Il suo respiro sembrò diventare sempre più rumoroso, mentre anche il cuore prendeva a martellargli nelle orecchie con ritmo crescente. Di fronte a lui, Dan e Louis camminavano dandogli le spalle, procedendo a grandi passi verso la scala che li avrebbe condotti al piano inferiore, seguiti da qualcuno che a lui parve fin troppo familiare. Capelli biondi spettinati, un giubbotto di pelle lasciato aperto leggermente lacerato sui polsi e dei jeans sbiaditi. Non avrebbe voluto crederci, finchè quel ragazzo non si affiancò al suo ragazzo e gli posò un braccio sulle spalle.
«Che cazzo fai?» Urlò perdendo il controllo. Quando si rese conto di aver parlato, vide i tre voltarsi nella sua direzione e, senza pensarci due volte, si lasciò cadere fra gli abiti appesi lì vicino, che lo inglobarono. Il fiatone come se avesse corso una maratona, gli impedì di ascoltare, ma sentì le voci dei tre mentre parlottavano tra loro. Rimase ancora fra le gonne di tulle, indeciso sul da farsi. Aveva appena visto Alex abbracciare l'uomo di cui era innamorato, e tanto era bastato per mandarlo fuori di testa.
«E questo è uno degli abiti più belli che abbiamo.» Harry fece appena in tempo a sentir pronunciare quelle parole a colei che poi si rivelò come la commessa, la quale, spostando la voluminosa gonna che lo nascondeva, rimase attonita nel trovarlo rannicchiato proprio lì.
«C-controllavo che non fosse rovinato...invece ha un piccolo foro quindi, beh, non potrò prenderlo per Emma Watson. Mi spiace.» Balzò fuori con convinzione e si lisciò i vestiti, sorridendo sornione alla ragazza, che stava evidentemente mostrando gli abiti ad una facoltosa donna araba.
Scese le scale in fretta, lanciandosi in spalla la custodia dell'abito per Emma e si guardò intorno in cerca di risposte, ma i tre sembravano essere scomparsi. Ancora in preda alla gelosia, mista alla paura, estrasse il suo smartphone dalla tasca e compose il numero del suo ragazzo, lasciando che squillasse senza la minima intenzione di parlargli. In quel modo avrebbe potuto giustificarsi dicendo che la chiamata fosse partita in automatico mentre il cellulare era in tasca.
Ascoltò attentamente, per riuscire a percepire ogni minimo suono dall'altra parte della cornetta, ma nulla. Il cellulare iniziò a squillare, e all'improvviso ad Harry parve di sentire qualcosa dall'altra parte della cornetta, ma non era come pensava. Louis non stava rispondendo al telefono, ma era esattamente dietro di lui, solo pochi metri li dividevano e il ragazzo poteva sentire distintamente la sua suoneria echeggiare negli stanzoni dell'area gioielli. Rimase impietrito per un istante, indeciso: avrebbe dovuto fuggire o fare finta di nulla?
Si avviò verso l'uscita con nonchalance, e proprio prima di mettere piede sull'uscio, sentì Louis parlare agli altri.
«Era Harry, pensa io sia a casa a fare nulla.» Detto ciò, ridacchiò.
Il riccio ebbe la sensazione che il cuore gli salisse in gola, per poi riscendergli al centro del petto ed esplodere in centinaia di minuscoli frammenti. Davvero tutta la loro storia si stava riducendo a tanto poco? A dei miseri tradimenti proprio sotto i suoi occhi? Da quanto andava avanti allora tutta quella finzione nei suoi confronti?
Harry rifletté per un istante, prima di prendere le chiavi della sua auto dalla tasca dei pantaloni e portarsele fra le dita, premendo il tasto di apertura centralizzata. Fu in quel momento che alcuni tasselli andarono al proprio posto. Era da molto che Louis era stranamente attaccato al cellulare, sempre lì a mandare messaggi o a telefonare quando era certo che nessuno lo avrebbe visto o ascoltato. Era ad Alex che dedicava tutto quel tempo e quelle attenzioni?
Percorse mentalmente le ultime settimane per trovare delle tracce e si rese conto che anche durante il loro viaggio di capodanno, c'era stato qualcosa di anormale. Qualcosa che lui aveva ignorato per paura, per egoismo, perché non avrebbe mai creduto a tutto ciò se non lo avesse visto con i suoi occhi.