*Non legate la frase di Anne che appare nel prologo a questo capitolo. Più avanti capirete perché.*
-Harry-
«Dove stiamo andando? Dov'è Louis?» Harry continuò a tartassare Jay di domande, ma la donna lo ignorò, facendo finta di non averne sentita alcuna e guidò fino al parco. Harry si guardò attorno quando accostarono e non notò nulla di interessante, se non bambini a spasso con i nonni, uomini e donne che facevano jogging e turisti che sfamavano gli scoiattoli.
«Che significa?» Jay lo osservò con la code dell'occhio, prima di fargli un cenno col capo che lo esortava a scendere dall'auto. Lui lo fece e, non appena ebbe chiuso lo sportello, lei abbassò il vetro: «Voleva parlare di te», disse per poi accelerare e reimmettersi nel traffico. Voleva parlare di lui? E con chi, di preciso? Non conosceva nessuno che abitasse da quelle parti. Sconsolato si lasciò cadere su una panchina poco distante ed osservò di nuovo tutt'intorno. Bambini, cani, persone su persone, ma nessuna traccia di Louis. Cosa doveva cercare?
Si alzò e camminò per qualche metro, arrivato di fronte all'entrata del parco si guardò intorno e si convinse di non aver trovato alcuna affinità con Louis. Continuò a camminare lungo il marciapiede e guardò distrattamente i passanti. Una donna aveva appena fatto la spesa e se ne andava in giro con due enormi sacchetti che sembravano pesare una tonnellata, mentre il bambino che aveva nel marsupio piangeva disperato. Oh, al diavolo. Le corse incontro e la donna lo fissò con occhi sgranati.
«Signora, permetta. Posso aiutarla con la spesa?» Sfoderò uno dei suoi sorrisi plastici e cercò di sembrare convincente.
«Oh, che gentile. Grazie», sorrise lei porgendogli uno dei sacchetti e poi l'altro.
Wow, pesavano davvero un quintale. Ma con cosa li aveva riempiti? Sassi?
«Puoi lasciarli accanto alla berlina blu? E' la mia.» Sorrise di nuovo lei cullando il piccolo fra le braccia nel vano tentativo di farlo calmare.
Harry la assecondò e si fermò dietro ad un'auto blu parcheggiata non molto distante.
«Oh, posale pure a terra. Ci penso io. Sei stato molto gentile, davvero.» La donna continuò a sorridergli, mentre apriva lo sportello e posava il bambino sul seggiolino. Dopo averlo assicurato, uscì dall'auto, facendo capolino e guardando il ragazzo con aria interrogativa.
«Va tutto bene?» Domandò lei avvicinandosi.
Harry si scosse dai suoi pensieri e le sorrise di rimando. «Sì, signora, mi scusi. Buona giornata, a lei e al piccolo!»
Senza fermarsi continuò a camminare, sovrappensiero, finchè un clacson non lo fece trasalire. Dio, ma perché avevano tutti questa propensione a suonare il clacson per ogni cosa? Si voltò e notò un ragazzo a terra con dei fiori accanto. Non sapendo cosa fare, gli corse vicino e cercò di aiutarlo.
«Tutto bene?» Lo aiutò a recuperare le peonie sparse a terra.
«S-sì, grazie», balbettò sommessamente lui.
Probabilmente stava camminando e non si era reso conto di aver attraversato la strada, l'auto lo aveva schivato per poco, suonando il calcson e lui era finito a terra. Sembrava spaventato, ma non ferito.
«Vuoi qualcosa da bere?» Domandò Harry. Lui scosse la testa e riprese le peonie fra le braccia. «Stai andando da qualche parte?» Non si rese nemmeno conto di averlo chiesto. Se lo avesse mandato a quel paese, non gli avrebbe potuto dare torto.
«Da mia nonna», rispose lui con un sorriso dolce. Poi prese a guardare oltre la strada ed Harry seguì il suo sguardo. Oh. Stava fissando l'entrata del cimitero.