4. Machine

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Misi a posto un piccolo bullone dentro un'ala del microjet. Pregai che si fosse fissato bene e che, durante le prove, non si sarebbe distrutto e non sarebbe esploso. Diciamo che se mio padre avesse visto il progetto, il caos, me con una fiamma ossidrica in mano, Peter che lottava con una chiave inglese contro un robot, si sarebbe messo le mani fra i capelli e sarebbe morto sul colpo. Sorrisi a quei pensieri e sistemai alcuni cavi dentro la piccola cassetta dell'ala sinistra, segno che l'avevo terminato: chiamai Peter. Lo misi a terra, sistemai il ragazzo sul jet e accesi i condotti di aderenza, per evitare che cadesse. Chiesi più volte se stesse bene, non sentisse effetti strani per via dell'aderenza e se volesse ancora fare quest'esperimento in giro per la Torre e non qui, nella stanza collaudi. Mi fidai delle sue parole e lo misi in moto.

Il jet si alzava, funzionava. I razzi non accennavano il minimo segno di cedimento e le fiamme verdine scorrevano senza blocchi. Sorrisi di gusto e spiegai a Peter come funzionasse: per muoversi bastava il peso, come lo skateboard o l'overboard. Uscì dalla stanza, sbattendo la testa senza troppa prepotenza, e andò di là, mi smaterializzai di fianco a lui, ma a terra, in modo tale da riuscire a seguirlo. Scese le scale e passammo in mezzo al salotto, mentre gli altri facevano una riunione, ma non si accorsero di noi per fortuna. Decidemmo di andare sul tetto.

-Beh ora che funziona potrei anche accelerare.-, Peter lo disse con assoluta tranquillità. Ammisi che la sua tranquillità fu qualcosa di confortevole e avrei anche accettato, se non fosse per questa prima prova.

-Beh, non credo che...-, iniziai, ma lui era già partito, con la massima potenza e, ovviamente, il marchingegno si muoveva seguendo il peso instabile di Peter. Sgranai gli occhi, indecisa su che fare, in fondo se l'era cercata, ma sarebbe stato ingiusto lasciarlo morire così. Ce l'avrei avuto sulla coscienza per il resto della mia vita. -Peter!-, ci smaterializzammo a terra, nel salone, scivolando contro un muro grigio; spensi il jet e lo smaterializzai in sala collaudi. Peter era stretto alla mia figura, il suo respiro era irregolare e probabilmente gli girava anche la testa. Lo feci sdraiare, mentre mi sistemavo con la schiena contro il muro: avremo parecchi lividi. I ragazzi, intanto, ci guardavano confusi. Ci smaterializzammo in camera di Peter e, piano, lo adagiai sul letto a una piazza. Lo shock l'aveva distrutto, alcuni punti della tuta erano strappati, il viso aveva un paio di lividi per via dello schianto in casa e io, alla fine, con le mie invenzioni, ne ero la causa. Però se mi avesse ascoltata, a dirla tutta, non sarebbe successo nulla di tutto ciò. Lo lasciai riposare, in modo da farlo riprendere, e io andai in camera mia, per sistemarmi.

-Kate, che è successo fuori?-, Wanda entrò nella mia stanza e mi squadrò da capo a piedi.

-Stavamo provando una... cosa.-, ammisi, -Ma non mi ha ascoltata e ha fatto di testa sua, come al solito.-, tagliai la garza e chiusi la fasciatura. Sospirai, dovevo salirci io su quel coso, non Peter. Perché gli ho detto di sì? Poi se solo riuscissi a leggere la sua mente sarei stata in grado di prevedere le sue azioni, ma niente. Wanda mi guardò con un piccolo sorriso in viso.

-La prossima volta portati Cap, o Thor. Peter ha ancora molto da imparare.-, Wanda uscì e io rimasi a riflettere. Mi chiesi chi fosse Peter dentro il team, che ruolo avesse, se fosse qui per qualche stage lavorativo o semplicmente era il figlio di qualcuno, come me. Mi domandai perché non me ne avesse ancora parlato, se si vergognasse. La mia mente si riempì di domande e, per mettere fine a questa guerra interiore, presi il kit e mi smaterializzai in camera di Peter.

Lui era sveglio, si stava sistemando alcuni pezzi della tuta e cercava di non muoversi troppo, visto che s'intravedevano alcuni lividi sul viso e, sicuramente, anche sul fianco. Bussai e lui tirò su il volto, accennai un sorriso e strinsi il piccolo kit al petto, timorosa e già pronta a uscire e sparire dalla sua vista. Lui mi fece spazio sul letto, invitandomi a sedere, forse non dovevo sparire. Mise la tuta a terra, si sistemò in modo da essere praticamente di fronte a me.

-Posso medicarti o vuoi fare da te?-, chiesi prima di agire. Lui osservò i pezzi di cotone e il disinfettante nella mia mano, mentre con l'altra spostavo il piccolo kit. Lui annuì poco convinto, forse perché non si fidava di me o perché temeva il disinfettante. Gli accennai un sorriso e feci un minimo di pressione sul graffio sulla guancia, mentre lui giocava con il tessuto del suo maglioncino. -Vorrei solo non farti troppo male.-, ammisi con un bisbiglio. Lui mi osservò, forse con uno sguardo veloce o con la coda dell'occhio, ma il suo viso si rilassò. Sorrisi leggermente, mentre disinfettavo un livido poco più in là.

-Kate.-, mi guardò negli occhi, -Non cambiare argomento, so che ti senti in colpa per il male che mi ha fatto, ma sappi che io sto bene.-, iniziò. Io ritrassi il braccio dal suo viso, per farlo parlare, mi sarei dovuta scusare anche io, in fondo io avevo costruito il jet. -E' colpa mia, io non ti ho ascoltata.-

-Ma è colpa mia, visto che ho costruito il jet.-, ammisi pizzicandomi una guancia, -Se  ti avessi detto di no, ora staresti bene.-

-Però sarei triste.-, rise, -Devo confessarti, però, che è stato fighissimo.-, su questo non potevo dargli torto. Poi ero riuscita a smaterializzarci senza che qualcuno si facesse male ulteriormente e lui, alla fine, aveva vissuto solo dieci minuti di shock e calo adrenalinico. Ma so che papà mi, anzi ci, farà la ramanzina e probabilmente saremo in punizione per un pezzo. -I tuoi poteri sono una figata!-, sorrisi un po' imbarazzata. Peter non sapeva niente, nessuno sapeva niente e forse era meglio così. Decisi di lasciargli questa visione dei miei poteri, senza raccontargli il mio passato e le esperienze avute con questi poteri. Un giorno mio padre ne parlerà. -Grazie Kate.-

-Figurati.-, sorrisi, -Comunque, tra una ventina di minuti mangiamo tutti insieme, vedi di vestirti.-

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TAN TAN TAAAN!

Stanno iniziando a legare, aiuto mi commuovo. Ho già programmato altri tre episodi e non vedo l'ra di scriverli! Vi ringrazio, in aggiunta, per tutte le letture avute fin'ora.

Vostra Paper

Lady StarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora