Aleksei Fabiano Ivanov, biblioteca di Villa Ivanov, Mosca-Russia.
Non osavo muovermi. Non osavo nemmeno respirare di fronte a mio zio Andrej, non quando Erin era mezza nuda, uno scaffale era ribaltato, i nostri vestiti stracciati ed un mucchio di libri per terra.
"Porca puttana." Zio Andrej si avvicinò ad Erin con rabbia. "Erin, vorrei sapere che cazzo ti passa in quel maledetto cervello." Ma Erin rimase impassibile con gli occhi fissi nei miei. "Erin mi stai ascoltando?!" Andrej si avvicinò ancora di un passo. "Erin."
Con lentezza Erin si voltò verso suo padre. "Ti ho sempre ascoltato," rispose serafica come se ci avessero beccato nel bel mezzo di una partita di dama e non dei preliminari. "Ma ora mi sono davvero stancata."
Mi immobilizzai e così anche mio padre, che per rispetto si era tenuto cinque passi lontano, ma con lo sguardo mi stava scuoiando vivo da quando aveva varcato la soglia della biblioteca.
"Mi sono davvero stufata, padre." Non si preoccupò nemmeno di indossare la maglia. "Mi sono stufata!" Urlò. "Mi sono davvero rotta le palle!"
"Signorina, le parole, sai benissimo chi dei due potrebbe far terminare questo teatrino nel modo più semplice possibile."
"Ah! Non venire a fare discorsi di morale a me, papà, o ti devo ricordare chi tra i due ha tenuto un segreto per circa diciotto anni?"
Colpo basso, ma Andrej non si fece intimidire; anzi, sorrise beffardo come se la sua preda preferita si fosse cacciata con troppa semplicità all'interno della sua trappola.
Subdolo.
Calcolatore.
Glaciale.
Questo era zio Andrej."Bel tentativo, pulcino, ma ti ricordo che tra i due quello con più esperienza sono io e, mi dispiace per te, non mi faccio venire i sensi di colpa per una frase del genere."
Erin perse le staffe e crollò.
"Non mi interessa. Non mi interessa nulla. Vuoi sapere qual è la verità, papà?! Che per sei mesi avete cercato di imbellettarmi per rendermi presentabile agli scapoli più odiosi di tutta la Russia, perché ignoravate il modo in cui Aleksei sarebbe uscito da quell'addestramento e niente, nessuno vi ha mai chiesto la mia mano e sai perché? Perché nessuno sapeva tenermi testa. Erano un mucchio di bambocci con il naso gocciolante e le madri pronte ad imboccarli." Sollevò il mento. "Ma poi qualcuno si è finalmente interessato, lo sai? Qualcuno che voi odiate tanto, qualcuno di potente quasi quanto noi."
"Erin."
Cercai di calmarla ma fu inutile.
"Oh, saresti davvero fiero di me papà." Inclinò la testa e sorrise feroce. "Tommaso Bruno."
Mio padre si precipitò in avanti. "Come?"
"Già, Tommaso Bruno ha chiesto la mia mano questa notte, ma ironia della sorte, zio Dimitri? Sono troppo innamorata di tuo figlio per poter anche solo pensare di riuscire a vivere un matrimonio nella menzogna. Ci ho provato, ma non ci riesco!" Si portò le mani tra i capelli. "Non ci riesco."
Feci un passo verso di lei e la mia espressione divenne più dolce, l'abbracciai ed Erin nascose la testa nel mio collo. Ignorai lo sguardo di fuoco che mio padre e mio zio mi riserbarono, perché lei: Erin Fenya era l'unica donna, essere umano vivente che non fosse la mia diretta discendenza, di cui avrei mai potuto interessarmi.
"Sai benissimo che anni fa abbiamo stipulato quel contratto, Andrej." Mio padre bisbigliò all'orecchio di mio zio. "Lui ha ucciso suo padre e gli dobbiamo un favore."
"Non lancerò mia figlia nelle mani di un italiano del cazzo."
Mi allungai di più, ma sempre tenendo Erin, esausta, tra le mie braccia.
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Finti legami di sangue|THE NY RUSSIAN MAFIA #5
ChickLit[COMPLETAMENTE REVISIONATA✨] Leggete prima il #1 se no non capireste, a tutti i miei vecchi lettori/ lettrici: ci siamooooo! Erin e Aleksei sono ormai due adolescenti in Accademia.