15. Countdown

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Diventare verbo dellaprima coniugazione. Divenire della terza. Due verbi di coniugazioni diverse, madal significato simile, perché entrambi parlano di futuro. Il nostro futuro, ilmio futuro, che creo con le mie scelte, con le mie azioni, perché, ogni volta,la vita ci offre delle scelte e io scelgo quella che fa meglio per me. Di certodiventare quello che sono ora, così, non rientrava nei miei piani, ma ho sceltoper diventare quello che sono. Ma, sesolo potessi, cambierei alcune cose del mio passato, cambierei delle miescelte. Per esempio, lo bacerei.

Il tempo scorreva  a rallentatore, letteralmente. Si pensava che le giornate iniziassero e finissero dopo altri sei giorni. Questa era la noia e la vita ripetitiva. Ti alzi, ti vesti, mangi, esci e ritorni a casa. Sempre lo stesso, alle stesse ore e allo stesso modo. Mi misi a sedere sul materasso e guardai Peter, girato su un fianco, intento a riposare: dovevo medicarlo. E se lui migliorava ocn l'uso delle ragnatele e delle piccole invenzioni di mio padre, i nemici diventavano più forti e in grado di stenderlo con un colpo di cubo magnetico. Sapevamo del rischio, ma non potevamo prevederlo, logicamente. Lui aveva dato il meglio di sè e, sebbene abbia vinto ugualmente, ci aveva rimesso una ferita a ramificazione a mercurio magnetico. Andai di là a prendere il necessario per estrarre altre pallottoline di mercurio. Il medikit era vicino a un barattolino pieno di penne e matite, quasi tutte scariche, e sotto al calendario: crocettai l'ennesimo giorno. Sospirai, i giorni passavano però.

-Kate.-, si appoggiò allo schienale della sedia da bar, gli corsi in contro e lo aiutai a sedersi. Perché si fosse alzato, lo sapeva solo lui. -Perché crocetti i giorni sul calendario?-

-E' difficile da spiegare.-, gli accarezzai una guancia, -Posso vedere la ferita?-, gli chiesi, scendendo giù co le dita fredde. Il ragazzo annuì, mentre socchiudeva gli occhi per il mio tocco gelido. Mi scusai sottovoce. L'infezione stava svanendo, pian piano, e ciò mi fece scappare un sorriso. L'unica pecca era la ramificazione, che aveva assunto un colore grigiastro e violaceo. Le palline del mercurio erano percepibili al tatto e il loro movimento faceva male a Peter che, in quella posizione, sicuramente, non provava pace e tranquillità. Gli piegai che dovevo andare a togliere delle palline nella ramificazione, perchè quelle nella ferita le avevo ormai rimosse tutte. Avrei dovuto spingere le palline contro il flusso sanguigno e gli avrebbe fatto male, molto male. Mi osservò, indeciso sul da farsi, ma annuì. Lo feci sistemare di là, in infermeria, prima che prendessi il necessario per l'estrazione.

Le grida di Peter non aiutavano, anzi, mi facevano male. L'idea che stesse soffrendo per le mie mani, purtroppo, mi faceva male quanto il suo tipo di male, estremamente differente. Mi lasciai scappare un paio di lacrime, per empatia e per paura di farlo soffrire ulteriormente. Maneggiare col suo corpo, procurargli sofferenza invece che piacere, lo trovavo la peggior forma di sofferenza. Gli lasciai del tempo per respirare e lui, quasi istintivamente, mi tirò a sé. Il viso rigato dalle lacrime, gli occhi leggermente rossi, lo sguardo spaventato e i lineamenti rigidi, mi fecero sussultare. Mi lasciò un bacio, lento, come se volessimo togliere il dolore dell'altro e far svanire quella ferita. Gli dissi che mancava poco e avrei tolto tre ramificazioni, poi avremmo finito. Sorrise, ringraziandomi.

***

-Mi spieghi perché crocetti i giorni sul calendario?-, il ragazzo lo chiese dal salottino. Mi chiesi se lo domandasse per curiosità o per noia, se fosse perché volesse parlarne o no. Sospirai e, per quanto volessi mentirgli o cambiare argomento, capii che dirgli la verità avrebbe fatto meno male di una bugia. Feci che sedermi e far appoggiare la sua testa sui miei fianchi, mentre gli accarezzavo i capelli. Non demorde, eh?

-Ti ricordi quando ti spiegai della dissolvenza del mio corpo, che l'avevo ereditato da mia madre e che, probabilmente, sono i poteri stessi che richiedono la morte?-, domandai. Forse introducendolo dal passato l'avrebbe aiutato a capire e anche a lasciare il suo animo in pace. Il suo annuire mi diede il via per continuare. -Ecco, prima dello schiocco, quando tu, per orgoglio o forse no, non eri alla Torre, feci dei calcoli con papà.-, mi domandò se fossero per calcolare la mia morte, -Sì, Peter.-, inspirai profondamente, -Vivo con una sorta di countdown.-, cercai di accennare un sorriso, per confortarlo e per eliminare il suo dolore. Detestavo vederlo soffrire. Si mise seduto, ma gemette per il dolore. Scattai sull'attenti.

-Non importa, non importa.-, bisbigliò sistemandosi di fronte a me, -Non puoi morire, Kate.-, respirò profondamente. Non sapeva quanto avrei voluto, avrei voluto vivere una vita normale e andare avanti, vivere con lui ogni singolo secondo. Avrei voluto scrivere di noi, migliorare la sua tuta, rammendare i suoi maglioncini e vederlo invecchiare. -Quanto ti resta piccola?-

-Questo non te lo posso dire.-, facevo ancora fatica ad accettarlo io, figuriamoci lui. Poi avrei vissuto con i suoi pensieri e la sua sofferenza psichica. Avrei percepito ogni singolo pensiero e mi sarei sentita ancora più in colpa. No, non potevo dirglielo.

-Ogni potere equivale ad un anno, Kate.-

-Quindi ho solo cinque anni?-

-Sì trottolina, hai solo cinque anni.-

-E perché non puoi?-, lo chiese amareggiato, -Temi qualcosa o, peggio qualcuno?-

-Ho paura di farti del male, Peter.-, fui completamente sincera, -Potrei non...-

-Non avere altre possibilità? Potresti non arrivare a fine settimana?-, si passò una mano fra i capelli mossi, -Kate, per favore.-

Vorrei solo sapere quanto la avrò ancora con me.

-Ho cinque anni, Peter.-, mi morsi l'interno della guancia, la sua mente si spense. Lo sapevo, non avrebbe sopportato il tempo e il tono. Non avrebbe accettato molte cose e, ora, il dolore psicologico sta iniziando a piantare radici nella sua mente.

Cinque anni...

-Kate...-, fece incrociare i nostri sguardi e avvicinare i nostri volti, -...non è colpa tua e, davvero, per un momento ho pensato al peggio.-, sorrise leggermente, -Ti resterò a fianco per tutti e cinque gli anni.-

-Davvero?-, gli spostai il ciuffo di capelli.

-Lo prometto.-

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OKAY NON MI PIACE MOLTO MA VABBE', LO ACCETTO ANCHE COSì.

VI AVVISO CHE NON SARO' MOLTO ATTIVA PERCHE' HO MOLTISSIMO DA STUDIARE E DA FARE, QUINDI PREFERIREI NON DISTRARMI TROPPO. POI HO PRESO 5.5 DI UNA MATERIA E ODDIO, HO IL PANICO DI NON RIUSCIRE A TIRARLA SU. AGGIORNERO', MA PIU' LENTAMENTE DEL SOLITO.

PER IL RESTO VI RINGRAZIO PERCHE' SIAMO QUASI A 1K DI LETTURE E SONO DAVVERO MOLTE! NON ME LO SAREI MAI ASPETTATA!

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Con tanto love, Paper



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