«Quanto hai bevuto?» Chiese Louis.
«Poco.»
«Harry, non mentire.»
«Poco, davvero.»
I suoi occhi di ghiaccio gli lanciarono quella che era evidentemente l'ultima possibilità per essere sincero, ed Harry cadde.
«Due bottiglie.» Ammise storcendo il naso.
Louis si allontanò da lui, passandosi le mani tra i capelli.
«Sentimi bene, ora tu rimani qui, dormi e non fai un fiato fino a domattina. Intesi?»
«E tu dove vai?» Chiese il riccio preoccupato arrotolandosi nel letto come un cucciolo impaurito.
«Ho da fare.»
«Hai da fare con Alex», borbottò Harry imbronciato.
«No, non ho da fare con Alex. Idiota.»
Louis si voltò e lo guardò come se avesse appena distrutto un castello di carte che lui aveva tanto faticato a costruire, poi chiuse la porta dietro di sé ed Harry sentì chiaramente la chiave girare nella toppa. Se lo stava chiudendo dentro, doveva essere una cosa seria.
12 Gennaio
«Oh, Cristo Santo.» Non appena aprì gli occhi, il mattino seguente, Harry quasi non riuscì a sintetizzare un solo pensiero. La testa stava per esplodergli e il suo stomaco sembrava essersi liquefatto insieme al bourbon. Aveva ricordi sporadici della sera precedente. Una vaga immagine di lui al bar, della seconda bottiglia che finiva e del barista che lo invitava a tornare da dove era venuto. Ricordò nitidamente di aver percorso la strada di casa a piedi e di non aver avuto problemi, finché, sul vialetto della sua villetta, i suoi occhi avevano intercettato la figura di quel bell'imbusto di Alex. A quel punto aveva perso la testa. Credeva avessero fatto a botte, ma non ne era certo, così si tastò in giro per assicurarsi di non sentire dolore in nessun punto, ma il naso lo tradì.
«Stronzo», borbottò stringendo gli occhi per il dolore. Si alzò dal letto e barcollò fino al bagno. Le forze gli mancavano totalmente, nonostante avesse dormito come un sasso per più di dieci ore. Si sfilò distrattamente i vestiti di dosso, per poi restare sotto la doccia per qualche minuto più del normale, nella speranza di sentirsi meglio. Quando si fu vestito e pettinato, decise di scendere al piano inferiore per capirci qualcosa in più, ma la porta non si aprì. Fu allora che ricordò il suo ragazzo mentre la chiudeva a chiave la sera prima.
«Louis?» Chiamò, sperando che qualcuno si sarebbe ricordato di lui e gli avrebbe aperto, ma così non fu. Ancora debilitato dalle proprie bravate, Harry tornò a sdraiarsi sul letto e, poco dopo, si riaddormentò.
«Nonostante tutto, dorme ancora.» Sbuffò Louis mescolando il purè di patate. Gemma alzò gli occhi al cielo, cercando di rimanere imparziale nei litigi tra lui e suo fratello.
«Non oso sapere quanto e cosa avesse bevuto», provò a sviare lei.
«Due bottiglie di bourbon. Mi meraviglio che sia riuscito a tornare fin qui dal bar, a dire il vero.»
Lei non disse nulla, ma avrebbe volentieri ricoperto di insulti il fratello se fosse stato lì.
«Dovremmo svegliarlo?»
«Decisamente. Ha già mandato a monte una cena, non ci riuscirà di nuovo.» Il tono acido di Louis fece sorridere la ragazza. In quel momento Louis avrebbe volentieri versato tutto il purè sulla testa del suo ragazzo, per poi picchiarlo con la spatola in legno, ma non avrebbe risposto di sé se qualcun altro avesse provato a torcergli un capello.