13. Three Months

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Sono passati tre mesi dallo schiocco. Tre. Fottutissimi. Mesi.

In questi tre mesi non è cambiato nulla, la routeen è sempre uguale, forse un po' vuota, ma io mi sono adattata. In fondo, non avevo molta scelta. Nessuno aveva segnalato grandi problemi, in America, mentre in Asia del nord, fra le montagne, delle uccisioni continuavano a svolgersi senza un filo logico. Avevo iniziato ad indagare a tal proposito ma, con i segni di soffocamento e mutilazione, non trovai molti collegamenti e mi arresi dopo poche settimane. Peter si era smaterializzato, come me del resto, ma non era qui alla Torre e, tantomeno, era ritornato. Se fossi preoccupata per lui? Certo. Se mi mancasse? Ovvio che sì. Se penso di averlo deluso? Credo che la risposta sia intuibile. Magari lui non pensa che io mi sia dissolta, come potrebbe saperlo? A questo non potrò mai rispondere con certezza, anzi, non potrò mai rispondere. Non so dove sia, come stia e cosa stia facendo ora. Non so nulla di lui, di quando sia svanito e di dove. A chi pensava quando svanì? Cosa vide per l'ultima volta? Forse crogiolare non è molto utile, forse dovrei fare qualcosa di più utile e, magari, al posto di vivere nelle paranoie e nei dubbi, dovrei muovere il culo e iniziare a cercare Peter, come posso, ovviamente. Molti poteri non li ho ancora sbloccati o, comunque, potenziati a sufficienza da poterli utilizzare per più di mezz'ora, quindi dovrò utilizzare la vecchia tecnica: i cartelli.

Il fatto che Peter, comunque, non avesse minimamente provato a ritornare qui mi aveva infastidita. Non molto, per carità, ma mi lasciò qualcosa su cui riflettere per un bel po'. In fondo, per quanto voglia girarci attorno, nemmeno io avevo provato a cercarlo in questo periodo. Ma come potevo fare? Io non so cosa fanno gli adolescenti della mia età, io non sono mai uscita da qui se non per tornare a casa di mia madre... ma non è una giustifica, nulla sarà mai sufficiente a giustificare questa mia assenza, però vale lo stesso per lui. Potrei dire che non gli è mai importato molto del nostro rapporto, che non sono mai stata veramente importante per lui. Potrebbe dire lo stesso di me e, in automatico, siamo sullo stesso piano.

-Signor Stark?-, una donna al telefono, leggermente in crisi, fece eco nelle mie orecchie, -O chiunque sia lì, la prego, mi aiuti.-

-Mi dica e, davvero, mi chiami pure Kate.-, sorrisi da dietro la cornetta.

-Okey Kate.-, sussurrò, -So che non è propriamente un'emergenza da Avengers ma non so a chi rivolgermi, si tratta di Peter Parker.-, sobbalzai e il mio cuore fece una capriola. Era morto? Era ferito? Cosa gli succedeva? Come stava? Mangiava? Mi mancava tanto.

-P...eter P...p...arker?-, balbettai arrossendo.

-Sì, vi conoscete?-, la donna lo chiese sorpresa.

-Oh, beh, conoscenza di pullman.-, mentii.

-Va bene.-, rise lievemente, -Sono tre mesi che non esce dalla sua stanza e sono seriamente preoccupata per lui. Ha qualche minuto, non so, in questo mese, per venire qui? Anche solo cinque minuti.-, mi supplicò.

-Lo porti pure qui, signora, non disturberà e ci sono solo io.-, sospirai, -Farebbe bene anche a me avere un po' di compagnia.-, sorrisi leggermente al divanetto grigio.

-La ringrazio tanto Kate.-

***

Lo feci accomodare in salotto e, sebbene volessi dirgli mille cose, mi limitai a guardarlo con un lieve sorriso sul volto. La signora May, che mi parve simpatica fin dal primo istante, non volle accomodarsi con suo nipote e lo autorizzò a rimanere qui per la notte, se avesse voluto. Lui non mi guardò subito, aspettò che fossimo soli, prima di incrociare il suo sguardo nocciola col mio più scuro. Per un momento, o forse più di uno, l'unica cosa che volevo era abbracciarlo. Non baciarlo, non portarlo a letto, non stuzzicarlo ma, semplicemente, stringerlo forte, sebbene non sia molto capace ad abbracciare. Si sedette, nervoso, sul divanetto. Non parlammo, non subito almeno, però prese lui l'iniziativa.

-Mi sei mancata Kate, ma non sapevo che lo schiocco ti avesse...-, non continuò la frase, forse per timore o per non mettermi a disagio.

-...lo so.-, accennai un sorriso, per sembrare forte.

-Vorrei dirti tante cose, ma non so cosa vorresti sentirti dire. Ce l'avrai a morte con me.-, fu schietto.

-No o forse sì.-, piansi. Più che altro crollai, letteralmente, in un pozzo di lacrime. Non piangevo così da giorni, se non settimane o, forse, mesi. Il tempo qui volava senza che tu glielo chiedessi, sebbene fossero passati appena tre mesi da... quello. Ma ora Peter è qui e, molte paranoie, andarono via. La sua stretta era dolce, appena forte attorno alla vita e piena di calore, di rifugio e tranquilla. Il volto di Peter percorse la mia schiena, riempiendola di baci umidi e appena percepibili sotto il tessuto. Chiusi gli occhi, inspirando profondamente un paio di volte.

Vederla così è... straziante.

Mi lasciò un bacio appena sopra il colletto della maglietta, poi un altro e così via. Il mio cuore fece mille capriole, le farfalle nello stomaco svolazzavano liberamente e la mia testa non ragionò molto. Le mie mani, senza volere o forse sì, strinsero il copridivano bianco e i miei polmoni ansimarono. Continuò ad esplorarmi con le sue labbra, sebbene fosse strano che un semplice tocco mi rendesse così. Sarà perchè non lo vedo da molto o perchè quel tocco non l'avevo mai sperimentato con nessuno e nemmeno con lui. Peter Parker è stato il mio primo tutto, il mio primo amico, il mio primo amore, il mio primo fidanzato e il mio primo... non lo so, non so come si chiami.

-Se ti togliessi la maglia, mi perdoneresti?-, sussurrò. Nessuno mi aveva mai vista spoglia, almeno, non dopo quell'evento che, ancora, fatico a superare. Una delle mie più grandi paure, ora, stava prendendo vita e si stava mostrando troppo liberamente per i miei gusti. Mi concessi due secondi per pensare e conclusi che, al limite, mi sarei rivestita. Annuii e sussurrai un flebile "sì". Avrei anche potuto perdonare Peter. Il tessuto si sfilò gentilmente e l'aria fredda avvolse la mia pelle lattea, mostrando il mio piccolo corpo al ragazzo dai capelli mossi. Esplorò con le dita ogni centimetro del mio corpo, sorvolò le due cicatrici a forma di cuore intrecciate e le sfiorò con il labbro, come per renderle sue. Lo sentii sorridere sulla mia schiena, mentre le mani esploravano la mia pancia e le mie spalle lentamente: temeva di rompermi. -Non so come si faccia l'amore, ma credo che questo sia molto meglio.-, sghignazzò, -Spero di non averti messa a disagio.-

-No, certo che no.-, sorrisi, rubandogli un bacio. Non avrebbe mai potuto mettermi a disagio, finché saremmo stati noi due, qui, da soli, senza nessun altro. Le sue mani, grandi e leggermente ruvide, s'infilarono nelle tasche dei miei jeans neri. -Tu non mi metterai mai a disagio, Peter Parker.-

-Mi era mancata, Kate Stark.-

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UUUUUU AIUT

NON VEDO L'ORA DI SCRIVERE IL RESTO, MAGARI SARANNO DI NUOVO FELICI E NON SI LIMITERANNO A UN PAIO DI BACI ;)

Sempre vostra, Paper.


Lady StarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora