Similitudini.

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Faccio gli ultimi due tiri prima di lasciar cadere la sigaretta sporca di rossetto.

'È stata proprio una giornata del cazzo' Penso tra me e me prima di scivolare dentro il portone e lasciare che si chiuda alla mie spalle.
Ancora un po' sovrappensiero arrivo davanti la porta e mentre distrattamente cerco le chiavi mi squilla il cellulare, è un messaggio da un numero sconosciuto: "Sono in città, hai un po' di tempo per me?". 

Entro in casa ed ecco Boris che mi saluta scodinzolando.
Mi butto sul divano e decido di rispondere a quel messaggio: "Non ho il tuo numero, non so se è una buona idea."
Poso il cellulare e prendo il PC dalla borsa, ho delle bozze da consegnare entro venerdì e sono davvero indietro.

Decido di iniziare da quell'articolo su quella misteriosa ragazza scomparsa.
Mentre cerco notizie mi arriva un messaggio: "Sono Jeremy, sono tornato da qualche giorno da Manhattan, spero di poterti incontrare presto xx".

Quando leggo il suo nome il mio stomaco si capovolge, insieme allo stupore provo quel senso di malinconia che solo i rimorsi sanno lasciarti.
Jeremy è da sempre uno dei miei più cari amici, ma è stato soprattutto uno dei miei più grandi amori segreti.
Non lo sentivo da quando è partito per il collage, sono passati due anni e sono cambiate molte cose nella mia vita. 

Decido di rispondere al messaggio: "Potrei mai rifiutare una birra offerta dal mio caro amico? Ci vediamo domani sera al Break". 

Poso il cellulare e vado a rilassarmi sotto la doccia e, mentre canto a squarciagola il ritornello di Golden, sento bussare alla porta.
Chi potrà mai essere a quest'ora?

Finisco di sciacquarmi e ancora in accappatoio vado ad aprire, non vedo nessuno, ma a terra c'è un bigliettino, lo prendo ed entro dentro un po' stranita.
"Smettila d'indagare su Maya, non sai a cosa stai andando incontro." 

Aspetta, Maya è la ragazza dell'articolo che sto scrivendo, ma nessuno sa quello a cui sto lavorando, siamo un piccolo giornale di una cittadella dell'Inghilterra e i miei colleghi sanno quanto io odi che qualcuno racconti dei miei articoli prima che escano. 

Sono scossa e anche un po' spaventata, metto il pigiama e corro a letto, piena di domande inizio a indagare sulla città natale di Maya e mentre leggo qualcosa sulle tradizioni di Erbenet i miei occhi si chiudono e cado in un sonno profondo. 

Suona la sveglia, apro lentamente gli occhi e stiracchio le braccia.
Ancora intontita, arrivo in cucina e mi concedo il mio solito rituale. 

Mi alzo sulle punte dei piedi e prendo la caffettiera, secondo scaffale in alto. Metto il caffè sopra il fuoco e mi dirigo verso la finestra, sposto la tenda, oggi c'è il sole. 

La casa si è impregnata di quel forte odore di caffè, prendo la mia tazza e la riempio fino all'orlo prima di accucciarmi nella poltrona che ho posizionato proprio di fronte la finestra. 

Mi concedo sempre dieci minuti per pensare alla mia vita, da quando mi sono trasferita a Riverrun per il lavoro che mi avevano offerto la mia vita è stata travolta, messa sottosopra. 
Ho lasciato la mia città, i miei amici e la mia famiglia, solo per la voglia che ho di scrivere e realizzare il mio sogno, ma spesso mi chiudo in me stessa e quasi mi pento della mia scelta. 

Boris mi riporta alla realtà abbaiando. Sorridendo e con la solite voce da stupida, gli sussurro: "Parco?".
Boris è entrato a far parte della mia vita circa due anni fa, quando durante il trasloco ho visto a pochi isolati da casa mia questo piccolo cucciolo abbandonato, piangeva e non ho potuto resistere.
L'ho preso tra le mie braccia e da quel momento non ci siamo più separati. 

L'universo non è poi così grande.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora