Il motore dell'auto di Harry rombò nel viale davanti l'abitazione e Louis avvertì una fitta insopportabile al petto. Le lacrime iniziarono a scorrere sul suo viso, irrefrenabili. Tentò invano di soffocare i singhiozzi per non attirare l'attenzione delle due donne che erano in casa con lui. Nonostante tentasse di trattenersi, in pochi minuti il suo volto fu inondato, era furioso, furioso con Harry. Cosa c'era di tanto grave in un tatuaggio per farlo andar via in quel modo? Per fargli abbandonare quella che si stava prospettando una notte da sogno? Le lacrime gli scivolarono lungo le guance, mentre imperterrito osservava il soffitto. Corsero senza freni fino a bagnargli le orecchie e lui le asciugò rabbiosamente. Tutto ciò che avrebbe voluto, in quel momento tanto doloroso quanto terribilmente stupido, sarebbe stato addormentarsi fra le braccia del suo ragazzo. Le mani di chi lo aveva spezzato tante volte erano le uniche a poterlo salvare. Sarebbe sempre stato così.
02 Dicembre
La luce invase la stanza, strappando Louis ad un sonno tormentato. Si stiracchiò e aprì gli occhi incerto. Era una grigia giornata di Dicembre. Spostò lo sguardo dal soffitto al materasso, ma al suo fianco mancava qualcosa di fondamentale. Harry. I pensieri attanagliarono la sua mente, portandolo all'esasperazione. Era tornato a casa quella notte? Dov'era andato? Il terrore che avesse fatto qualcosa di stupido era ancora troppo forte per essere affrontato, così lo scacciò momentaneamente, regalandosi una doccia rigenerante.
L'acqua gli ricoprì il volto e lui non si sforzò per spostarsi. Voleva essere invaso da qualcosa di dolce e gentile, nulla che potesse fargli del male. Nulla che potesse ferirlo ancora. Involontariamente dischiuse le labbra, immaginando il viso di Harry di fronte al suo e un po' di quel liquido incolore gli bagnò la bocca. Era come ogni volta in cui lo aveva fatto da bambino. L'acqua non aveva mai un sapore, ma quando tentavi di bere quella della doccia, era sempre più dolce. Forse per questo era un buon modo per rilassarsi, l'acqua calda poteva rendere migliore anche la situazione più stressante.
Uscì dal bagno poco dopo, indossando dei jeans e una felpa sgualcita presa dall'armadio in camera del suo ragazzo. Tornò nella stanza e si sedette sul letto, aspettando un qualche segno dal cielo, una qualunque cosa che gli facesse intendere che avrebbe riavuto indietro il suo Harry. La vibrazione del suo cellulare sembrò la risposta alle sue preghiere. Una chiamata da un numero privato.
«Pronto?»
Nessuno rispose. Il silenzio parve inghiottirlo e risputarlo più volte.
«Pronto?» Tentò ancora, invano. Chiunque fosse stato a telefonare, aveva il respiro pesante; questo Louis riusciva a sentirlo chiaramente. Sembrava che il suo interlocutore avesse corso, faticato o...pianto.
«Harry?» Domandò Louis convinto di aver capito chi ci fosse dall'altra parte.
«Harry, ti prego... Ti prego, torna da me. Non avrei voluto ferirti in nessun modo, se solo lo avessi saputo prima. Proviamo a parlarne, è tutto ciò che ti chiedo.» Il silenzio tornò a schiacciarlo appena smise di parlare. Venne di nuovo inghiottito e risputato da quel tempo infinito senza suono. E poi, così com'era iniziata, la conversazione terminò. Harry o non Harry, le sue parole erano state vane. Quel qualcuno dall'altra parte aveva deciso di smettere di ascoltare i suoi piagnucolii. Si lasciò cadere all'indietro, sprofondando nelle lenzuola ammassate dal suo lato e strinse i pugni, battendoli con forza sul materasso che produsse un suono sordo e un leggero eco.
Aveva sbagliato anche questa volta? Pur volendo fare un bel gesto, aveva sbagliato? E se fra lui e Harry non ci fossero state possibilità di un futuro concreto che andasse oltre quel gomitolo di litigi e momenti felici tristemente annodati?
«Boo.»
Iniziava a sentire la sua voce. Era la sua oasi nel deserto. Quando non ne aveva per un po', la sua mente la creava per lui.