24 - The Book

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“Devi contattarlo.” Mi disse Laurel quella sera. Avevo strappato la pagina del giornale e l’avevo tenuta con me per tutta la cena. Quando ero tornata nel dormitorio insieme alla mia migliore amica le avevo mostrato il pezzo di carta e non c’era stato bisogno di parlare o di spiegarle nulla.
 
“E cosa gli dico? Non puoi pubblicare un libro su quello che è successo tra di noi? Magari ha solo tratto ispirazione per l’idea generale e poi i fatti sono completamente diversi.” Dissi. Non riuscivo a sedermi, continuavo a camminare in tondo nel poco spazio che c’era tra i nostri due letti.
 
“Cos’ha detto Jasper?” Chiese Laurel, prendendomi per un polso e facendomi accomodare di fianco a lei.
 
“Scusa.” Mormorai. Sapevo di starle facendo venire il mal di testa. “Mi ha detto di stare tranquilla e di aspettare che esca.” Risposi. Ma sul giornale c’era scritto che il libro sarebbe uscito alla fine di marzo. Avrei dovuto aspettare tre settimane ed ero sicura che non ce l’avrei fatta. Sarei impazzita prima.
 
“Hai due opzioni, Mary.” Disse Laurel, guardandomi negli occhi. “O provi a chiamarlo, oppure vai da Tomlinson e chiedi aiuto a lui. Che ne so, magari ha una copia del libro e te la fa leggere prima che esca, così non devi parlare con Harry.”
 
Valutai attentamente quello che aveva appena detto la mia amica, poi scossi la testa.
 
“No.” Dissi. “No, non farò nulla di tutto ciò. Sono passati tre anni, sono andata avanti con la mia vita e non ricadrò in quel tunnel. Non contatterò nessuno e non leggerò nemmeno quel libro. Tanto non penso proprio che mi abbia inserita con nome e cognome, perché sa che potrei denunciarlo.”
 
“Lo faresti?” Mi domandò Laurel, leggermente sorpresa.
 
“No.” Dissi a bassa voce. “Ma tanto non leggerò mai quel libro e non lo scoprirò mai, quindi il problema non si pone.” Aggiunsi rialzando il tono e rimettendomi in piedi.
 
“D’accordo.” Replicò la mia amica. Aveva un’espressione scettica, come se non credesse che sarei riuscita a stare lontana da quel racconto. E aveva ragione, non ero sicura che ce l’avrei fatta, ma ci avrei almeno provato. Avevo quasi finito l’università, mi mancavano solo pochi mesi alla laurea. Era quasi ora di entrare nel mondo reale, nel mondo degli adulti. Laurel ed io avevamo già fatto piani per trasferirci a New York, dove lei avrebbe provato a sfondare a Broadway, mentre io avrei cercato un lavoro nel mondo dell’editoria e, nel tempo libero, avrei continuato a scrivere e a cercare di farmi pubblicare. Non potevo permettere che quel piccolo pezzo di carta con la foto di Harry – Dio, quanto era bello il suo sorriso! – facesse deragliare i miei piani.
 

***

 
Per le successive tre settimane riuscii a concentrarmi sulle lezioni, sullo studio e sull’ultimo capitolo del libro che avrei voluto presentare alle case editrici – per qualche motivo non riuscivo assolutamente a scrivere la fine – e ad evitare di fissarmi troppo su Harry e su quello che avevo letto su quello stupido giornale.
 
“Sarà difficile non pensare a Styles in questi giorni.” Mi disse Laurel la mattina del giorno dell’uscita del libro di Harry. Non era una domanda, semplicemente un’affermazione. La guardai male, per farle capire che non volevo assolutamente pensarci. Perché diavolo me l’aveva nominato? Sapeva che non volevo parlarne. Non l’avevo fatto per tre settimane.
 
“Okay.” Mormorai, concentrandomi invece sulla quantità di zucchero da mettere nella mia tazza quotidiana di caffè.
 
Laurel si morse il labbro inferiore e mi rivolse un’occhiata di scusa.
 
“Sai che… Cioè, non te l’avrei nominato se n-non avessi dovuto farlo.” Balbettò, arrossendo. Alzai lo sguardo dalla mia tazza di Starbucks e lo puntai su quello della mia amica. Cosa stava dicendo? Perché mai avrebbe dovuto nominarmi Harry?
 
“Cosa stai dicendo?” Le domandai, confusa.
 
“Non hai ancora guardato le e-mai?” Mi chiese di rimando. Scossi la testa, prendendo il telefono. “No, non farlo. Preferisco dirtelo io.”
 
“Laurel, mi stai facendo spaventare.” Dissi. C’era qualcosa nella sua espressione che mi stava facendo davvero preoccupare. Cosa stava succedendo? Harry mi aveva contattata via mail? E lei come lo sapeva? Sentivo il bisogno disperato di sbloccare il mio telefono e leggere immediatamente tutta la posta che mi era arrivata dalla sera prima.
 
“Questa mattina presto la segreteria ha mandato una comunicazione a tutti gli studenti. A quanto pare Harry terrà una lezione speciale dopodomani. L’hanno invitato in occasione dell’uscita del suo nuovo libro e lui ha accettato. Solo che i posti sono limitati, quindi chiedono di rispondere al più presto, confermando la presenza.” Spiegò Laurel.
 
Sentii le mie guance diventare bollenti. Harry sarebbe tornato a St. Louis? Alla Washington University? E avrebbe parlato del suo libro, che molto probabilmente parlava di noi, davanti a persone che non sapevano nulla? Il mio cervello minacciò di entrare in cortocircuito per le troppe informazioni. Harry sarebbe tornato. Volevo vederlo? L’avrei visto? Ero pronta?
 
“Mary?” Sentii Laurel cercare di attirare la mia attenzione.
 
“Ci sono.” Risposi. In realtà non era vero, ma dovevo riprendermi al più presto.
 
“Cosa vuoi fare?” Domandò la ragazza. Non lo sapevo, avevo troppi pensieri. Sarei stata pronta se avessi deciso di andare? Mi sarei pentita se, invece, avessi deciso di non andare?
 
“Voglio andare.” Dissi improvvisamente, prendendo il telefono e inviando la mia conferma di partecipazione alla segreteria. Vidi, con la coda dell’occhio, Laurel scrivere velocemente qualcosa anche sul suo iPhone.
 
“Ho mandato anche la mia risposta, così ti starò vicina.” Mi spiegò dopo qualche secondo. Mi sentivo agitata, confusa, ansiosa… era come se il mio stomaco avesse deciso di infilarsi in una lavatrice proprio durante la centrifuga.
 
“Grazie.” Dissi distrattamente, fissando la foto di Harry che avevano inserito nella newsletter. Sembrava che i suoi occhi verdi potessero trafiggermi il cuore persino attraverso gli occhiali che stava portando e lo schermo del mio telefono.
 
“Ehi, smetti di guardarla. Non farti del male.” Mi consigliò Laurel.
 
Un’e-mail dalla segreteria mi confermò che avrei potuto partecipare alla lezione speciale tenuta da Harry. Chiusi gli occhi e un brivido percorse tutto il mio corpo.
Ero davvero pronta per rivederlo? Era stato difficile partecipare alle sue lezioni dopo averlo lasciato. Quasi impossibile. Era stata una tortura guardarlo dal primo banco, due volte alla settimana, e sentire una stretta al cuore che sembrava volesse farmi stare male. Avevo odiato il suo sguardo un po’ assente, avevo odiato il fatto che il suo entusiasmo per il corso si fosse spento. E, soprattutto, avevo odiato l’attenzione con cui era riuscito a non guardarmi mai una volta negli occhi, nemmeno quando era stato il mio turno di leggere qualcosa o di rispondere a qualche domanda.
 
Non sapevo se avessi preso la decisione giusta. Non sapevo nemmeno se mi sarei presentata davvero a quella lezione speciale.
 

Little White Lies || [One Direction - Harry Styles]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora