08 - Knock Knock, Who's There?

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“Che cosa…” Cominciai a dire.
Lui si guardò velocemente intorno, probabilmente per controllare che nessuno lo potesse vedere, e poi entrò nella stanza e richiuse la porta alle sue spalle.
Sì, doveva proprio essere pazzo.
“Sei uscita di fretta e hai lasciato il tuo telefono sulla mia scrivania.” Disse lui, estraendo il mio iPhone dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni e porgendomelo. “Ha cominciato a suonare e… qualcuno sta cercando disperatamente di contattarti.”
Distolsi lo sguardo per non mostrare la mia delusione. Era sbagliato, lo sapevo, ma una parte di me sperava che si fosse presentato davanti alla mia porta per dirmi che non era pazzo di me e per baciarmi di nuovo.
“Grazie.” Mormorai. Nel prendere l’oggetto sfiorai le sue dita con le mie e provai un brivido. Ricordai le sensazioni provate poco prima e mi sembrò di risentire le sue labbra sulle mie.
No, dovevo smettere di pensarci.
Il professor Styles, che era ancora in piedi, davanti alla porta, aveva l’aria sconvolta. Sembrava che avesse corso per un’ora e i suoi occhi continuavano a cercare i miei.
Cercai di ignorarlo, nella speranza che lasciasse la mia camera al più presto. Mi spostai di qualche passo e mi concentrai invece sui messaggi che mi aveva mandato Laurel e notai che tutti contenevano una serie spropositata di punti esclamativi. Tutto quello che stava cercando di dirmi la mia amica, comunque, era che era passata in libreria da Liam, aveva avuto un picco di coraggio e gli aveva chiesto di uscire. Lui aveva accettato, quindi mi aveva detto di non aspettarla sveglia, perché sarebbe andata a cena con lui e poi avrebbe cercato di passare la notte nella sua stanza.
“Mary Jane?” Il professore cercò di attirare la mia attenzione. Era ancora lì, di fronte alla porta chiusa, e sembrava fuori posto. Sembrava in imbarazzo, aveva persino le guance rosse.
“Sì, professore?” Domandai.
“Quello che è successo prima, nel mio ufficio…”
“Non è successo nulla, professore.” Mi costrinsi a dire. Lui non disse nulla per qualche secondo e, contro la mia volontà, alzai lo sguardo e incrociai il suo. Mi stava fissando e aveva la stessa espressione di qualche ora prima, quando mi aveva baciata.
Styles si avvicinò di qualche passo.
“Sono terribilmente dispiaciuto per quello che è successo nel mio ufficio. Io… credo di aver frainteso tutto e mi dispiace se ti ho messa in una situazione imbarazzante.” Disse, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. Non mi era mai sembrato così giovane. Lo fissai, cercando di capire quello che mi stava dicendo. Si stava scusando per avermi baciata?
“Cosa?”
“Mi rendo conto di averti messa in una posizione difficile e non voglio che la mia mancanza di giudizio influenzi la tua passione per la scrittura o la tua frequenza.” Continuò lui.
Pensava di aver frainteso tutto. Pensava di non piacermi. Non sapeva che avevo una cotta spropositata per lui e quella sua improvvisa insicurezza, quell’espressione dispiaciuta e imbarazzata sul suo viso mi fecero tenerezza. Improvvisamente mi venne voglia di baciarlo di nuovo, di intrecciare le dita tra i suoi capelli e di farmi stringere dalle sue braccia.
“Sei una brava scrittrice e mi dispiacerebbe perderti come studentessa per quello che ho fatto. Ma se ti senti in imbarazzo e vuoi andare a parlare con il Rettore…”
Decisi di non fargli finire la frase, perché non aveva senso permettere che si torturasse in quel modo ancora per un solo secondo. Non avevo nessuna intenzione di parlare con nessuno e di farlo licenziare. Volevo solo che, per almeno una volta, le cose non fossero difficili. Volevo smettere di pensare a cosa fosse giusto o sbagliato e dare retta solo al mio istinto.
Annullai la distanza tra di noi con un paio di passi e appoggiai le mie labbra sulle sue. Il professor Styles perse l’equilibrio e indietreggiò leggermente, poi rimase immobile per pochi secondi e infine estrasse una mano dalla tasca dei pantaloni e la appoggiò alla base della mia schiena per attirarmi più vicina a sé.
Non ci fu nulla di delicato in quel bacio. Fu completamente diverso da quello che ci eravamo scambiati nel suo ufficio. Sembrava che nessuno dei due potesse più fare a meno dell’altro, che nessuno dei due potesse vivere senza l’altro. Avevamo bisogno di sentirci vicini, di toccarci, di stare insieme.
In pochi secondi si sciolsero settimane di tensione e ci ritrovammo a baciarci contro il muro della mia camera.
Nella mia mente comparve l’idea di fermarmi, perché quello che stavamo facendo era sbagliato, ma decisi di ignorarlo. Stavo dando retta al mio istinto, non potevo permettere che la mia mente rovinasse tutto. Così decisi persino di fare il primo passo e cominciai a slacciare i bottoni della sua camicia.
Styles mi rivolse un’espressione stupita e smise di baciarmi per qualche secondo. Sembrava quasi che volesse chiedermi se fossi sicura di quello che stavo facendo. Non disse una parola, però. Io annuii e ricominciai a baciarlo.
Per tutta risposta lui mi aiutò a liberarmi della maglietta che stavo indossando e spostò la sua attenzione sul mio collo, lasciandomi una scia di baci che mi solleticavano la pelle e che sembravano creare una traccia bollente sul mio corpo.
 
Persi la cognizione del tempo e probabilmente anche la ragione. Doveva essere l’unica spiegazione per giustificare quello che avevo fatto. Non solo avevo baciato il professor Styles, ci ero anche finita a letto insieme.
Mi girai sul fianco per osservarlo. Aveva tolto gli occhiali da vista e i suoi capelli ricci erano un disastro. Le sue labbra erano più rosse del solito ed era bellissimo. Il suo corpo era pieno di tatuaggi strani, che copriva con le camicie a maniche lunghe durante le ore di lezione.
“Mary…” Sussurrò, accarezzando la mia guancia con il dorso della mano. Provai un brivido e chiusi gli occhi.
Non avevo mai provato niente del genere in tutta la mia vita, con nessuno dei ragazzi con cui ero stata.
Mi bloccai per un secondo, perché mi resi conto che non avevo idea di come riferirmi a lui.
“Harry?” Domandai a bassa voce. Lui annuì e un sorriso spuntò istintivamente sulle mie labbra. Harry. Mi faceva sentire speciale poterlo chiamare in quel modo.
Lui si avvicinò e mi diede un altro bacio ed io mi adagiai di nuovo sul cuscino e mi preparai ad abbandonarmi ancora completamente a lui. Avrei potuto abituarmi a quella sensazione. Harry mi baciò un’altra volta e sì, ero sicura che mi sarei abituata senza nessun problema.
Poi sentii la maniglia della porta muoversi, un’imprecazione e un leggero bussare.
“Merda! Mary, sei in camera? Ho dimenticato le chiavi!”
Laurel era fuori dalla stanza. Harry era nel mio letto. Sgranai gli occhi e cercai di non farmi prendere dal panico. Era la mia migliore amica, certo, ma non potevo permettere che mi trovasse in quella situazione. Non con il professor Styles.
Mi alzai velocemente dal letto e indossai la prima cosa che trovai sul pavimento. Poi dissi a Harry di nascondersi in bagno e aprii la porta di qualche centimetro. La mia amica sembrava furiosa.
“Laurel, cosa succede?” Domandai.
