrei dovuto lasciare Harry, altrimenti avrebbe usato quelle foto contro di me. “Come… come sei stato in questi anni?” Domandai poi, alzando un po’ la voce ma cercando di evitare il suo sguardo. Sapevo che aveva capito quello che stavo facendo.
“Impegnato.” Rispose lui. “Subito dopo aver finito di insegnare alla Washington University mi sono trasferito a New York nell’appartamento che ti ho fatto vedere quando siamo andati insieme.” Aggiunse.
Annuii, ma non dissi nulla.
“Ho portato Dusty con me. Ha scoperto che gli piace stare seduto sul davanzale interno e spaventare i piccioni.”
“È diventato più amichevole?” Domandai. Il mio era un modo sottile per chiedere a Harry se aveva avuto altri “ospiti” nel suo appartamento.
“Non proprio.” Rispose lui, sorridendo. “Con Louis, Zayn e Niall nessun problema. Ma con chiunque altro… si nasconde sotto il letto e guarda male. Malissimo.” Scoppiai a ridere, ripensando al gatto.
“Mi ricordo le sue occhiate terribili.” Dissi. Tra noi calò di nuovo il silenzio e cominciai a pensare al nostro primo appuntamento a New York. Quando eravamo arrivati al ristorante eravamo diventati imbarazzati entrambi, per qualche strano motivo. La serata, poi, si era ripresa per fortuna. Non avevo idea se anche questa volta la situazione sarebbe tornata normale. Anche perché cosa c’era di normale? Eravamo due ex che si stavano pranzando insieme dopo tre anni dalla rottura e cercavano di evitare e di parlare degli argomenti difficili nello stesso momento.
“Ho letto su Internet quello che è successo a Jasper.” Disse improvvisamente Harry. “Mi dispiace. Come sta?”
Lo guardai in silenzio per qualche istante, confusa. Perché avevamo iniziato a parlare di Jasper?
“Meglio.” Risposi. “La fisioterapia sta funzionando, ma non si sa ancora se riuscirà a riprendere a giocare professionalmente.” Aggiunsi. “Il che è abbastanza tragico, perché il football è tutta la sua vita e… non sa più chi è se non può più considerarsi un giocatore.” Conclusi.
“Mi dispiace davvero tanto.” Ripeté Harry, scuotendo la testa. Ricordavo ancora i titoli sui giornali quando Jasper si era infortunato. Era stato un periodo difficile e i giornalisti non l’avevano certo reso migliore. I fotografi si erano accalcati davanti all’ingresso dell’ospedale.
La rappresentante della squadra aveva cominciato ad organizzare piccole conferenze stampa davanti a quel maledetto portone, per aggiornare tutti sulle condizioni di Jasper, che aveva subito un’operazione e doveva cercare di riprendersi. In quel periodo andavo a trovarlo tutti i giorni, facendo lo slalom tra i fotografi ed evitando le domande dei giornalisti – che ormai avevano capito che andavo a trovare lui, perché ci avevano visti spesso insieme agli allenamenti o alle partite.
“Si riprenderà, ne sono sicura. È forte.” Dissi, risoluta. Dovevo per forza pensarla in quel modo. Non sapevo se avrebbe giocato di nuovo, ma sapevo che avrebbe superato tutto, perché lui era fatto così. Non si faceva abbattere facilmente.
“In che quartiere siete andati a vivere?” Mi domandò Harry dopo qualche secondo.
“Non viviamo insieme.” Risposi, confusa. Lui sembrò quasi sollevato, ma arrossì per l’imbarazzo.
“Oh, pensavo di sì. Ho visto parecchie tue foto all’ospedale e quindi pensavo che…” Disse, lasciando cadere la frase a metà.
“Pensavi che fossimo tornati insieme?” Domandai. Quindi aveva nominato Jasper per parlare della mia situazione sentimentale? Gli interessava ancora? Non sapevo se sentirmi lusingata e felice o un po’ in imbarazzo.
“Sì.” Affermò lui, abbassando lo sguardo.
“No.” Dissi. “È assurdo, perché non so se ti ricordi cosa mi aveva combinato durante il primo anno, dopo che l’avevo lasciato… ma siamo diventati migliori amici negli ultimi anni.” Aggiunsi, mentre cercavo di ignorare il fatto che Harry si fosse tenuto informato sulla mia vita tramite quello che era successo a Jasper. Cosa significava?
Cominciai invece a pensare alla serata in cui Jas ed io ci eravamo ritrovati del tutto e sorrisi. Era l’inizio del secondo anno e avevo già scoperto che Harry se n’era andato. Ero devastata e avevo bisogno di pensare ad altro, così Laurel, Rae, Valentina e Carmen mi avevano convinta ad andare alla festa di inizio dell’anno della confraternita di Jasper. Lui si era già laureato alla fine dell’anno prima, ma era tornato alla confraternita per salutare le nuove reclute e festeggiare il suo ingresso nei Rams.
Mi aveva offerto da bere – forse un po’ troppo – e avevamo passato tutta la notte su una sdraio nel giardino della casa dei Kappa Alpha Psi. Avevamo solo parlato quella sera ed io mi ero messa a piangere e gli avevo raccontato tutto di Harry: il nostro incontro, la nostra storia clandestina, il nostro addio e l’ultima brutta scoperta, cioè la sua partenza.
L’alcool mi aveva annebbiato la mente e non avevo minimamente pensato che Jasper avrebbe potuto arrabbiarsi o rendermi la vita impossibile, così ero stata completamente onesta. E lui aveva avuto una reazione sorprendente. Mi aveva abbracciata, mi aveva dato un bacio sulla testa e mi aveva stretta. Poi mi aveva raccontato della sua delusione d’amore più grande – era avvenuta qualche anno prima, durante il suo primo anno di college. Quella notte aveva consolidato la nostra amicizia.
“Oh.” Fu il solo commento di Harry. Sembrava confuso, come se volesse chiedermi altro ma non ne avesse il coraggio.
“Come va con Courtney?” Chiesi improvvisamente, decidendo di smettere di aggirarmi intorno all’argomento. Dovevo affrontare le cose di petto, come mi diceva sempre Jasper.
“Courtney?” Mi chiese Harry, come se gli avessi fatto una domanda assurda. “Non la vedo da parecchio, da quando il nostro divorzio è ufficiale.”
Fu come se un peso mi si fosse sollevato dallo stomaco.
“Ah, avete divorziato?” Domandai quasi casualmente.
“Sì. Avevo detto l’avrei fatto e l’ho fatto. Le ho presentato i documenti pochi giorni dopo che ci siamo lasciati. Sono stati dieci mesi da incubo, perché lei non era d’accordo su nulla, ma alla fine ce l’ho fatta e sono tornato un uomo libero.” Disse con un sorriso.
“Harry?” Lo chiamai improvvisamente, con urgenza. Lui alzò lo sguardo e rimase in silenzio, aspettando che io dicessi qualcos’altro. “Harry, cosa ci facciamo qui?” Domandai. “Cioè… cosa stiamo facendo? Perché ci stiamo raccontando quello che è successo e stiamo pranzando insieme?”
Non sapere la risposta mi stava facendo agitare. Mi sentivo ansiosa, come se non fossi al posto giusto o come se sapessi che stesse per succedere qualcosa, ma non avessi la minima idea di cosa.
“Non lo so.” Ammise. “Pensavo che, dopo tutto questo tempo, meritassimo entrambi delle risposte.”
“Il nostro tempismo era terribilmente sbagliato.” Dissi. “E sì, tu meriti tutte le risposte del mondo, dopo quello che ho fatto.”
“Vuoi dire che finalmente mi dirai perché mi hai lasciato? Il vero motivo, intendo.”
Erano passati più o meno tre anni, ma improvvisamente riprovai tutte le emozioni di quel giorno. La paura di essere scoperta e di perdere la borsa di studio, di fargli perdere il posto di lavoro. La rabbia per essere stata costretta a prendere una decisione contro la mia volontà. La tristezza, la disperazione perché sapevo che le cose sarebbero cambiate completamente.
“Courtney mi ha minacciata.” Dissi a bassa voce. “Quella mattina avevo intenzione di venire nel tuo ufficio per dirti che avevo capito di amarti troppo per lasciarti andare. Non mi interessava se non mi avevi detto che eri sposato, non mi importava di nulla. Volevo solo stare con te. Poi ho incontrato lei, che mi ha mostrato quelle foto per l’ennesima volta e mi ha detto che avrei dovuto lasciarti e dirti di tornare da lei, altrimenti le avrebbe usate per farmi perdere la borsa di studio e… non potevo permettermelo. Non potevo nemmeno permettere che tu perdessi il lavoro per questa storia.”
“Ma perché non me ne hai parlato, Mary? Avremmo potuto trovare una soluzione insieme.” Ribatté Harry, improvvisamente arrabbiato.
“Perché ero spaventata.” Risposi. “Non mi era mai capitato di essere ricattata in quel modo. Le foto che aveva Courtney avrebbero potuto rovinarci entrambi e non volevo che succedesse.” Aggiunsi.
“Sì, ma…” Cominciò lui. Poi si interruppe e scosse la testa. “Se tu me ne avessi parlato avremmo potuto evitare di stare male in due.”
Il modo in cui pronunciò quelle parole mi fece sentire come se qualcuno mi avesse appena pugnalata nel petto e avesse cominciato a girare il pugnale. Aveva ragione, avevo fatto soffrire entrambi. Ero stata una stupida.
“Forse abbiamo sbagliato tutto.” Dissi, alzandomi velocemente e prendendo la mia borsa. “Non dovevo venire qui, non dovevamo parlarne.” Aggiunsi.
“Mary, aspetta!” Esclamò Harry, alzandosi a sua volta e raggiungendomi.
“No, Harry. Mi dispiace per tutto quello che è successo, ma ormai è successo e forse è stato meglio così. Ormai siamo andati avanti entrambi e… non lo so, lasciamo il passato nel passato.” Conclusi, prima di aprire la porta e uscire da quell’appartamento il più velocemente possibile. Non potevo sopportare di rimanere lì un solo secondo in più.---------------------------------------------------------------------------------------------------
Grazie per aver letto! A martedì per il prossimo capitolo :)
Poppy Belle
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Little White Lies || [One Direction - Harry Styles]
FanfictionMary Jane Watson ha un nome che la rende il bersaglio di battutacce da parte di tutte le persone che conosce. E la gente non sa nemmeno il vero motivo per cui si chiama così (fortunatamente, perché le battute orribili potrebbero solo peggiorare)...