Erin Fenya Ivanov, Villa Ivanov, Mosca-Russia.
Era trascorsa una settimana intera da quando vi era stato il chiarimento con i miei genitori e potevo dire con certezza di amarli con tutto il cuore, forse ora anche di più. Non mi era piaciuto il modo in cui avevano condotto l'intera faccenda; o meglio, vi erano alcuni pomeriggi in cui avevo creduto che non sapere fosse stato meglio, che mi avesse permesso di vivere un'infanzia, Aleksei a parte, serena e senza preoccupazioni, ma dall'altra la verità era un punto fondamentale per me e quindi non avrei cambiato idea in merito.
Nonostante ciò, con mia madre la relazione andava un po' a rilento: mi sentivo in colpa, terribilmente in colpa per le mie scenate e mio padre cercava quanto più possibile di fare da salvagente; soprattutto, dopo avermi raccontato l'intera situazione familiare delle sorelle Deep.
"Dove hai la testa?" Viktor mi tirò una ciocca di capelli lilla e mi offrì una caramella. "È tutto il pomeriggio che ti perdi nei tuoi pensieri."
E non solo in quelli che riguardavano mia madre e mio padre, ma anche Aleksei, perché era dall'una di pomeriggio che era fuori con Kara.
"Mh, qua e là, niente di buono suppongo." Mi sollevai dal materasso e mi avvicinai ai vinili che Viktor conservava con tanta cura sulla mensola sopra al letto. "Prima o poi tu e la tua band vi deciderete a inciderne uno?" Lo guardai da sopra la spalla e studiai la sua tinta verde mela con una ricrescita impressionante. "Dobbiamo assolutamente rifare la tinta."
Viktor scoppiò a ridere e si toccò il collarino di cuoio. "Già e non solo a me."
"Oh, se metà della tua band è sbandata come lo sei tu, mi serviranno scatolette di colori per risolvere il pasticcio."
Viktor prese in mano il palmare e meno di una mezz'ora più tardi mi ritrovai a fare da parrucchiera a tutta la band, compresa di manicure. Non mi dispiaceva passare del tempo con quei ragazzi, ad essere onesta, oltre ai miei cugini, avevo solo loro in quella scuola, ma a volte mi sentivo strana, quasi fuori posto e fu proprio per questo motivo che permisi ad Arkasha, uno dei chitarristi dai capelli blu notte, di regalarmi un girocollo di velluto bordeaux con al centro un cuore di metallo.
"Non credete sia troppo?" Girai sui talloni e studiai i cinque ragazzi che sembravano aver visto un miracolo. "Allora?"
Viktor si schiarì la voce con le guance leggermente rosse.
"No, tutt'altro." Mi indicò con gesti fintamente casuali. "È piuttosto sexy e sono gay."
"Oh." Mi toccai il collo e mi guardai di nuovo allo specchio, cercando di scovare ciò che loro potessero trovare di così attraente in una ragazza dai capelli lilla con piercing e girocollo, ma scrollai le spalle. "Ho pensato alla vostra canzone, sapete?"
"Quale?" Domandò il batterista a cui avevo cambiato colore della tinta: avevo deciso di passare da un biondo quasi giallo paglia ad un platino e stava decisamente meglio. La nuova colorazione risaltava i tatuaggi scuri sulla pelle, che conoscevo bene. "L'ultima?"
"La vostra nuova canzone, quella che parla della ragazza."
"Aaah, della ragazza psicopatica?"
Annuii. Il loro era un genere strano, un misto tra pop-punk ed emotrap, che ricordava un po' gli anni in cui avevano vissuto i miei genitori da giovani, ma decisamente diverso da quello in voga nei nostri.
La loro era una sorta di rivincita sociale descrivendo la tristezza, la depressione, l'alcol, le droghe e gli psicofarmaci: non un genere che avrebbe attratto chiunque, ma a causa del loro particolarissimo timbro roco e sensuale, facevano molto scalpore, soprattutto tra le ragazze.
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Finti legami di sangue|THE NY RUSSIAN MAFIA #5
Genç Kız Edebiyatı[COMPLETAMENTE REVISIONATA✨] Leggete prima il #1 se no non capireste, a tutti i miei vecchi lettori/ lettrici: ci siamooooo! Erin e Aleksei sono ormai due adolescenti in Accademia.