Canzone consigliata: The wisp sings (slowed down) by Winter aid.
Quei due giorni sono passati molto velocemente e, in aggiunta, non vidi Peter per molto. La sera, forse, riuscivamo a passare poco più di un quarto d'ora senza che mio padre, o Cap, o Nat, o altri, lo richiamassero per un allenamento o cose del genere. Io non sapevo cosa facessero e, tantomeno, non avevo il coraggio di andare a vedere. Volevo partecipare, però, perché il mio potere sarebbe stato utile e avrei potuto salvare qualcuno, ma invano. Sospirai e mi voltai velocemente, infilandomi la maglia con una rapidità mai vista prima e squadrai il volto della persona appoggiata allo stipite della porta: era mio padre.
-Piccola.-, sorrise, -Ancora paura che qualcuno ti veda spoglia.-, sghignazzò. Io ricambiai la flebile risata, ma non riuscii a coprire la preoccupazione e l'ansia di una possibile sconfitta. Cacciai indietro le lacrime, per un momento, non mi andava di piangere davanti a mio padre, su una cosa in cui, tra l'altro, non ero coinvolta. -Non stare male, okey? Andrà tutto bene.-, mi baciò fra i capelli, dopo avermi abbracciata.
-Ma non sapete nemmeno quanto sia forte Thanos, questa volta.-, sospirai. Era vero e mio padre non si sprecò ad evidenziare questo particolare con un cenno del capo. Scossi la testa, seccata e delusa, ripetendo a me stessa di esser un fallimento con le visioni istantanee. -Ho paura dello sbalzo temporale di cinque anni indietro, padre.-
-Perché lo temi tanto?-
-Sai la fusione delle gemme?-, con questo annuì, -Se lo schiocco avviene in un preciso momento della battaglia, cioè quando le forze si appianano, due gemme fondono il loro potere incanalandolo sulle anime viventi.-, si sedette, -Sono le gemme dello spazio, del tempo e della realtà.-
-Non della mente?-
-Non si possono cancellare le persone care.-, sospirai, -Se, ad esempio, Cap sparisse, probabilmente tutti noi ci ricorderemmo, sebbene non sia più qui.-
-E con che criterio vengono scelte le persone?-
-Ho due teorie a riguardo.-, mi sedetti in braccio a lui, che mi strinse in una morsa paterna e quasi piena d'affetto, -La prima, forse la più ovvia, è la sparizione a caso. La seconda, la più atroce, è la sparizione delle persone che ci fanno bene al cuore, benché lo si dimostri poco.-
-Tipo te?-, mio padre piangeva. Non l'ho mai visto piangere così, con delle grandi lacrime e dei singhiozzi. Non era solito piangere e manifestare le sue emozioni, visto che doveva credersi un duro, ma questa volta parve non riuscirci. -Dovevo essere più presente, l'ho sempre detto ma non l'ho mai fatto. Non ti ho visto crescere, non ti ho visto prendere il diploma, ti ho tolto sempre la possibilità di socializzare per la paura di vederti soffrire, ma adesso non stai bene. Ed è colpa mia.-
-Non è colpa tua papà, non sarà mai colpa tua.-, gli asciugai una lacrima rapidamente, -Sono felice quando tu sei con me, quando passiamo ore in laboratorio a costruire, quando giochiamo a Monopoli e quando cuciniamo qualcosa assieme. Non voglio che tu porti questo rancore con te, quando sei in battaglia, va bene?-, annuì, -Me lo prometti?-
-Te lo prometto.-, sorrise, poi andò a mettersi la tuta e diede il cambio a Peter.
Il moro si avvicinò, piano, per non far rumore o per non interrompere quel contatto visivo che si era creato fra noi quasi subito. Le sue mani scorrevano egoisticamente lungo il mio corpo, mentre le nostre punte dei nasi si sfioravano a vicenda. Intrecciai i suoi capelli mossi fra le mie dita, mentre i nostri profumi si attorcigliavano e i nostri respiri si accarezzavano. Inspirammo, prima di baciarci. Ripensai a tutti i momenti passati assieme, a tutti i baci scambiati dietro le tende o negli sgabuzzini, a tutte le risate sotto le coperte e a tutte le notti passate dietro ai libri. Respirai profondamente e mi misi a sedere sulla scrivania, prima che s'infilasse fra le mie gambe e poggiasse le braccia sulla superficie chiara. In circostanze diverse avrei anche potuto spingermi oltre, dirgli tutto, ma ora non riuscivo a non pensare ad un possibile poi.
-Trottolina se hai avuto una visione su quella persona significa che, in qualche modo, resterà.-, sorrise, -Cosa facevi?-
-Leggevo un libro uscito cinque anni fa.-, respirai profondamente, -E dentro il salottino della Torre mancano tantissimi mobili che ora ci sono e, se le mie supposizioni sono giuste, sono tornata indietro di cinque anni con l'età di adesso.-, lo guardai sconvolta.
Quel flashback mi fece perdere un battito e, inevitabilemente, collegai la visione dei cinque anni con i calcoli e lo schiocco: era corretta la seconda teoria. Cercai di trasmettere quelle congetture a Peter, con il passaggio di pensieri, ma non gli arrivò molto che già non sapesse.
-Lady Stark voglio che lei sappia...-, inspirò profondamente, mentre le sue goti si arrossavano per l'imbarazzo, le emozioni e la tristezza, -...che qualsiasi cosa accada, io la penserò sempre e la amerò, uhm, fino alla fine.-
-Non darmi del lei.-
-Oh, invece devo, signorinella.-, sorrise per non piangere, probabilemente. Un altro pianto, in aggiunta, non sarei riuscita a sopportarlo. Nessuno mi aveva mai detto quelle parole, nemmeno nel giorno della mia partenza e, tantomeno, durante il periodo di isolamento per la gestione dei poteri. Nessuno mi ha mai amata così, come Peter Parker, come Spider-Man. Nessuno mi ha mai fatto provare queste emozioni; volevo supplicarlo di restare qui e non andare, perché sapevo come sarebbe andata. Volevo andare via con lui, non so bene dove, non so bene quando, ma volevo che, insomma, lui sapesse tutto.
Ma non si può sfuggire al proprio dovere.
-Ti aspetterò, sempre qui.-, bisbigliai sulle sue labbra.
-Ci vediamo domani.-
Fu la promessa a stroncare il suo ritorno.
***
Non arrivarono tutti e, sentendo le grida di dolore, delusione, rabbia e tristezza, mi iniziò a girare la testa. Il corpo era pesante, le gambe mi facevano male manco fossero rotte e la testa girava sempre di più. Mio padre era al fondo del corridoio e, nonostrante si allontanasse e la vita andasse a momenti, volli abbracciarlo. Peter, forse, sarebbe arrivato dopo.
-Kate stai...-, mio padre mi prese al volo, -...non stai andando via, non anche te, non ora che siamo qui, non tra le mie mani, di nuovo.-
-Lo sapevamo papà.-, inspirai affannosamente, -Peter?-
-Si è polverizzato, come stai facendo tu.-, continuava a passare le polverine fra le dita. -Non voglio perderti così.-
-La password di TH230 è Iron Kate.-
-Ti chiamavo così da piccola.-, sorrise fra le lacrime salmastre, che percorrevano le rughe d'espressione più piano.
-Lo so...-, respirai un' ultima volta, -Addio papà.-
Tony Stark pov.
"Sapevo che sarebbe successo, papà, in un modo o nell'altro. Se non morirò per i miei poteri, tra tutto, morirò svanendo. Lo schiocco avverrà dopo l'allineamento fra Giove e DF45, ma questo nessuno lo sa, eccetto una povera ragazza che, sola, ha iniziato a calcolare gli angoli d'incrocio interplanetari. Ti ricordi quando rubai la tua tuta e iniziai a volare in giro per la Torre? Sapevo armeggiarla bene, ma non troppo. Sappiamo poi com'è andata a finire.
Magari non sarò più lì, con te, ma mi troverai sempre qui. Ho installato una mente e la mia voce, così da riuscire ad avere conversazioni con una me... simile a me. Forse non andrà in giro a smaterializzare gli altri o a smaterializzarsi, non farà scherzetti in continuazione, non costruirà con te, ma è sempre qualcosa.
Ti voglio bene, Iron Tony Dad."
-Non voglio andare Signor Stark...-, prima Peter.
-Lo sapevamo papà...-, e poi Kate.
-Dobbiamo andare avanti, Tony.-, Cap lo disse con le lacrime agli occhi.
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NEL PROSSIMO CAPITOLO.... TAN TAN TAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!
LO SO CHE AVETE PIANTO, UN POCHINO. IO Sì, PENSATE UN PO' AHAHA.
Vostra, Paper.
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Lady Stark
FanfictionKate Stark e Peter Parker. Un unico sentimento ad unirli. Un unico volere a separarli: Tony Stark. Kate è la figlia del Signor. Stark e, nel giro di mezz'ora in jet, va a vivere col padre nella torre, visto che Tony è l'ultimo parente che le rimane...