Rimasi fuori dall’ufficio di Harry per quelle che mi sembrarono ore. Non avevo il coraggio di bussare, perché non volevo affrontare quello che stava per succedere. Avevo appena deciso di tornare con lui perché mi ero accorta di amarlo troppo. Come avrei potuto fare quello che dovevo fare? Non volevo andare in quell’ufficio, mentire e lasciarlo. Ma che alternativa avevo? La posta in gioco era alta. Harry avrebbe perso il suo lavoro ed io avrei perso la borsa di studio e non potevo permettere che succedesse. Amavo St. Louis. Amavo la Washington University. Tutta la mia vita era lì. Non sapevo nemmeno dove avrei potuto andare se mi avessero cacciata dall’università.
Respirai profondamente per cercare di trovare un po’ di coraggio, poi bussai alla porta e attesi. Sperai che Harry non fosse lì, che quel giorno si fosse fermato a fare colazione e quindi fosse in ritardo, ma dopo pochi secondi sentii la sua voce.
“Avanti.” Disse.
Chiusi gli occhi e deglutii prima di aprire quella maledetta porta di legno scuro.
Non voglio, non voglio, non voglio, non voglio, non voglio.
“Mary! Che sorpresa!” Esclamò lui, alzandosi e raggiungendomi. Cercò di abbracciarmi, ma mi divincolai. Sapevo che non si aspettava di vedermi, anche se la sera prima avevamo passato del tempo insieme ed era stato quasi come ai vecchi tempi.
Abbassai lo sguardo e sentii gli occhi lucidi. Non potevo piangere ancora prima di iniziare quel discorso. Dovevo resistere.
Invece di abbracciarlo mi sedetti sulla sedia di fronte alla sua scrivania e aspettai che lui si accomodasse al suo solito posto. Iniziai a respirare profondamente per calmarmi, ma mi sentivo come se non potessi parlare. Avevo un nodo in gola e non ero sicura che sarei stata in grado di dire quello che dovevo dire.
“Harry, ho pensato tanto questa notte.” La mia voce era spezzata e tremolante e non riuscivo a controllarla.
“No.” Sussurrò lui. Sapevo che aveva capito quello che stava per succedere. Era una persona davvero intelligente.
“Non posso stare con te, Harry. Sei sposato, c’è di mezzo un’altra persona. Devi… devi provare a far funzionare il vostro matrimonio. Io… io non posso stare con te.” Mormorai a bassa voce, senza guardarlo negli occhi. Non potevo permettermi di farlo, perché sapevo che non sarei riuscita ad andare avanti. Ogni parola mi feriva come un pugnalata nel petto e volevo solo scappare lontano da quell’ufficio e nascondermi sotto le mie lenzuola.
“Mary, ne abbiamo già parlato. Io non amo Courtney. Voglio chiederle il divorzio da tantissimo tempo e lo farò in ogni caso.” Ribatté lui.
“Ti prego, non rendere tutto più difficile del necessario.” Sussurrai. Ormai non riuscivo nemmeno più a trattenere le lacrime. Dovevo andare via. “Non voglio più stare con te. Non voglio più vederti fuori dalle lezioni e non voglio che mi contatti più.” Aggiunsi con voce tremante.
“Mary…” Cercò di interrompermi Harry. Allungò un braccio per posare una mano sulla mia, ma la ritrassi immediatamente.
“No.” Dissi. “Questa… questa è la mia decisione e non cambierò idea.” Aggiunsi. “Ti prego, vai a casa da tua moglie e prova a far funzionare il vostro matrimonio una volta per tutte. Tra noi è finita.”
Non aspettai nemmeno che rispondesse, perché non sopportavo più essere in quell’ufficio. Mi alzai e corsi fuori. Non mi fermai finché non raggiunsi il parco del campus e scoppiai a piangere. Mi sentivo soffocare, era come se cercassi di inspirare e non succedesse nulla. Forse era così che si sentivano le persone quando stavano affogando.