“Hai presente che Liam mi aveva detto di sì, giusto? Bene, non si è presentato! L’ho aspettato come una cogliona per un’ora e mezza e non si è presentato! Alla fine la cameriera mi ha guardata come se fossi un cane abbandonato in mezzo alla strada e mi ha chiesto se volevo che rimuovesse il secondo piatto. Mi sono sentita un’idiota, Mary, non hai idea.” Si sfogò lei. Poi, per mia sfortuna, si accorse che c’era qualcosa che non andava. “Perché hai una camicia da uomo addosso e non mi apri? Oh mio Dio, Mary, c’è qui Jasper?” Sibilò poi lei.
Jasper. Mi ero completamente dimenticata di lui. Io avevo un ragazzo e l’avevo appena tradito con il mio professore.
“Dammi due secondi.” Dissi. Decisi di non mentire spudoratamente e di raccontarle che il mio ragazzo era nel nostro dormitorio. “Mi vesto e andiamo a mangiare qualcosa insieme, così mi racconti di Liam.” Aggiunsi.
La mia amica annuì e in quel momento avrei voluto abbracciarla. Non mi domandò nulla, non cercò di entrare. Mi lasciò semplicemente il tempo di rivestirmi e rendermi presentabile e mi aspettò in corridoio.
“Harry?” Chiamai a bassa voce, entrando in bagno e richiudendomi la porta alle spalle. Lui era lì, seduto sul bordo della vasca, con un’espressione di terrore dipinta sul volto. “È solo la mia coinquilina, mi sta aspettando fuori. Mi rivesto, usciamo e tu puoi sgattaiolare fuori di qui senza che ti veda nessuno.” Mormorai.
“Avrei voluto salutarti in un altro modo.” Rispose lui, alzandosi e appoggiando la fronte alla mia. Stava indossando solo i pantaloni, perché gli avevo rubato la camicia senza rendermene conto. Era perfetto. “Così sembra che sto scappando perché penso che quello che abbiamo fatto sia un errore.” Aggiunse.
“Ma in un certo senso lo è, non è così?” Risposi, cominciando a togliermi la camicia per ridarla al proprietario. Il suo sguardo indugiò sul mio corpo per pochi secondi, prima di ritrovare i miei occhi.
“No.” Replicò con convinzione, prima di appoggiare le sue labbra sulle mie. In quel momento avrei voluto fermare il tempo, far sparire Laurel, che mi aspettava fuori, e continuare a baciare Harry per il resto della mia vita. “Niente mi è mai sembrato più giusto di questo.” Aggiunse.
Mi girava la testa. Non riuscivo a credere che stesse succedendo davvero. Che Harry stesse realmente dicendo quelle cose, che le pensasse davvero. Non stavo solo sognando, vero?
“Devo andare, Harry.” Mormorai. “Laurel mi sta aspettando qui fuori.” Aggiunsi.
Lui annuì e mi diede un ultimo, veloce bacio. Uscii dal bagno senza smettere di fissarlo e mi rivestii velocemente.
Non volevo uscire da quella stanza. Non volevo andarmene. Avevo paura che, una volta chiusa quella porta, mi sarei svegliata. Ed io non volevo farlo, perché quello era il sogno più bello che avessi mai fatto.
 
“Quindi tu e Jasper…” Cominciò Laurel. La interruppi, scuotendo la testa. Sapevo che non avrei potuto mentirle più di tanto, perché una menzogna del genere avrebbe potuto avere conseguenze catastrofiche. Se avessi detto alla mia amica che ero stata a letto con Jasper lei avrebbe potuto dire qualcosa sull’argomento in sua presenza e lui avrebbe scoperto che l’avevo tradito.
“No.” Dissi. “Non… non giudicarmi, ti prego, ma non era Jasper.” Decisi infine di dire.
La mia amica sgranò gli occhi e mi guardò con la bocca aperta.
“Oh, Mary!” Esclamò.
