Dopo quell'evento io e Peter non ci vedemmo per un pezzo. Ad esser sincera, non ci vedemmo per settimane e, esattamente oggi, era un mese. Nel mentre, per cercare di distrarmi, avevo messo in funzione il regalo di papà, che chiamai Wilson; avevo iniziato le simulazioni delle missioni, cavandomela discretamente e avevo iniziato i calcoli. I miei poteri iniziavano a chiedere troppo il loro utilizzo, mi stancavano parecchio, mi davano la nausea e si manifestavano nei tempi meno opportuni, in aggiunta miglioravano e diventavano sempre più forti. Sembrava un gioco a livelli solo che, al posto di un premio, ti avvicinavi solo alla morte: il premio finale era la morte. Sospirai, nuovamente. Da quando feci quei calcoli con mio padre, due giorni fa, non riuscivo a pensare ad altro.
I pensieri di Peter, al contrario, ogni tanto si facevano sentire, ma non era nulla di speciale. Magari nemmeno quel quasi bacio ha significato qualcosa, per lui. Mio padre, in tutto questo, lo venne a sapere e chiese a Cap di tenermi costantemente sotto controllo, così da sapere gli sviluppi della vicenda e, in un possibile futuro, cacciare Peter per un passo falso. Su quella decisione non riuscivo ancora a capacitarmi. Perché allontanarlo se le visioni, sia mie che di Vision, erano chiare? Peter, non si sa bene quando e nemmeno come, è nel mio futuro. Sbuffai e mi lanciai sul letto, atterrando di peso sul materasso e i miei boccoli castani si misero a ventaglio. Cap era in missione, in casa c'ero solo io e dei pensieri di Peter nemmeno l'ombra. Decisi di aggrapparmi a quei ricordi, ormai lividi, che avevo con lui. Seccata, presi un cuscino e lo portai al volto, per poi urlare: era l'unico metodo di sfogo che mi rimaneva.
Oh, Ophelia
You've been on my mind girl like a drug
Oh, Ophelia
Heaven help a fool who falls in love
I pensieri di Peter fecero eco nella mia testa, facendomi dimenticare tutti i motivi per cui fossi ancora in camera e non in giro, a fare una passeggiata. Con uno schiocco di dita mi feci portare da Peter, sebbene fosse in camera: piegava dei vestiti ascoltando la musica. Non era nulla di speciale, direte voi, ma il fatto che fosse tornato alla Torre, dopo settimane di lontananza, lo trovai piacevole. Mi appoggiai allo stipite della porta e diventai invisibile, anche se non l'ordinai direttamente; tolsi un giorno e due respiri. Il ragazzo, intanto, ignaro della mia presenza, continuava a piegare delle felpe della scuola e metteva dei libri e dizionari nello zaino.
-Wilson, attiva modifica vocale: oracolo.-, pensai e il doppio bip fu la conferma della modifica apportata.
-Peter Parker, giusto?-, lui sobbalzò e fece per mettersi la tuta, -No, sono una voce buona.-, sebbene non mi vedesse, portai una mano avanti.
-Dove sei?-, sussurrò e io feci per sedermi sul letto, per lasciare il segno delle lenzuola. Lui annuì e mi chiese perché fossi lì. Per vederti di nuovo, pensai fra me e me, con lo sguardo abbassato.
-Non c'è un perché, ogni volta che percepisco paura o bisogno compaio.-, dissi seria.
-In fondo, ho bisogno di parlare con qualcuno.-, sorrise e si sedette su una sedia, di fronte al letto. Se volesse parlare di quella cosa, anche se ingiustamente, scoprirò cose che mi aiuteranno ad approcciarmi di nuovo. -Credo di aver fatto un errore.-
-In che senso?-, lo guardai con fronte corrucciata ed accavallai le gambe.
-Io vorrei dirle solo quello che provo, okey? Ma ci sono troppe complicanze di mezzo, ma io... io vorrei solo essere me, senza tenere maschere, dirle tutto e renderla felice. Ho visto com'era, come si muoveva, come sta con me... i-io v-vorrei solo vederla sempre così.-, disse tutto velocemente. Mi aveva detto tutto, così come niente: nella sua testa non vi era alcun nome; non mi restava che chiederlo. Temevo una sua reazione, negativa più che altro. -Lei ti ha mai parlato? L'hai mai vista? Come sta?-
-Se non mi dici il nome non lo saprò mai, non credi?-, lo dissi dolcemente. Feci per passargli una mano fra i capelli, ma gli passai attraverso, mi stavo difendendo da lui. -Comunque cercherò di fare il possibile.-
E' semplicemente perfetta...
-Parlo della mia Lady Stark, io amo pensarla così e vorrei tanto condividere questo soprannome con lei. Può sembrare assurdo, ma non ha mai fatto granché nel flirt, è stato un colpo di fulmine. Mi sono innamorato di lei per il rossore sulle guance, la semplicità nei modi, la voglia di tenere i rapporti nonostante tutto. Ma suo padre non vuole e sembra che con Cap abbia più feeling.-, il mio cuore fece una capriola e poi altre mille ancora. Peter era davvero innamorato di me? Allora voleva sul serio baciarmi quella sera. Per un istante volli comparire, ma non mi parve il caso.
-La tua Lady Stark è molto triste e ha molto su cui riflettere. La vedo tutti i giorni, cerco di alleviarle il dolore, ma è troppo. Devi tornare e dirle tutto e, possibilmente, manifesta ciò che provi con quel bacio che non sei riuscito a darle.-, forse mi feci uscire una frase di troppo, ma sto ragazzo ha bisogno di un incipit!
-Come fai a sapere del bacio?!-
-Leggo i suoi pensieri tutte e volte che posso e, ti garantisco, che o pensa a qul momento o ai calcoli.-
-Davvero ancora ci pensa? Allora è significato qualcosa, lo sapevo!-, saltellò dalla sedia, -Ma che calcoli? Non me ne ha mai parlato.-, si sedette nuovamente.
-Deve spiegartelo lei.-, sorrisi.
-Grazie, ma ora corro da lei. Sai dove si trova?-
-Guarda sul tetto, quando è triste si rifugia sempre lì.-
***
Quel dialogo con Peter mi fece provare mille emozioni differenti. Il mio cuore era in tumulto, le mie gambe non stavano ferme un istante e il mio respiro era accelerato. Un rumore di passi e di affanno mi fecero voltare: era Peter. Sebbene dovessi aspettarmi di vederlo qui, fu comunque una grande sorpresa. Mi avvicinai.
-Volevo solo dirti questo.-, mi sfiorò le labbra, prendendo il viso fra le mani. Afferrai quel colletto gelosamente, avvicinando ulteriormente il corpo del ragazzo. Cosa provavo adesso? Ardore. Il profumo di Peter, all'acqua di Colonia, si fuse col mio al gelsomino. Le sue mani si fermarono attorno alla mia vita, piccola, che stava giusta giusta nella sua presa. -Lady Stark...-
-Signorino Parker.-
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I'M CRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYING
Ma mica finisce qui, il drama ragazzi, manca il dramaaaaaaaaa. Mi raccomando sclerate eh ahahah.
Vostra, Paper.
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Lady Stark
FanfictionKate Stark e Peter Parker. Un unico sentimento ad unirli. Un unico volere a separarli: Tony Stark. Kate è la figlia del Signor. Stark e, nel giro di mezz'ora in jet, va a vivere col padre nella torre, visto che Tony è l'ultimo parente che le rimane...