“Mary, va tutto bene?” Sentii una voce familiare alle mie spalle. Non mi voltai, perché non mi interessava vedere chi era. Volevo solo stare da sola.
“Mary?” Insistette la voce. Sentii una mano chiudersi intorno al mio polso e tirarmi leggermente per farmi voltare. Quando mi girai e mi decisi ad aprire gli occhi, mi trovai faccia a faccia con Liam.
“S-sto bene.” Dissi tra le lacrime.
“Mary, non mi sembra proprio. Cos’è successo? Vuoi che chiamo Laurel?” Mi domandò. Non risposi, invece mi buttai tra le sue braccia e cominciai a singhiozzare. Liam mi strinse per qualche minuto senza dire una parola, poi si allontanò leggermente e mi guardò.
“Non è successo niente.” Dissi, cercando di ricompormi. “Sto bene, davvero.”
“Ti sei fatta male?” Mi chiese ancora Liam, che non era decisamente convinto che stessi bene. “Ti ha fatto male qualcuno?”
“No, no.” Risposi. “È solo… Sono solo problemi di cuore.” Aggiunsi. Il fatto che Liam mi avesse costretta a parlare mi aveva fatta calmare e non avevo più la sensazione di annegare di poco prima. Stavo ancora male ed ero sicura che avrei pianto almeno fino alla fine dell’anno, ma concentrarmi su una risposta mi aveva fatta calmare un po’.
“Mi dispiace. Posso fare qualcosa?”
“No, grazie. Hai già fatto tanto.” Replicai, asciugandomi gli occhi con il dorso della mano. Dovevo essere un brutto spettacolo, contando che ogni volta che piangevo il mio naso diventava istantaneamente color aragosta, ma in quel momento non mi interessava molto il mio aspetto fisico.
“Sicura? Non so, hai bisogno che ti faccio compagnia o vengo con te da qualche parte?”
Cercai di sorridere davanti all’evidente gentilezza di Liam. E pensare che solo poche settimane prima non aveva nemmeno cercato di difendermi dalla cattiveria dei suoi compagni di confraternita.
“No, davvero. Grazie. Anzi, adesso torno nel mio dormitorio perché ho bisogno di stare un po’ da sola.” Aggiunsi. Sapevo che avrei dovuto andare a lezione con Harry, ma non ce la facevo. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi dopo quello che avevo fatto. Avevo mentito apertamente e gli avevo detto che era finita, quando l’unica cosa che volevo fare era perdermi tra le sue braccia e stare con lui per sempre.
“D’accordo. Beh, se hai bisogno chiamami, okay? E… oggi pomeriggio copro io il tuo turno in libreria, non preoccuparti.” Replicò Liam.
“Grazie.” Mormorai. Mi ero persino dimenticata che avrei dovuto lavorare quel pomeriggio.
Per tornare al dormitorio cercai di percorrere il tragitto più lungo e di camminare nelle zone con meno gente possibile, perché non volevo essere vista in quelle condizioni. Quando raggiunsi la piazza del campus (che avrei evitato volentieri, ma era l’unica strada per raggiungere l’edificio in cui vivevo), però, incontrai Carmen.
“Ehi, Mary!” Esclamò la ragazza. Abbassai lo sguardo e la salutai, nella speranza che se ne andasse in fretta. “Stai bene?” Mi domandò subito.
“Oh, sì, solo un po’ di raffreddore. Niente di grave.” Mentii, infilando le mani in tasca e cercando di nascondermi il più possibile.
“Capisco.” Rispose la ragazza. “Deve essere un virus che c’è in giro. Anche Styles oggi non si è presentato a lezione perché era malato.” Aggiunse.
Alzai immediatamente lo sguardo e la fissai per qualche secondo. Poi guardai l’orologio che portavo al polso. A quell’ora Carmen avrebbe dovuto essere a lezione. Harry non si era presentato e aveva mandato via tutti. Provai una fitta allo stomaco e una stretta al cuore. Che cos’avevo fatto? L’avevo ferito, avevo spezzato il cuore di entrambi. Avrei voluto rimediare, ma non avevo alternative. Courtney era stata davvero chiara e non potevo permettere che rovinasse la vita di entrambi.
“Eh sì.” Risposi, rimanendo sul vago. “Vado in camera, perché sto congelando.” Aggiunsi subito dopo.
“Okay. Riprenditi! Più tardi ti porterò un po’ di brodo di pollo. Funziona sempre quando sono malata, mi fa passare tutto!” Esclamò Carmen, sorridendo.
“Grazie.” Mormorai. Poi mi voltai e camminai velocemente verso l’edificio del mio dormitorio, prima che potesse vedermi qualsiasi altra persona.
“Mamma, papà!” Esclamai quando arrivai davanti alla porta della stanza che condividevo con Laurel. “Che cosa fate già qui?” Domandai.
“Sorpresa!” Dissero entrambi, sorridendo da orecchio a orecchio. “Abbiamo deciso di venire qui due giorni prima!” Aggiunse mia madre.
“Dove dormirete?” Chiesi, incredula. Non avevano intenzione di occuparmi il dormitorio, vero? Avevo bisogno di stare da sola, soprattutto in quel momento. L’ultima cosa di cui avevo bisogno erano i miei genitori che mi proponevano di andare a studiare qualche tecnica spirituale strana con loro.
“Oh, tesoro.” Rispose mia madre. “Tuo padre ed io abbiamo fatto un investimento. Stiamo guadagnando bene ultimamente e abbiamo deciso di comprare una roulotte!” Esclamò. Sembrava non stare più nella pelle dall’entusiasmo.
“Fantastico.” Risposi. Almeno non mi avrebbero chiesto di dormire sul pavimento della mia stanza.
“Oh, Dakota Rain.” Sussurrò mia madre, spostandomi i capelli dal viso e posando una mano sulla mia guancia.
“Mamma, non mi chiamo Dakota Rain. Mi chiamo Mary Jane.” Sbottai, cercando le chiavi per aprire la mia stanza. Odiavo quel soprannome e le avevo chiesto almeno un milione di volte di non usarlo.
“Ma tesoro, è il nome che ti rappresenta sul serio. Il tuo vero io. Sai che sei stata concepita durante un temporale pazzesco a Dakota, nell’Illinois.”
“Lo so.” Dissi, aprendo la porta e facendo entrare la mia famiglia. “Ma non mi piace continuare a pensare al momento in cui sono stata concepita. È disgustoso.”
“È naturale.” Mi rimproverò mia madre.
“Se lo dici tu.” Replicai. Stavo aspettando il momento in cui mia madre avrebbe cominciato a farmi una ramanzina per il colore che vedeva intorno a me.
“D’accordo, Mary Jane.” Disse dopo qualche secondo. “Vuoi dirmi cosa sta succedendo?”
Roteai gli occhi al cielo e mi lasciai cadere pesantemente sul letto.
“Nulla.” Mentii.
“Ho dimenticato il regalo per Mary nella roulotte, vado a prenderlo un secondo.” Intervenne mio padre, le cui intenzioni erano piuttosto chiare. Voleva lasciarci da sole.
Mia madre annuì, poi si sedette sul letto di fianco a me.
“È il ragazzo sposato di cui mi parlavi al telefono?” Mi domandò, guardandomi intensamente negli occhi. Odiavo quando faceva così. Sembrava che potesse leggermi l’anima.
“L’ho lasciato poco fa.” Ammisi a bassa voce, distogliendo lo sguardo.
“So che è difficile lasciare qualcuno, credimi. Prima di incontrare tuo padre ho fatto strage di cuori al liceo.” Replicò mia madre, sorridendo e facendomi l’occhiolino. “Ma tu hai l’aria di qualcuno che sta soffrendo proprio tanto. Vuoi raccontarmi cos’è successo?”
Era strano che mia madre non avesse ancora cominciato a nominare energia negativa, aura scura o cose del genere, ma apprezzavo il gesto. Avevo bisogno di lei in quel momento.
Sospirai e cercai di costringermi a non ricominciare a piangere. Non riuscivo a smettere di pensare a quello che mi aveva detto Carmen, al fatto che Harry non si fosse presentato a lezione per colpa mia. Il mio cuore era a pezzi e non avevo la minima idea di come fare a ripararlo.
Mi ritrovai a raccontarle tutto quello che era successo, senza omettere nulla. Avevo fatto fatica a iniziare a parlare, ma una volta cominciato non ero più riuscita a smettere. Era come se avessi rimosso qualsiasi tipo di filtro e un fiume di parole aveva investito mia madre, che era rimasta in silenzio per tutto il tempo. Mi aveva solo preso le mani tra le sue e aveva cominciato ad accarezzarle.
“Tesoro.” Cominciò a dire, guardandomi negli occhi. Non mi ero nemmeno accorta di aver iniziato a tremare.
“Forse hai ragione.” Dissi improvvisamente. “Forse la mia vita non è qui, ma con voi in… dove siete ultimamente?” Domandai. Non riuscivo a concentrarmi su nulla e volevo smettere di sentirmi in quel modo. Volevo che i miei occhi smettessero di bruciare, ma soprattutto, volevo che il mio cuore smettesse di fare male.
“Sedona, Arizona.” Rispose mia madre. Poi scosse la testa. “E no, non credo che il tuo posto sia con noi. Ho parlato tanto con tuo padre dopo la nostra ultima telefonata e credo che sia arrivato il momento, per te, di spiegare le ali e cominciare a volare per conto tuo. St. Louis è la tua casa. Venire a Sedona con noi per te vorrebbe solo dire scappare da quello che è successo qui e non puoi passare la tua vita a fuggire, Mary.” Aggiunse. La guardai, incredula. “Il motivo per cui siamo venuti a trovarti è perché volevo parlarti di persona. Volevo dirti delle cose guardandoti negli occhi.”
“State bene tu e papà?” Domandai immediatamente.
“Sì.” Disse mia madre, sorridendo. “Stiamo tutti bene. E vorrei che anche tu stessi bene, tesoro, ma so che questo tipo di dolore non passa semplicemente schioccando le dita. Non posso prometterti che il processo di guarigione sarà veloce e semplice, ma posso prometterti che arriverà un giorno in cui ti sveglierai e lo sentirai meno.”
“Tu pensi che io abbia fatto la cosa giusta?” Chiesi. Avevo bisogno di qualcuno che mi guidasse, che mi dicesse cosa fare, perché io non sapevo nemmeno più dove sbattere la testa in quel momento.
“Sì.” Rispose mia madre, sorprendendomi di nuovo. “So che tu lo ami e so che lui ama te, ma ci sono una serie di circostanze che rendono la situazione complicata. Troppo complicata. A volte l’amore di due persone non è abbastanza per tenerle insieme e tu sei giovane, ti sei trasferita qui per studiare e per concentrarti sulla tua educazione e sulla tua futura carriera… Una cosa del genere potrebbe rovinarti. Se la moglie del tuo professore dovesse utilizzare quelle foto, potresti perdere la borsa di studio ed essere espulsa. So che è strano, detto da me, ma a volte credo che sia più importante seguire i propri sogni rispetto all’amore.”
“Tu dici?”
“Sì.” Replicò ancora mia madre. “Se due persone si amano davvero e sono destinate a stare insieme si ritroveranno. Penso che questo non sia il momento giusto per nessuno dei due e credo che tu abbia bisogno di una pausa. Devi concentrarti su te stessa e sui tuoi sogni e chi lo sa? Se tu e Harry siete anime gemelle sono sicura che vi incontrerete di nuovo al momento giusto.”
“E se non siamo anime gemelle?” Domandai, sentendomi un po’ stupida. Volevo disperatamente che avesse ragione. Volevo che Harry ed io fossimo anime gemelle sul serio e volevo anche sapere che ci saremmo incontrati di nuovo in futuro e che saremmo stati insieme e felici. Ma come potevo essere certa che sarebbe successo?
“Vuol dire che questa è un’esperienza da inserire nel tuo bagaglio personale e da portare sempre con te. Se lui non è la tua anima gemella sono sicura che troverai la persona giusta sulla tua strada.” Rispose mia madre.
Annuii, perché quello che aveva detto aveva un senso. Certo, il dolore sordo che sentivo al petto non accennava a diminuire, ma aveva ragione. Quel tipo di dolore non se ne andava in un secondo. Con il tempo sarebbe diminuito ed io avevo bisogno di allontanarmi da tutta quella situazione, perché mi sentivo costantemente come se stessi soffocando. Avevo troppo peso sulle spalle, non potevo andare avanti in quel modo.
“Come farò quando lo vedrò a lezione, mamma?” Chiesi all’improvviso.
“Devi essere coraggiosa e affrontare la situazione a testa alta. Quando sei a lezione devi solo concentrarti sulla tua scrittura e incanalare tutti i tuoi sentimenti in quello che stai scrivendo.” Disse la donna. Annuii e rimasi in silenzio per qualche minuto, cercando di immaginare come sarebbe stato passare qualche ora alla settimana insieme a Harry e trattarlo da sconosciuto. Da professore. Quell’idea non mi piaceva per niente, ma dovevo cercare di convivere con la decisione che ero stata costretta a prendere. E mia madre aveva ragione, mi ero trasferita a St. Louis perché volevo studiare e diventare una brava scrittrice. Dovevo concentrarmi su quello e su nient’altro.
“Cosa volevate dirmi tu e papà?” Era passato parecchio tempo ed ero sicura che mio padre si fosse chiuso nella roulotte e che stesse aspettando un segnale da parte di mia madre. Doveva aver capito che avevo bisogno di sfogarmi e di fare un lungo discorso con lei e aveva deciso di lasciarci spazio. Dovevo ricordarmi di abbracciarlo stretto quando l’avrei rivisto, più tardi.
“Quello che mi hai detto al telefono l’ultima volta che ci siamo sentite mi ha fatto riflettere e ho capito che non è giusto che tu non sappia nulla sul resto della tua famiglia per colpa di qualcosa che è successo tanti anni fa.”
“Vuoi raccontarmi com’è andata?” Chiesi. Mia madre annuì e respirò profondamente.
“Il motivo per cui papà ed io abbiamo tagliato fuori le nostre famiglie è davvero semplice, ma noi non possiamo ignorarlo e fare finta che non sia mai successo nulla.” Cominciò a raccontare. “I nostri genitori non hanno mai approvato il modo in cui abbiamo deciso di vivere. Credo che nessuno di loro volesse accettare il nostro enorme cambiamento. Tuo padre frequentava una delle università migliori del paese, si era trasferito negli Stati Uniti per studiare e, improvvisamente, ha abbandonato tutto per conoscere meglio le piante e i fiori e le loro proprietà. Per seguire me. Ed io avevo una carriera scolastica promettente, ero brava in quasi tutte le materie, facevo la cheerleader e mi piaceva scrivere.” Continuò. Scosse la testa, come se stesse ricordando quel periodo, e poi ricominciò a parlare. “Sulla carta sembrava la vita perfetta, ma non mi rendeva felice, capisci? Io sapevo che c’era di più là fuori e volevo esplorare varie opzioni, vivere qualche avventura… insomma, volevo andare alla ricerca della felicità.”
“E i nonni non hanno mai approvato la tua decisione?”
“All’inizio mi hanno supportata. Non hanno detto nulla quando ho chiesto loro, come regalo di diploma, i soldi per un biglietto aereo per l’Europa. Mi hanno accontentata, così sono partita per un viaggio che ha cambiato completamente la mia vita e quando sono atterrata di nuovo negli Stati Uniti l’idea di tornare alla solita routine non mi piaceva più. Non volevo andare all’università, laurearmi, trovare un lavoro noioso ed essere infelice come il resto dell’America.”
“Quindi vi siete allontanati quando hai deciso di continuare il tuo viaggio?” Domandai.
“Non proprio.” Rispose lei. “Certo, non erano felici della mia decisione di non andare all’università, ma l’hanno accettata. È stato quando sei nata tu che le cose sono completamente cambiate.”
Alzai un sopracciglio, ma non dissi nulla. Rimasi in silenzio, in attesa di ulteriori spiegazioni.
“I tuoi nonni volevano che papà ed io rimanessimo a Springfield. Volevano che smettessimo di viaggiare, perché dicevano che il nostro stile di vita non era adatto per una bambina. Persino i genitori di papà si sono offerti di trasferirsi qui dall’Australia per darci una mano con te.” Continuò mia madre, abbassando lo sguardo e scuotendo di nuovo la testa. “Quando abbiamo detto che non volevamo aiuto e che avremmo continuato a viaggiare c’è stato un litigio molto brutto. Sono volate parole e frasi affilate come coltelli che hanno ferito tanta gente. I tuoi nonni ci hanno minacciati, dicendo che se fossimo partiti avrebbero chiamato i servizi sociali e ti avrebbero fatta portare via. Volevano unirsi ai genitori di papà e portarci in tribunale per ottenere la tua custodia.” Vidi gli occhi di mia madre diventare lucidi mentre raccontava quella parte di storia e le strinsi un po’ le mani.
“Mi dispiace.” Mormorai. Ed era vero, mi dispiaceva che i miei nonni non avevano capito che i miei genitori erano diversi da tutti gli altri e che per loro stare fermi in una città per un lungo periodo di tempo era uguale a morire lentamente. Ma capivo anche che le loro famiglie volevano solo il meglio per me ed erano convinti che tutti quei viaggi mi avrebbero fatta crescere in modo strano.
“È stato un periodo davvero brutto, ma sono contenta della decisione che abbiamo preso. Non la cambierei per nulla al mondo. So che portarti in giro per l’America con noi è stata la cosa giusta e sei cresciuta in modo sano e sono davvero orgogliosa di te, Mary. Sei una giovane donna forte e indipendente. Non molte persone possono dire di aver vissuto tutto quello che hai vissuto tu. La maggior parte dei tuoi coetanei è cresciuta in una bolla di sapone, ma tu sai com’è il mondo. Ed è per questo che so che supererai tutto questo e ne uscirai più forte di prima.” Continuò mia madre. “Ormai sono passati tanti anni e, per quanto io e papà non vogliamo più avere nulla a che fare con nessuno dei nostri genitori, capiamo che tu sei una persona diversa e hai bisogni diversi. Quindi vogliamo entrambi che tu ti senta libera di frequentarli e conoscerli meglio.”
“Grazie, mamma.” Dissi semplicemente. La abbracciai di nuovo, sentendomi stranamente calma e serena. Solo poche ore prima pensavo che avrei passato la notte a piangere e che non mi sarei mai più fermata. Avevo persino considerato l’idea di trasferirmi per fuggire da quello che era successo, invece un solo discorso con mia madre – uno stranamente onesto, serio e lungo – mi aveva fatto cambiare completamente stato d’animo. Mi sentivo più forte e pensavo che sarei stata in grado di superare tutto.FINE PRIMA PARTE
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Little White Lies || [One Direction - Harry Styles]
FanfictionMary Jane Watson ha un nome che la rende il bersaglio di battutacce da parte di tutte le persone che conosce. E la gente non sa nemmeno il vero motivo per cui si chiama così (fortunatamente, perché le battute orribili potrebbero solo peggiorare)...