“No, non dire ‘Oh, Mary’ con quel tono! Non ho bisogno di essere giudicata in questo momento. Mi sento già abbastanza male.” Risposi. Volevo nascondermi sotto il tavolo. Volevo sparire, perché mi vergognavo come una ladra.
“Quindi chi…?”
“Non… possiamo non parlarne? Non credo di essere pronta.” Dissi. Lei annuì, ma non lasciò subito stare l’argomento.
“Cosa farai con Jasper? Glielo dirai?”
“No.” Risposi immediatamente. “Non saprà mai quello che è successo questa sera, ma lo lascerò al più presto. Provo… qualcosa per questa persona e non voglio usare e far soffrire inutilmente Jasper.” Aggiunsi. Aprii la porta del ristorante indiano situato appena fuori dal campus e lasciai entrare Laurel. “Raccontami cos’è successo con Liam, piuttosto.” Dissi, sperando che quello sarebbe stato abbastanza per farle cambiare argomento.
Mi sentivo a disagio e in imbarazzo e non volevo dirle che ero stata a letto con il mio professore di Scrittura Creativa. Continuavo a pensare a quello che era successo, alla sua espressione quando mi aveva salutato, alle sue parole, al bacio che mi aveva dato prima che uscissi dal bagno. Il mio cuore sembrava essersi gonfiato e nella mia mente continuavo a pensare alle possibilità e al futuro. Avrebbe funzionato tra Harry e me? Ero convinta di sì e sapevo che avrei lottato e avrei fatto di tutto per continuare a vederlo, perché non avevo mai provato niente del genere per nessun altro in tutta la mia vita.
“…e quindi l’ho aspettato per un’ora e mezza al ristorante italiano e non si è presentato, ti rendi conto? Mi sentivo un’idiota.” Disse Laurel. “Mary, ma mi stai ascoltando?” Domandò dopo pochi secondi.
“Sì, scusami. Hai detto che non si è presentato dopo che ti aveva detto di sì, giusto?” Chiesi di rimando, sentendomi particolarmente in colpa.
“Sì, ho detto esattamente quello. Non mi sembri molto sveglia questa sera.” Replicò la mia amica. Poi decise di ignorare la mia evidente distrazione e continuare il suo racconto. “Era stato tutto perfetto! Sono entrata in libreria – e questa volta giuro che dovevo comprare davvero un libro – e boh, ho avuto un momento di coraggio e gliel’ho chiesto. Ho detto: ‘Liam, so che probabilmente ti sembrerò aggressiva, ma mi piaci da quando è iniziato il college, quindi ti piacerebbe venire a cena con me questa sera?’ e lui ha sorriso, capisci? Mi ha sorriso. Ha messo in mostra quei denti perfetti e bianchissimi e mi ha detto di sì! Così ci siamo messi d’accordo, ma nell’agitazione mi sono dimenticata di chiedergli il numero e lui non ha chiesto il mio, quindi… ugh, sono davvero incazzata, Mary.”
“Magari ha avuto un contrattempo.” Dissi, leggendo distrattamente il menu. Dovevo smettere di pensare a quello che era successo qualche ora prima e cercare di concentrarmi su Laurel. Provai un brivido, ripensando a ogni minimo particolare, alla sensazione di essere finalmente insieme a Harry, dopo settimane passate a fantasticare su come sarebbe stato stare con lui, baciarlo ed essere una cosa sola.
“In ogni caso avrebbe potuto mandare qualcuno al ristorante per avvisarmi. Ho fatto la figura della povera stupida.” Disse lei, sbuffando e scuotendo la testa. “Se lo vedessi in questo momento sarei capace di tirargli uno schiaffo.”
“Fossi in te, prima di picchiarlo, proverei ad ascoltare la sua spiegazione.” Dissi.
