VI

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Erin Fenya Ivanov, Ufficio di Dimitri Ivanov, Villa Ivanov, Mosca-Russia.

Era l'una di notte e mi trovavamo nell'ufficio della Drakta con Aleksei a fissare i nostri genitori; o meglio, a fissare Dimitri e Andrej, mio padre, negli occhi. In quelle due paia di  pupille cristalline molti uomini ci avevano trovato la morte, ed in quel momento erano mortalmente serie.

"Benissimo," fu Dimitri a prendere la parola per primo. "Da quanto abbiamo capito avete deciso di fare i grandi, non è così?"

Domanda retorica pensai; difatti, entrambi rimanemmo immobili con il capo rigido e con la paura anche solo di respirare nella maniera sbagliata. Ovviamente, non fummo così scemi da rispondere.

"Avete imparato a stare zitti, vedo." Esternazione di mio padre alla quale non conveniva assolutamente ribattere. "Procedi, Dimitri," disse, soddisfatto dal nostro silenzio.

"Come stavo dicendo, dal momento che avete deciso di entrare nel mondo dei grandi, avete deciso di assumervi delle responsabilità."

Deglutimmo tutte e due in sincronia.

"Fate bene ad essere spaventati," provocò mio padre e dovetti mordermi la lingua per non rispondere; purtroppo, ne fu dannatamente consapevole perché mi sorrise accattivante. "Erin, hai qualcosa da comunicarci?"

Negai con il capo e serrai le labbra.

"Come stavo dicendo"—Dimitri scoccò un'occhiata esasperata a mio padre, che ridacchiò più sollevato di qualche ora prima—"questa storia, per adesso, non deve oltrepassare questo studio. Non voglio che Ella, Gennady o Fillip vengano in qualche modo influenzati da questo siparietto, così come Vanja." Sospirò. "Non vi chiedo di stare lontani, solo perché so benissimo che non lo fareste, ho avuto anche io diciassette anni, ma-

"Posso?" Domandò mio padre e zio Dimitri fece un cenno di assenso con il capo e sbuffò. "Quello che Dimitri sta cercando di dire, in maniera più ortodossa ed educata, e ascoltatemi bene perché non mi ripeterò una seconda volta, soprattutto tu Erin"—annuii d'istinto—"è che questa libertà non deve essere confusa con superficialità, mh? La dico in maniera più pratica e meno arzigogolata: se Erin dovesse perdere la verginità, sarebbero cazzi amari per entrambi e vi assicuro, che non ci sarebbe nessun soldato della Drakta a fermarmi."

Gli occhi di mio padre si incatenarono ai miei ed io sollevai il mento in segno di sfida. "Non sembra un po' datato come principio?" Non riuscii a rimanere in silenzio, non quando si trattava della mia vita. "È?"

"Erin, non tirare la corda."

Ma non lo ascoltai.

"Non sposerò mai qualcuno che mi vuole come un soprammobile." Feci scattare gli occhi su zio Dimitri. "Sono io che deciderò chi sposare, non voi."

"Non è così che funziona, Erin e lo sai." Dimitri sospirò e passò un bicchiere di quello che pensai fosse scotch a mio padre. "Quello a cui siamo giunti è questo: comportatevi come due adolescenti normali fino al termine della scuola; dopotutto vi mancano due anni, non quattro... frequentate persone come se dovest-

"Stai dicendo che Erin dovrebbe uscire con un ragazzo, magari baciarlo, e stare con me in segreto, padre?" Aleksei si sollevò di scatto, ma Dimitri lo rimise seduto con una spintarella. "Direi che è no."

"Non sto dicendo esattamente questo, zuccone." Terminò il suo scotch in un colpo. "Ma di fare finta: interessatevi ad altre persone, chiedi a Kara di uscire, corteggiala per un po', trascorri del tempo con lei ai ricevimenti e quando avrete terminato la scuola ed entrerete per davvero nella nostra società, saranno trascorsi due anni da questa discussione e le acque si saranno calmate."

Finti legami di sangue|THE NY RUSSIAN MAFIA #5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora