Non sono mai stata così nervosa in vita mia, lo ammetto, e tantomeno impacciata. Sapevo che si sarebbe tenuta una riunione, che ci sarebbero stati tutti, tra cui Peter, e che dovevo "ignorarlo" in parte. Mi fermai davanti all'armadio e iniziai a tirare fuori i capi migliori, come funzionava in questi casi? Cioé avrei anche potuto mettere il pigiama e andare così, tanto dovevo solo entrare e stare due minuti lì, giusto per farmi vedere da lui. Conoscendolo avrebbe ceduto e poi mi avrebbe parlato e gli avrei detto tutto, dei miei poteri, delle mie paure, di mia madre, di mio padre e di tutto il resto. Gli avrei anche proposto di fare un giro da qualche parte, per recuperare le due settimane perse. Potrei anche raccontargli dell'eroe ladro. Misi un paio di jeans blu, una camicetta bianca e gli anfibi, così dopo sarei anche uscita un po', visto che era una bellissima giornata di sole primaverile. Se fossi sicura delle mie azioni? Per niente e, tantomeno, del piano architettato con gli altri. Non ero sicura delle azioni di Peter, di una sua reazione. Non ero e non sono in grado di leggere la sua mente e capire a cosa pensasse o cosa provasse. Pensai di battere la ritirata, ma così avrebbe vinto la mia paura e, tutto sommato, il mio tempo era contato. Scesi le scale bianche e mi avviai in sala riunioni, a passi leggeri ma decisi, tenendo lo sguardo fisso di fronte a me, ripassando quella domanda mille volte. Sospirai e, dopo aver bussato un paio di volte, mi sporsi. Peter, come previsto, era a riunione e si trovava tra Cap e Nat, con una tuta rossa e blu come quella di... Spider-man? Lo studiai rapidamente, guardandolo dall'alto verso il basso e, dopo aver salutato tutti, chiesi a mio padre se avesse visto la mia chiave inglese: mi disse di no, come da programma. Dopo ciò uscii e materializzai la mia tuta sugli altri abiti, per andarmi ad allenare.
Afferrai la barra mettallica e iniziai a fare dei sollevamenti, per sfogare la mia rabbia e la mia delusione per la prestazione: l'avevo guardato troppo, non ero riuscita a nascondere l'euforia e, in particolare, non ero riuscita a leggergli la mente, di nuovo. Mi chiesi se fosse un mio problema, un suo o di entrambi. Mi domandai se i miei poteri stessero smettendo di funzionare o per lo stress o le emozioni troppo forti. In aggiunta, la sua tuta era rossa, come, beh sì, quella della visione e, se tutto andasse come previsto, tra me e lui sarebbe nato qualcosa di più di una semplice amicizia. Ma se io cerco solo l'amicizia, alla fine, la visione potrebbe cambiare e tutti felici e contenti. Però lui... niente. Io voglio solo un amico e Peter rimarrà tale. Lo sbattere della porta mi fece sussultare e cadere dalla sbarra.
-Kate stai bene?-, Nick mi aiutò ad alzarmi e annuii. Cosa ci faceva qui? Mi limitai a leggere la sua mente e, con dei sospiri, realizzai che volesse parlare di Peter e di tutto quello che volessi fare una volta uscita da qui. Ammisi di non averci ancora pensato particolarmente. -Probabilmente già sai, ma volevo capire cosa volessi fare. Dopo la riunione Peter non ha fatto altro che andare in camera sua e sul cornicione del porto.-, sospirò con un tono di preoccupazione, -Con Happy non vuole parlare, con Tony nemmeno e con me manco ci pensa. Credo che non sappia cosa fare prima, se fingere orgoglio o cedere e correre da te.-
-Nessun problema Nick, ci parlerò io. Mezz'ora e sarò da lui, sul cornicione del porto.-, sorrisi e lui fece lo stesso, -Penso che avrò molto da dirgli.-
***
Peter era seduto sul cornicione e osservava l'orizzonte in maniera indefinita, forse la sua attenzione non era nemmeno volta lì ma oltre. Magari io sarei stata di troppo e dovevo smaterializzarmi e ritornare alla Torre, così da parlargli dopo, ma non feci in tempo. Mi osservò e, con tutta la gioia del mondo, ritornò a guardare il porto; mi smaterializzai di fianco a lui.
-Non dovevi evitarmi?-, era seccato, ma percepii anche una nota di malinconia nel suo tono. Non mi mossi e continuai a guardare di fronte a me. Non dovevo cedere, non dovevo dar retta a quelle domande. -Insomma, prima dici che non mi puoi più vedere e poi ti trovo qui a... non lo so, parlare credo.-
-In realtà sono qui per spiegarti certe cose di me, sempre se ti interessa ovviamente.-, guardai Peter di sfuggita, -Altrimenti mi smaterializzo alla Torre, non ci metto nulla.-
-No, per favore, ehm, resta.-, mi prese per il polso e mi osservò dolcemente, -Penso sia meglio capire, prima di ritornare alle condizioni di poco prima.-, annuii.
-Beh, cosa dire, esser figlia di Tony Stark ha i suoi difetti così come i suoi vantaggi. Ma non è di certo il cognome di papà il problema, anzi, sono i miei stessi poteri.-,mi osservò di sfuggita e con uno sguardo confuso, -Li ho ereditati da mia madre, sorellastra di zio Thor e Loki, che aveva tutti i poteri ma ad una condizione: l'autodistruzione.-, sospirai, -Diciamo che lei non li usò quasi mai, eccetto nei casi estremi, ma i poteri continuarono a logorarla e morii sedici anni dopo la mia nascita. Papà, ovviamente, era qui per aiutare il mondo e salvarlo da cose intergalattiche. Però mamma e papà si scrivevano così tanto, si amavano tanto e i miei poteri furono una bella e cattiva notizia.-
-In che senso cattiva? Scusami, sono una figata, li avessi io.-
-È vero, sono una cosa fortissima, ma da mia madre non ho ereditato solo i poteri. Devi sapere che Odino non mi ha mai amata... Molto. Allora, per punizione divina, ho anche io ereditato l'autodistruzione.-
-Usali anche tu poco, così non sparirai.-
-Ci ho pensato e, davvero, lo farei se potessi, ma il mio corpo richiede il loro uso, così da scomparire.-, sospirai e cercai di non incrociare il suo sguardo, visto che mi sarei sentita sotto pressione, ulteriormente.
-Quindi in un futuro sparirai.-, appoggiò la sua testa sulla mia spalla, -Per questo tuo padre non vuole che ti affezioni ad altri e viceversa.-, sussurrai un semplice "sì", -Non voglio che accada, beh sì, ci dovrà pur essere un modo no? -
-No, non c'è, non che io sappia almeno.-
Eppure ho ancora molto da dirle e mostrarle...
-Hai detto qualcosa?-, chiesi confusa. Quella era la voce di Peter, ero sicura e volevo rispondergli.
Lui scosse la testa.
-Peter era la tua voce.--Hai letto la mia mente Kate.-, non era possibile. Io non sono capace, non con la mente di Peter. Non lui, non lì e non così.
-Con te non ci riesco.-, bisbigliai.
-Sì, quando sei preoccupata per noi ci riesci.-, sussurrò sistemandomi i capelli scuri.
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Tre, due, uno... Aiutoooo
E vabbè, ormai si sa, l'amicizia fra maschio e femmina non esiste.
Credo che i prossimi capitoli saranno... Fantasmagorici.
Vostra, Paper.
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Lady Stark
FanfictionKate Stark e Peter Parker. Un unico sentimento ad unirli. Un unico volere a separarli: Tony Stark. Kate è la figlia del Signor. Stark e, nel giro di mezz'ora in jet, va a vivere col padre nella torre, visto che Tony è l'ultimo parente che le rimane...