“Certo, sempre se si ricorda di me.” Aggiunse lei con acidità. “Perché è probabile che non sappia nemmeno chi sono, visto che ha decine di ragazze che gli corrono dietro. E poi io non sono una di quelle tizie delle confraternite, io sono una normalissima, insignificantissima ragazza del primo anno.”
“Non sei insignificante.” La interruppi. “Sei una bella ragazza e poi ricordo benissimo che Liam ti ha guardata per tutto il tempo quando sono andata a cercare di ritirare i libri che avevo ordinato. Magari è solo un cretino.”
“Beh, su quello siamo d’accordo. È sicuramente un cretino.” Rispose lei. “Sai cosa ti dico? Da questo momento, per me, non esiste più. Ha avuto la sua possibilità, l’ha sprecata. Basta, è ora del prossimo ragazzo. C’è pieno di persone interessanti al college!” Esclamò dopo qualche minuto.
“Già.” Dissi distrattamente. Era vero, la Washington University era piena di persone interessanti. Peccato che a me ne interessasse solo quella sbagliata: il mio professore.
 
Per tutta la cena Laurel trovò modi diversi per insultare Liam e continuò a chiedermi chi fosse il ragazzo nella nostra stanza, nonostante le avessi ripetuto più volte che non volevo parlarne.
Era la mia migliore amica, ma non ci conoscevamo da molto ed evidentemente non aveva ancora capito che quando non avevo voglia di parlare di qualcosa, non lo facevo. E le sue domande costanti non facevano altro che innervosirmi.
“Non puoi nemmeno darmi un indizio? Lo conosco?” Mi chiese per l’ennesima volta mentre stavamo tornando dal ristorante.
“No.” Risposi.
“No, non mi vuoi dare indizi o no, non lo conosco?”
“No e basta, Laurel. Non insistere, ti prego.” Risposi, roteando gli occhi al cielo. Non potevamo tornare a insultare Liam?
La mia amica si bloccò improvvisamente in mezzo alla strada. Andai avanti di qualche passo prima di rendermi conto che non era più al mio fianco. Mi fermai anch’io e mi voltai verso di lei.
“Dai, non offenderti. Ti sto solo dicendo che mi hai fatto ottomila domande e non sono pronta a parlarne. Un giorno ti dirò tutto, promesso.” Dissi. Probabilmente dopo essermi laureata.
“Non è quello.” Mormorò lei quando la raggiunsi. Sembrava spaventata e la cosa terrorizzò anche me, perché mille film dell’orrore e probabilmente altrettanti episodi di Criminal Minds erano ambientati nei campus del college. Aveva visto qualcuno di spaventoso? Lentamente mi voltai nella direzione in cui stava guardando e quando vidi Liam e Jasper lasciai andare un sospiro di sollievo.
Non era qualcuno che voleva rubarci la borsa – o peggio. Eravamo salve anche quella sera.
“Io lo ammazzo.” Sussurrò la mia amica. Mi posizionai completamente di fronte a lei per evitare che partisse all’attacco.
“Non alzare le mani prima di aver ascoltato la sua spiegazione. Non alzare le mani e basta.” La avvertii. Nel frattempo Jasper e Liam ci avevano raggiunte e il mio ragazzo – provai una stretta allo stomaco al solo pensiero di doverlo guardare negli occhi dopo quello che avevo fatto – mi posò una mano sulla spalla.
“Mary Jane!” Esclamò. Si avvicinò per darmi un bacio sulle labbra, ma mi voltai e lui sfiorò la mia guancia. Mi guardò con curiosità, ma io non dissi nulla. Mi concentrai invece sulla mia amica. Dovevo essere pronta a togliere le sue unghie dalla faccia di Liam in qualsiasi momento.
“Tu sei un pezzo di merda, sei uno stronzo, sei la persona più orribile che io abbia mai conosciuto!” Cominciò a urlare Laurel.
Okay, le avevo detto di non suonargliele, ma mi ero dimenticata di dirle di aspettare a insultarlo.
