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Aleksei Fabiano Ivanov, residenza invernale Ivanov, Russia.

Come cazzo ci ero cascato? Mi strofinai con forza il sapone sul viso dentro la doccia. Vergine? Chi voleva darla a bere quella ragazzina? Non poteva essere così dannatamente brava e non aver mai combinato nulla nella sua vita. Quel pensiero mi bloccò con le mani a mezz'aria ed il sapone negli occhi.

"ERIN!" La chiamai a gran voce, perché come membro d'onore della futura generazione della Drakta avevo il dovere di iniziare a conoscere i miei affiliati. "DANNAZIONE, ERIN."

Sperai che la doccia non facesse troppo rumore e che quella squinternata della mia ex cugina entrasse nel bagno.

Non ricevendo risposta, chiusi il rubinetto e mi circondai la vita con l'asciugamano. Con stizza, uscii dalla doccia tutto bagnato, incurante della pozza ai miei piedi e spalancai la bocca per gridare di nuovo, ma la sua voce mi bloccò.

"Che diavolo urli?" Mi rispose da dietro la porta. "Sono qui."

La spalancai bruscamente e la inchiodai con i miei due occhi azzurri.

"Chi."

"Prego?" Inclinò la testa e si sforzò a mantenere l'espressione imperturbabile nonostante la mia nudità. "Chi?"

Le afferrai il braccio. "Non sono nato ieri, Erin e quello che mi hai fatto"—deglutii ed evitai che il ricordo mi deconcentrasse—"in salone, non lo fanno le ragazze... le ragazze che non hanno idea del cosa stiano facendo."

Gli occhi di Erin si assottigliarono.

"Ma io sapevo cosa volevo fare."

"Non è questo il punto."

"E allora qual è? Perché proprio non capisco." Si infuriò. "Se non ti è piaciuto non c'è bisogno di fare tutte queste moine, anche se mi è sembrato tutt'altro."

Incrociò le braccia sotto al seno in attesa di una mia risposta che smentisse i suoi timori.

"Erin, hai compreso benissimo, non giocare con me." Le appoggiai la mano a lato del collo e la tirai verso il mio viso. "Con chi l'avevi già fatto?"

Non staccò gli occhi da me e sorrise. "Non ti interessa."

"Mi interessa, perché questa mattina mi hai convinto dicendomi che non avevi mai provato nulla del genere con nessuno."

"Ma è così." Annuì un po' meno decisa, in quanto non capì a pieno dove volessi andare a parare e riconobbi la non comprensione nei sinceri occhi azzurri. "È proprio come ti ho detto."

"Non giocare con me, Erin." Le inclinai un po' di più la testa. "Quello che ... prima... non era un qualcosa che fa una ragazza che non conosce nulla."

"Aleks..." Atteggiò le labbra ad un broncio infantile. "A me non hanno mai fatto nulla di quelle cose, e per lo più perché tutti i ragazzi dell'Accademia avevano paura di te." Incrociò le braccia. "Sono vergine, ma non una suora."

"Santo cielo, Erin." La lasciai andare e mi spettinai i capelli. "Se tuo padre lo dovesse venire a sapere..."

"Non vedo come potrebbe, non è che farei-

"Ho recepito il messaggio, Erin." Le diedi le spalle e rientrai nel bagno. "Ci vediamo di sotto."

Chiusi la porta e sospirai.

Ero stato bugiardo. Un fottuto bugiardo, perché non ero preoccupato che zio Andrej potesse venire a conoscere quel dettaglio privato di Erin, quanto più che io non riuscissi a contenere la mia smania di averla tutta per me. Non ero geloso, non quella gelosia malata, ma Erin, Erin era sempre stata una parte del mio mondo, avevamo sempre lottato per la nostra relazione....

Finti legami di sangue|THE NY RUSSIAN MAFIA #5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora