«Dan?» Louis spalancò gli occhi di fronte all'espressione agitata dell'amico, che si lanciò nella stanza senza troppe cerimonie. «C'è qualcosa che non va?»
«Gemma», sospirò lui sedendosi sul letto con i gomiti sulle ginocchia e le mani intrecciate. Louis aggrottò la fronte, tentando invano di capire cosa stesse succedendo. «Gemma, cosa?»
«Gemma vuole...festeggiare.» Rispose lui arrossendo. Louis fece un passo indietro e si portò una mano al viso, per coprire il sorrisetto nervoso che gli stava piegando le labbra.
«Divertitevi, allora. Qual è il punto?» Domandò cercando di cancellare quella stupida espressione dal suo volto.
«Io...non sono pronto. E' una bellissima ragazza, mi piace molto, ma non credo sia ancora il momento.» Mormorò lui trascinando le ultime sillabe, come sull'orlo di una crisi di pianto.
Luis pregò che stesse solo riflettendo e non piangendo. Averlo in quelle condizioni nella sua stanza, avrebbe di certo mandato all'aria la nottata prevista con il suo ragazzo.
«Dan, va tutto bene. Non ti obbligherà a fare nulla, spiegale come stanno le cose.» asserì Louis sedendosi al suo fianco e massaggiandogli la schiena con una mano nel vano tentativo di calmarlo.
«Non vorrei pensasse...»
«Cosa?» Borbottò Louis contrariato da tanta suspense.
«E se pensasse che sono gay anche io?» Dan sollevò la testa e fissò gli occhi in quelli dell'amico di fianco a lui. A quel punto Louis faticò a trattenersi e scoppiò a ridere, portandosi entrambe le mani fra i capelli.
«Senti, non sei gay. Lei non lo pensa e io sto aspettando Harry. Cosa ne dici di spiegarle tutto per bene nella vostra stanza? La sincerità è la chiave di ogni buon rapporto.» Pronunciando quelle parole, però, sentì la lingua bruciare. Stava consigliando al suo migliore amico di essere sincero, ma lui lo era davvero con Harry? Probabilmente avrebbe dovuto chiarire con lui alcune cose.
«Grazie», rispose Dan distraendo l'altro dalle sue riflessioni personali. Entrambi sorrisero, mentre la porta della stanza si spalancava ed Harry compariva sull'uscio.
«Tu...lui...Dan?» Chiese confuso.
«Tranquillo, stavo andando via. Grazie, Louis. Divertitevi ragazzi!» Ironizzò l'amico della coppia uscendo di scena e chiudendosi la porta alle spalle.
Lo sguardo di Harry, però si fece truce non appena i due rimasero soli e Louis indietreggiò fino al letto, rendendosi conto del suo cattivo umore.
«Qualcosa non va?»
Harry sbuffò ed estrasse il suo smartphone dalla tasca dei pantaloni, andandolo a posare sul comodino di fianco al letto. Senza proferire parola, poi, si avvicinò a Louis e lo guardò negli occhi, sovrastandolo.
«Ha chiamato», ringhiò.
Louis impallidì e distolse lo sguardo, preoccupato. La vita non era affatto piena di consapevolezze, ma in quel momento sapeva con certezza che sarebbe esplosa una bomba di lì a poco.
«Non capisco.»
«Non capisci?» Domandò il riccio lanciandogli contro il cellulare dallo schermo illuminato. Qualcuno stava chiamando proprio in quel momento. Gli occhi di Louis si posarono sullo schermo e la scritta "Brittany" apparve chiara.
«Rispondile», insistette Harry allontanandosi verso la porta della stanza. «Avanti, parla con Brittany.»
Louis fece per scorrere le dita sullo schermo, ma l'altro aggiunse: «Brittany non esiste.»