Liam la guardò per qualche secondo e sembrò stordito. Poi abbassò lo sguardo sulle sue scarpe e scosse la testa.
“Laurel, mi dispiace tantissimo.” Cominciò a dire. “Non ci siamo scambiati il numero di telefono e… sono successe così tante cose, onestamente mi sono dimenticato di trovare il modo di avvisarti. Mi dispiace. Mi dispiace davvero.” Aggiunse.
“Sì, certo, adesso tirerai fuori la scusa della catastrofe, vero? Lutto in famiglia? Ti sei rotto qualcosa? No, mi sembri tutto intero. Hai subito un danno al cervello e hai perso la memoria?”
Liam sembrò a disagio. Tirai una gomitata alla mia amica e cercai di farla calmare.
“Smettila.” Mormorai tra i denti. C’era qualcosa nell’espressione di entrambi i ragazzi che mi stava facendo agitare.
“Non…” Liam cominciò a dire, ma si interruppe subito. Jasper gli mise una mano sul braccio e glielo strinse leggermente.
“Il compagno di stanza di Liam, Andrew, è stato coinvolto in un incidente questo pomeriggio.” Spiegò Jasper. “È stato investito sulle strisce pedonali da un tizio ubriaco.”
“Oh mio Dio.” Sentii sussurrare Laurel.
“Mi dispiace tantissimo.” Dissi. Non sapevo cosa fare. Avrei voluto sapere qualcosa in più, ma non potevo permettermi di fare domande. Se avessi chiesto: “come sta?” e mi avessero detto che non ce l’aveva fatta?
“L’hanno portato all’ospedale e l’hanno operato d’urgenza.” Spiegò Liam. Sembrava aver ritrovato un filo di voce. “Siamo stati ad aspettare per tutto questo tempo e abbiamo chiamato la famiglia.”
“I dottori dicono che l’operazione sembra essere andata bene. Abbiamo aspettato che si risvegliasse e siamo riusciti a parlargli.” Aggiunse Jasper. “Ma dobbiamo aspettare che passi la notte per sapere se è davvero fuori pericolo.”
Annuii e guardai Laurel. Sapevo che si sentiva in colpa per quello che aveva detto – non solo per gli insulti che era riuscita a urlare in faccia a Liam, ma anche per tutti quelli molto coloriti che aveva inventato al ristorante.
“Mi dispiace tantissimo.” La sentii dire. “Non avevo idea che… scusami, Liam. Sono una persona orribile.”
“Non preoccuparti, non potevi saperlo.” Aggiunse lui.
“A-avete mangiato? Avete bisogno di qualcosa?” Domandò la ragazza.
“Abbiamo preso qualcosa ai distributori automatici all’ospedale.” Replicò Jasper. “E, onestamente, l’unica cosa di cui abbiamo entrambi bisogno al momento è tornare alla nostra confraternita, aggiornare i nostri fratelli e andare a dormire.”
“D’accordo.” Disse Laurel. “Scusatemi ancora.” Mormorò.
Jasper e Liam annuirono entrambi e ci salutarono. Poi ricominciarono a camminare verso la via delle case delle confraternite e Laurel mi guardò.
“Mi sento una merda.” Dichiarò.
“Anch’io.” Dissi. Certo, non avevo insultato Jasper appena l’avevo visto, ma forse avevo fatto qualcosa di peggio. Mentre lui era all’ospedale ad aspettare notizie sulla vita di uno dei suoi migliori amici io ero… io ero a letto con il mio professore.
“Ci faremo perdonare.” Disse Laurel.
“No, non credo.” Sussurrai. Non potevo farmi perdonare per quello che avevo fatto e nemmeno per quello che stavo per fare. Certo, quello non era il momento giusto, ma avrei dovuto lasciare Jasper e non mi avrebbe mai e poi mai perdonata. Anzi, probabilmente mi avrebbe odiata per sempre.

Little White Lies || [One Direction - Harry Styles]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora