XII

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Erin Fenya Ivanov, residenza invernale Ivanov, Russia.

Quando mi svegliai la prima parte del mio corpo su cui focalizzai l'attenzione furono le mani e poi la schiena, il collo...

"Sono viva?" Domandai con voce bassa e gracchiante. "Viva?"

"Sì, signorina."

Sollevai la testa di scatto e la visuale si confuse, appannandosi, ma qualche secondo dopo riuscii a mettere a fuoco le tre figure imponenti vestite di nero.

"Sono nei guai," bisbigliai affranta, riconoscendo le fisionomie dei miei zii e di mio padre. "Sono davvero nei guai."

"E fidati, Erin"— zio Mikhail si avvicinò al letto—"preferiresti essere morta." Mi accarezzò la guancia e dietro la sua solita aria spocchiosa potei osservare un po' di preoccupazione scivolare via dai suoi lineamenti. "Ci hai spaventato, Erin, davvero spaventato"—abbassò il tono di voce—"Aleksei era a pezzi, angelo." Mi abbracciò con cautela. "Non farlo mai più, ti prego."

Ricambiai l'abbraccio goffamente, a causa della flebo e poi riadagiai la schiena sul materasso.

"Aleksei?"

"Non è qui." Dimitri fece un passo avanti e scosse la testa. "È in cucina a farsi un caffè, è stato al tuo fianco tutti e due i giorni in cui ti abbiamo tenuta sedata."

Il senso di colpa mi scavò il petto e mi infossai di più nel materasso. Azzardai una piccola occhiata a mio padre e ciò che riuscii ad intravedere mi fece deglutire forzatamente: Andrej Kirill Ivanov era un blocco di ghiaccio, teso, con gli occhi scavati, pallido e terreo. Nei miei diciotto anni avevo combinato moltissimi pasticci, alcuni più gravi di altri, ma non avevo mai preso una decisione del genere e la sua reazione mi preoccupava. In quel momento di silenzio, Aleksei varcò la soglia della mia camera e quando si sorprese nel vedermi sveglia, cercò di raggiungere il letto, ma fu lì che mio padre si animò.

"Fuori."

Fu un comando semplice, una sola parola, ma fu glaciale, pragmatico e impossibile da non eseguire.

"Aleksei, esci." Zio Dimitri lo agguantò per la manica del golfino e la sua espressione seria lo fece desistere dall'obiettare. "Esci, Aleks, non fartelo ripetere più di una volta."

Con un'ultima occhiata di scuse si dileguò e così rimasi da sola con mio padre, avvolta in un silenzio pesantissimo.

"Papà-

"Stai zitta!" Il suo scoppio mi fece allarmare; mio padre era sempre stato composto, mai così fuori di sè. "Hai idea di che cazzo hai combinato?!" Parte dei suoi capelli sfuggirono al gel e gli ricaddero sulla fronte. "Porca puttana, Erin! Hai idea del cazzo di casino in cui ti sei cacciata?" Tremò dalla testa ai piedi, ma continuò a parlare: "hai idea di cosa tua madre abbia dovuto passare per salvarti in quella cazzo di cella quindici anni fa, a causa della mia ex psicopatica?! E tu guarda come cazzo la ricompensi, cercando di ammazzarti! Abbiamo dovuto sopportare tanto, Erin, le tue cazzate da adolescente, abbiamo dovuto sopportare i tuoi amici di quella band di fattoni, abbiamo accettato il tuo strano attaccamento ad Aleksei e non mi dilungo sul cosa cazzo vi ho trovato a fare nella biblioteca, perché potrei mettergli le mani addosso in questo momento"—prese fiato solo per poco e dai miei occhi scesero alcune lacrime—"abbiamo accettato il tuo periodo di mezza depressione e adesso credi che accetteremo il tuo tentativo di suicidio?!" Battè le mani sul materasso ed io ritrassi le gambe. "Hai idea, Erin, hai una minima idea di quanto abbia dovuto lottare dentro questa società per farti accettare al pari di qualsiasi membro ufficiale della Drakta?" I suoi occhi rossi mi avrebbero perseguitato per un bel po'. "Tua madre, Erin, tua madre l'ho tirata su dal pavimento con un cucchiaio quando eravamo giovani, le ho promesso una vita migliore, le ho promesso sicurezza ed una famiglia, cristo santo e tu cerchi di ammazzarti?! Dove cazzo ho sbagliato come padre, dove?!" Chiuse i pugni e tremò di nuovo dal nervoso. "Cosa credevi di acquisire? Notorietà? Credevi per caso che così saresti potuta risultare più appetibile agli occhi di Aleksei?! Perché io so cosa passa nella tua cazzo di testa! Io so che ti senti inferiore a tutte le Kara che popolano la nostra società e non sai quanto cazzo mi fa male, Erin!" Sbraitò. "Quanto cazzo fa male a tua madre, quanto cazzo soffriamo per questo tuo atteggiamento! Secondo te, perché non volevamo dirti nulla?! Pensa, cazzo, volevamo proteggerti dai mostri della Drakta, dai tuoi stessi pensieri." Mi diede le spalle e si avvicinò alla porta. "Rifletti, Erin, perché questa volta hai combinato un cazzo di casino."

Feci per aprire la bocca, ma si chiuse la porta alle spalle. Con quel boato il mondo mi schiacciò contro il materasso ed iniziai a piangere singhiozzando, singhiozzai così forte che nemmeno l'abbraccio di Aleksei e il suo maglione riuscirono a soffocare la mia tristezza; mi ero sacrificata perché non volevo che nessuno di loro potesse morire o soffrire per me, mi ero sacrificata perché mi ero creduta sacrificabile... mio padre aveva ragione, come al solito d'altronde, non mi ero resa conto del mio valore nemmeno quando avevo accettato il mio destino.

E piansi, piansi quasi urlando dal dolore, da quel dolore che sempre più spesso mi aveva fatto compagnia negli ultimi tempi e fui così sopraffatta, che quando lo scoppio cessò, Dimitri chiese al medico di somministrarmi dei tranquillanti, ma non dormii, riuscii a rimanere vigile e sveglia, seppur catatonica. Avevo deluso mio padre, mia madre, ma peggiore era la tristezza che avevo portato nella vita dei miei genitori; da giovani avevano sempre saputo di non poter avere figli e quando mia madre mi aveva salvato per loro era sembrato un segno, una benedizione e io avevo rovinato tutto. Avevo rovinato tutti i loro sforzi.

"Signorina, Ivanov?" Il medico bussò con leggerezza. "Signorina Ivanov, devo controllare i suoi valori."

Annuii distrattamente e ripiombai nelle mie riflessioni subito dopo, ma quando zio Dimitri varcò l'ingresso della camera che avevano adibito ad ambulatorio, mi sentii morire.

"Come sta?"

Parlò come se non fossi presente e in un certo qual modo gliene fui grata.

"Stabile."

"Grazie." Zio Dimitri diede una pacca sulla spalla al medico e lo fece uscire dalla stanza. "Eri-

"Sacrificabile," soffiai fuori dalle labbra pallide e mio zio chiuse la bocca. "Ho pensato di essere sacrificabile. Non volevo che nessuno di voi pagasse per le mie stronzate e ho deciso di chiudere il conto a mie spese, non pensando al resto. Sapevo perfettamente che cosa la mafia di Chicago avesse combinato con mio padre, con zia Ariel e non volevo che per un capriccio di Tommaso Bruno qualcuno soffrisse." Presi un grosso respiro e mi guardai le dita tagliuzzate. "Non ho pensato a come avreste potuto viverla, a come Aleksei avrebbe potuto soffrire, a come i miei genitori"—chiusi gli occhi e singhiozzai—"mi dispiace, zio, mi dispiace tantissimo e se non, se dovrai prendere dei provvedimenti, capirò, io... accetterò -

"Non sono qui per questo, Erin." Si accomodò sul ciglio del letto e sospirò. "Sono qui per dirti che in un astruso modo comprendo il tuo gesto, perché fu proprio tuo padre a sacrificarsi per salvare Aleksei, Gennady e Ella, ma capisco anche come si sente. Quando diventi genitore non vuoi che i tuoi figli facciano i tuoi stessi errori; hai rischiato grosso Erin, questa volta hai davvero rischiato grosso e Aleksei era fuori di sè. Le azioni hanno un peso, quindi ti chiedo, da boss della Drakta, da padre del ragazzo che ami, di farti aiutare da tua madre." Per la prima volta da quando era entrato nella stanza mi guardò. "Risolvi parte dei tuoi problemi, so che non sono gravi, che può essere stata una decisione dettata anche dall'amore nei confronti di mio figlio, ma sforzati o ucciderai mio fratello, Erin ed io non posso perdere nessuno dei miei fratelli. Non l'ho mai visto così al limite, ti prego, guarisci, fallo per tuo padre."

Non riuscii a rispondere, fui solo in grado di accennare un piccolo segno di assenso con il capo e rintanarmi nelle coperte. Avevo davvero combinato un grosso errore e, l'avrei capito, se mio padre avesse iniziato a dubitare di me.

ANGOLO AUTRICE🤩:
Beh, vi aspettavate altro?🥺

Finti legami di sangue|THE NY RUSSIAN MAFIA #5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora