IV

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Aleksei Fabiano Ivanov, sgabuzzino delle scorte alimentari di Villa Ivanov, Mosca-Russia.

Non mi interessava più nulla. Potevo toccarla senza sentirmi sporco, potevo baciarla e la sollevai prendendola dal suo lato b. La sua schiena aderì contro il cemento dello sgabuzzino e mi circondò la vita con le gambe. Le appoggiai le mani sul seno e continuai a baciarla.

Non mi interessava più nulla.

Erin mi fece scorrere le sue mani tra i capelli e mi avvicinò di più a lei. Quindi le era mancata anche la nostra complicità? E forse quel dettaglio avrebbe dovuto insospettirmi, forse molti piccoli particolari avrebbero dovuto farci aguzzare le orecchie, ma nel corso degli anni eravamo stati troppo concentrati ad ignorarci per riuscire a fare fronte comune. Continuai a baciarla fino a quando la porta dello sgabuzzino non si aprì di colpo.

"E dai, Aleks, non in uno sgabuzzino." Mio zio Mikhail gongolò sulla soglia, ma non vi badai; fissai Erin improvvisamente terrorizzato. "Aleks?" Quando mio zio notò i capelli lilla ed il vestito argentato imprecò. "Porca di quella puttana, Aleks."

Adagiai con delicatezza Erin e la coprii con la mia schiena.

"Non è successo quello che credi, noi-

"Sì, Aleks, ma quanti anni pensi che abbia?" La sua voce si sollevò di ottave e fu la prima volta che zio Mikhail si prese la briga di sgridarci, ma non riuscivo a concentrarmi perché dentro di me ribolliva il segreto e l'ira della loro ipocrisia. "Avete i capelli sfatti, il suo vestito è storto e la tua giacca è a terra, le labbra gonfie, credi che sia un idiota a quasi trent'anni?" Zio Mikhail continuò imperterrito. "Siete cugini."

Dopo quella esclamazione anche i capelli rossi di Ariel fecero capolino nello sgabuzzino, seguita da tutti i nostri famigliari che abitavano abitualmente alla villa.

"Aleks," mormorò Erin terrorizzata.

Feci un passo indietro e le accarezzai il fianco; il padre di Erin decise di entrare proprio in quel momento con il mio. Deglutii un grosso boccone di saliva e pregai in tutte le lingue che conoscessi per evitare una catastrofe, ma non servì a nulla.

"Erin?" Andrej si avvicinò e quando squadrò sua figlia, le nostre labbra e i nostri vestiti, divenne terreo e forse fu la prima volta che lo vidi a rischio di un attacco apoplettico. "Erin?"

"Papà, io-

"Che cazzo sta succedendo qui?" Urlò Andrej e lo sguardo di mio padre bruciò dentro al mio; abbassai il capo in imbarazzo e occhieggiai Erin di sottecchi, che aveva il volto in fiamme. "Ora voi due mi spiegate che cazzo sta succedendo o vi giuro che smonto questa villa da cima a fondo."

"Tesoro-

"No, Lily Rose!" Si slacciò malamente dalla presa di mia zia ed Erin sussultò, perché Andrej non era mai stato scostante nei confronti di sua madre e vederlo così le faceva male, lo sapevo e sapevo anche che le faceva più male perché era colpa sua. "Erin, parla, adesso."

Mi posizionai di fianco a lei e sollevai il mento. Non so dove trovai la forza di fronteggiare mio zio, che apriva e chiudeva le mani come se avesse una gran voglia di strozzarmi, ma lo feci lo stesso.

"No, sarò io a-

"Aleksei, ti conviene non metterti in mezzo." Mio padre mi riprese con severità. "Anche noi due dobbiamo fare i conti."

"Per l'amor del cielo," imprecò Erin zittendo tutti. "Ci siamo baciati un paio di volte, non è successo niente"

"Non è successo nulla?" Andrej sollevò la voce e il suo volto divenne terreo. "E' tuo cugino."

Finti legami di sangue|THE NY RUSSIAN MAFIA #5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora