Capitolo 6 - Via da lui.

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-Harry-



Erano ormai passate due ore e trentaquattro minuti dalle diciassette, orario in cui avrebbe dovuto incontrare il suo ragazzo, ma di lui non c'era nemmeno l'ombra. Era stato rapido ed efficiente al lavoro, per poter andare via alle sedici e poter arrivare in tempo dal suo Louis, ma quando era entrato in casa, aveva trovato soltanto Jay in cucina e le figlie di lei in salone intente a seguire un programma alla TV. Louis non era lì e nessuno sapeva dove potesse essere andato. Aveva tentato in tutti i modi di mantenere la calma, cercando di non proiettare la sua mente diretta su immagini disastrose o catastrofiche, e ci era riuscito. Ma da quando si era seduto sulla poltrona del soggiorno a sfogliare un libro, fingendo di leggerlo, l'ansia era arrivata a livelli preoccupanti.

La porta d'ingresso cigolò piano ed Harry capì che quello era il segnale: Louis era rientrato. Si lanciò giù dalla poltrona, facendo capitolare il libro sul pavimento e corse sorridendo come un bambino.

«Ciao», lo salutò Louis abbassando lo sguardo quando lo vide. Harry rimase interdetto. Era tutto ciò che aveva da dire?

«Dove sei stato? Io...io ti ho aspettato, avevamo un appuntamento e non eri qui. Non sapevo dove fossi.» La sua voce divenne più incerta man mano che il discorso proseguì.

«Mi sono preoccupato per te», sbuffò amareggiato andandogli incontro e stringendolo. Louis ricambiò l'abbraccio, strofinando la guancia sul suo collo.

«E' stato assurdo», iniziò a raccontare di come per puro caso avesse trovato un impiego. Della facilità con cui avesse improvvisato qualche melodia e dell'apprezzamento ricevuto. Raccontò ad Harry ogni cosa, tralasciando volontariamente la storia del nome della sala. Sapeva che la cosa lo avrebbe turbato, così sorvolò senza preoccuparsene e parlò con lui per un'ora, di fronte alla cena e alla sua famiglia.





«Mi sei mancato», mormorò Harry contro la pelle morbida del collo del suo ragazzo. Fare l'amore per loro non era mai noioso, non era mai “routine”. Riscoprire di volta in volta ogni centimetro del corpo dell'altro, baciarlo, leccarlo, repsirarne il profumo, era ossigeno puro per loro. Dava alle giornate dei due ragazzi un senso più profondo. Li rendeva certi che tutto fosse perfettamente al proprio posto e che lentamente, stessero andando nella direzione giusta per il “per sempre”.





01 Dicembre



«No, ne abbiamo già discusso.» Il suo tono era tanto autoritario da far sentire Louis un bambino colto in fallo.

«Ma per quale motivo tu puoi e io no?»

La discussione verteva -come già da qualche giorno- sulla questione “tatuaggi”. Louis aveva proposto ad Harry un'idea carina che aveva avuto per realizzare il suo primo capolavoro indelebile, ma l'altro si era mostrato apertamente contrario. La sola idea che il suo ragazzo si tatuasse lo mandava al manicomio. Ma per quale motivo, se poi lui aveva il corpo coperto in buona parte da inchiostro?

«Non voglio. Il mio corpo non è paraonabile al tuo. Tu sei perfetto così», asserì convinto il riccio osservandolo con aria contrariata.

Louis sbuffò, ma non aggiunse nulla. Non aveva potuto dirgli che il tatuaggio che aveva in mente da qualche giorno era già stato impresso sotto la sua pelle. Aveva agito d'istinto, cercando di fare una cosa carina per lui, ma quando aveva anche solo accennato alla questione “tatuaggi” sul suo corpo, l'altro aveva perso la ragione, così aveva evitato di dire la verità. Certo, era ovvio che presto o tardi avrebbe dovuto rivelarglielo, ma fortunatamente aveva optato per una piccola chiave sulla caviglia così piccola che Harry in tre giorni ancora non l'aveva notata.

Missing. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora