Capitolo 2 - Dolce sognar.

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«Non ti manca?» Domandò Louis seduto fra le gambe di Harry, in soggiorno. Stavano disperatamente tentando di mettere insieme qualcosa che sembrasse una frase carina per ringraziare Jay, da quando si erano svegliati. Credevano di doverle dei ringraziamenti per tutte le cose belle che aveva fatto per loro, per il supporto emotivo e anche per quello fisico, per le stronzate che aveva sopportato e per le possibilità che gli aveva dato. Se non fosse stato per lei, molte cose sarebbero andate diversamente.

«Chi?» Harry continuò a scrivere parole a caso su un foglio di fronte a lui, seduto tra le gambe del suo ragazzo.

«Tua madre», borbottò Louis. Sperava in parte di non essere stato sentito, perché sapeva che avrebbe suscitato una reazione pessima in Harry.

«Lasciamo stare», sospirò il riccio. Non aveva voglia di parlare della loro discussione fuori dalla chiesa, anche se era consapevole che avrebbe dovuto affrontare l'argomento presto o tardi.

«Ma sono settimane che», tentò Louis, ma venne interrotto.

«Mi manca casa mia, questo è vero. Però non la sopporto, Lou, non deve permettersi di parlare di te o di me in quel modo. Nessuno deve parlare di noi in quel modo.» Bofonchiò scontroso. Louis arrossì, sentendogli difendere la loro storia con tanto entusiasmo. Wow. Stava davvero indossando la sua armatura da cavaliere per salvare ciò che di bello e reale c'era fra loro? Doveva essere un sogno.

«Non so cosa dirle, Lou. A tua madre, intendo, non alla mia. E' inutile stare qui a buttare parole senza senso su decine di fogli. Stiamo deforestando l'Amazzonia senza cavare un ragno dal buco.» Sbuffando si alzò dal pavimento, lasciando Louis solo al centro del soggiorno con una ventina di fogli scribacchiati tutt'intorno.

«Sono tornata!» Una voce arrivò dalla porta d'ingresso. Johannah era a casa e si era appena imbattuta in Harry.

Louis si alzò e sgattaiolò vicino al muro per poterli ascoltare, non avrebbero potuto evitarsi, non questa volta.

«Ciao», borbottarono entrambi cercando di non scontrarsi. Lui alzò gli occhi nella direzione della donna e notò le buste che aveva fra le braccia.

«Lascia che ti aiuti», cercò di convincerla sfilandole i sacchetti di mano con gentilezza. Lei lo lasciò fare, sorridendo ed alzando lo sguardo verso il figlio. Come poteva sapere che era lì ad origliare? Quella donna era una spia dell'FBI o qualcosa del genere, sapeva sempre tutto.

«Jay, devo dirti che mi dispiace. Sono stato un tale stronzo, con te, con Louis...mi dispiace.» Si guardò le mani, consapevole di aver ripetuto il “mi dispiace”, e lei accennò un sorrisetto compiaciuto, sistemando ciò che aveva acquistato nella credenza.

«Ho sbagliato tutto tradendo la vostra fiducia, ma voglio rimediare. Non posso approfittare ancora della tua gentilezza senza dire nulla. Vorrei che il nostro rapporto tornasse quello di un tempo», arrossì, ricordando le tirate d'orecchio che Jay gli aveva fatto in più di un'occasione.

«Ti ho sempre considerato come un figlio, da quando hai conosciuto Louis. Lui è cambiato radicalmente standoti accanto e non avrei potuto chiedere di meglio. Avete avuto problemi, grossi problemi direi, ma li state superando bene e ne sono felice. Andiamo avanti, è tutto ciò che possiamo fare.» Continuò a sistemare la cucina, ignorando totalmente l'espressione attonita del giovane. Lui si vopltò, come se sapesse già di poter trovare due occhi di giacchio ad attenderlo ed incrociò lo sguardo del suo ragazzo, sorridendo raggiante come se avesse vinto chissà quale incredibile premio. Magari un Grammy, per le sue doti canore.

Louis si fermò, pensando all'emozione che aveva provato nell'ascoltare la voce del suo ragazzo in sottofondo alle loro fotografie sull'iPad. Era passato tanto tempo? Oh, non riusciva più a quantificarlo. Ogni istante con lui sembrava valere una vita, ormai.

Missing. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora