Dopo appena un paio di squilli, la donna rispose.
«Sì?»
«Anne, sono Louis. Harry sta male, non respira bene e mi ha detto di chiamare te. Cosa devo fare?»
Silenzio. Forse aveva parlato troppo in fretta? Non era riuscita a capirlo? Doveva ripetere? Finalmente, dopo istanti di puro panico, lei rispose.
«Arrivo. Stagli vicino, sarò lì fra qualche minuto.»
Agganciò, lasciando Louis in preda all'ansia. Stava per perdere il suo Harry? Scacciò l'idea all'istante, stupito anche solo di aver pensato una simile cosa. Si sedette al suo fianco e lo strinse, passandogli le dita di una mano fra i capelli, mentre con l'altra gli accarezzava dolcemente la schiena. Respirava affannosamente, come se avesse appena corso una maratona. Poteva sentire il suo cuore battere esageratamente veloce anche solo sfiorandolo. Non sapeva cosa diamine stesse succedendo, ma sarebbe morto d'infarto se Anne non avesse fatto presto.
Fortunatamente, pochi minuti dopo la donna entrò di corsa dalla porta rimasta socchiusa, guardandosi intorno sconvolta. Sembrava davvero avesse visto un fantasma. Forse lei sapeva di cosa soffriva Harry.
Non appena individuò suo figlio seduto sul pavimento, si lanciò di corsa verso di lui, estraendo dalla borsetta un inalatore blu. Glielo porse e lo aiutò a nebulizzare, tenendogli sempre una mano sulla spalla. Stava cercando di essere d'aiuto a suo figlio e Louis doveva restare calmo, per il bene di tutti. Non gli erano andate giù le sue dichiarazioni fatte il giorno del funerale, ma non era il momento quello per discuterne.
In qualche istante, Harry sembrò riprendersi e si mise autonomamente a sedere sul divano, stendendosi e prendendo profondi respiri.
«Meglio?» Domandarono Anne e Louis all'unisono. Si guardarono, quasi sconvolti dall'aver pronunciato le stesse parole, poi riportarono la loro attenzione su Harry che stava annuendo. La donna squadrò Louis, quasi intimandogli di allontanarsi e si sedette accanto al figlio. Il ragazzo la assecondò, andando in cucina a preparare del tè. Non si distrasse però, così da poter intervenire in caso di necessità.
«Era tanto che non stavi così male», sospirò lei mantenendo un minimo di distanza da suo figlio. Lui annuì. «Pessima.» Sbuffò lei. Harry alzò leggermente la testa dalla sua posizione per poterla osservare meglio. Pessima, cosa? La sua espressione accigliata era abbastanza eloquente.
«Io.» Rispose lei alla domanda inespressa del figlio.
«Mamma non credo sia il caso di discuterne ora. Non ho le forze», la anticipò lui, spaventato all'idea di dover affrontare un litigio.
«Ho sbagliato, tesoro. Mi ci è voluto un po' e forse avrò bisogno di altro tempo per capire bene questa faccenda», si avvicinò a lui. «Ma voglio provarci. Sei sempre mio figlio ed è mio dovere di madre aiutarti a raggiungere ciò che ti rende felice. Quindi, se a renderti felice è un ragazzo, chi sono io per dire che è sbagliato? Certo, forse è stato un tantino brusco il modo in cui l'ho scoperto, ma andrà bene. Tutto andrà bene.» Sorrise lei asciugandosi una lacrima dallo zigomo. Harry non vedeva sua madre in quelle condizioni da...non sapeva nemmeno più quanto tempo. Era una donna forte e di rado si lasciava scalfire. Forse solo quando aveva saputo della malattia di Liz era stata così. Oh, Liz. Harry lasciò che il suo pensiero vagasse per un momento su di lei. Ancora non poteva credere che se ne fosse andata per sempre.
«Va bene, mamma. Ci vorrà tempo, ma ti dimostrerò quanto lo amo.» Anne trasalì per un istante, per poi sorridere teneramente al figlio. Non si aspettava sentimenti tanto profondi.