27 Novembre
«Ho un appuntamento di lavoro oggi, dalle undici alle sedici», bofonchiò Harry portandosi alle labbra la tazza colma di caffè fumante. Quando il liquido raggiunse le sue labbra trasalì e assunse un'espressione contrariata.
«Brucia!»
Louis sorrise e gli andò vicino, prendendogli la tazza dalle mani. Se la avvicinò alla bocca e soffiò delicatamente al suo interno. Gli occhi verdi dell'altro ragazzo seguirono attentamente i movimenti delle sue labbra, che si arricciavano ritmicamente accanto alla ceramica bianca e blu.
«Ora puoi berlo», mormorò gentilmente Louis porgendo la tazza tiepida al suo ragazzo. Lui la prese senza troppe smancerie e ne tracannò il contenuto.
«Sono in ritardissimo», borbottò osservando lo schermo del suo smartphone. Louis fece lo stesso e lesse l'orario: le dieci e ventitrè.
«Sei sempre il mio Boo. Ti prometto che faremo qualcosa di speciale stasera, fatti trovare pronto intorno alle diciassette. Va bene?» Harry parlò tanto velocemente da non permettergli repliche. Louis annuì sommessamente, mentre il ragazzo si affrettava ad uscire dalla porta lanciandogli un ultimo sguardo furtivo.
La loro relazione stava cambiando negli ultimi tempi. Harry aveva ottenuto un lavoro come “personal shopper”, definizione di cui Louis doveva ancora comprendere del tutto il significato. Avevano entrambi preso la patente e Harry aveva ricevuto da Gemma la sua vecchia auto, in modo che lei potesse acquistarne una nuova. Così, ogni mattina da un paio di settimane, il suo ragazzo usciva di corsa di casa per andare a comperare qualche abitino succinto o top trasparenti per la sua cliente. Lei, quest'essere misterioso di cui non si poteva conoscere il nome. Louis sapeva solo che si trattava di una ragazza, una giovane attrice, ma nulla di più. Avrebbe potuto essere chiunque la bella sventola a cui il suo ragazzo prestava il suo tempo e il suo buon gusto in cambio di uno stipendio mediocre.
Si diresse in cucina, cercando di sistemare i piatti e le tazze ammassati nel lavello. Era stanco di starsene a casa a fare la Cenerentola della situazione mentre tutti avevano qualcosa di appagante da fare nelle loro giornate.
Una volta terminato di pulire si sedette al tavolo della cucina, con un biscotto fra le labbra, ed aprì il giornale. La sezione “annunci” sembrava zeppa di venditori di auto usate o di persone che avevano smarrito i propri animali. Lesse tutti i minuscoli quadratini in cui erano inserite le parole di quelli che avevano qualcosa da chiedere. Sembravano un mucchio di scemenze, e poi lui non aveva esperienza in alcun campo. Cosa si sarebbe messo a fare? Continuò a far scorrere l'indice sulla carta grigiastra, scendendo fino a bloccarsi su qualcosa che gli parve interessante.
“Cercasi ragazzo/a dai 18 ai 25 anni, serio, capace e di bell'aspetto per impiego da pianista in Cafè a Notting Hill. Se interessati contattare il numero sopraindicato.”
Louis osservò l'annuncio per qualche secondo. Aveva preso parecchie lezioni di piano da bambino ed era in grado di suonare qualche melodia, ma nulla di sofisticato. Sarebbe bastato per accaparrarsi quel posto di lavoro? Notting Hill era un quartiere ricercato e di classe, non certo un luogo per gente dei bassifondi. Avrebbe dovuto darsi da fare se voleva smettere di essere Cenerentola e diventare una principessa.
“Cosa aspetti? Telefona!” Imbeccò il suo subconscio appena tornato dal giro di corsa mattutino.
Non se lo fece ripetere due volte ed estrasse lo smartphone dalla tasca, componendo il numero riportato in alto nell'annuncio.
Quindici minuti dopo, salì su un taxi diretto a Notting Hill. Il proprietario del Cafè aveva deciso di metterlo alla prova per qualche ora all'interno del locale. Se i clienti avessero apprezzato il suo modo di suonare, sarebbe stato assunto. Sarebbe stato semplice se Louis avesse avuto la possibilità di esercitarsi, invece erano anni che le sue dita non toccavano un pianoforte e questo lo terrorizzava, ma non avrebbe comunque rinunciato a quella possibilità. Poteva avere un lavoro e avrebbe tentato con tutte le sue forze di guadagnarselo.