19 Will

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Appena uscì dalla stanza del trono mi avviai fuori dal giardino cercando sempre di non guardare i frutti dell'albero di melograno che mi avrebbero sicuramente attirato e, dopo averli mangiati, bloccato negli inferi.
Uscì fuori dalle mura e feci finta di avviarmi al Elisio per far credere alle guardie che ci fossi andato. Senza saperlo Ade ci aveva aiutato a completare il piano. Se non mi avesse mandato fuori sarei dovuto uscire, dopo, dalla camera di Nico e sarebbe stato molto più difficile.
Dopo dieci metri mi nascosi dietro a un albero e aspettai fino a che le guardie non fecero il cambio. C'era un minuto di vuoto nel quale le furie mangiavano e le guardie facevano il cambio. Smisi di brillare e propio in quel minuto riuscì a rientrare dentro le mura.
Girai intorno al castello di ossidiana nera e arrivai davanti alla porta di servizio, quella che usavano i servi scheletri.
Come aveva detto Susan a destra c'era un muro che sembrava normalissimo a parte il colore di due mattonelle, invece di essere nere erano più sbiadite come se fossero state toccate da molte persone. Le schiacciai e il muro si aprì lentamente creando un varco che conduceva a un corridoio buio e umido che scendeva verso il basso. Feci un bel respiro e mi avviai dentro.
Le pareti facevano rimbombare i rumori di tutti i miei passi rendendo l'atmosfera ancora più lugubre. Più scendevo più le urla di Susan si facevano forti. C'è lo aveva detto che Ade non avrebbe avuto la mano leggera con lei, aveva detto di non preoccuparci perchè se la sapeva cavare e di fare la nostra parte ma mi stavo preoccupando e iniziai a correre.
Arrivai davanti alla porta ma mi bloccai perchè sentii i rumori della serratura che si apriva. Mi nascosi dietro alla porta. Ade uscì dalla prigione e io ebbi la prontezza di non guardarlo. Era nella sua vera forma!

Avrei dovuto pensare a come Susan era riuscita a non morire bruciata ma in quel momento stavo solo pensando a salvarla. Appena Ade se ne fu andato feci come aveva detto lei: usai la mia luce per fondere i cardini della porta e quella cadde in avanti. In mezzo alla stanza nera, senza luce e finestre c'era Susan inginocchiata per terra. Mi avvicinai lentamente, non sapevo se era sulla difensiva o stava per svenire, quindi le camminai di fianco sempre più vicino. Quando mi vide alzò il viso e mi guardò negli occhi. Aveva la faccia tutta rossa come scottata e piena di lividi, gli occhi chiari erano come fili d'erba in un vulcano acceso. Era sbalordito da quanto poco si fosse fatta male essendo stata tutto quel tempo con una divinità che emanava più potere del nucleo di un reattore nucleare acceso.
Mi fece cenno con la testa e mi inginocchiai di fianco a lei, le presi le spalle e la feci coricare mentre la medicavo.
-Will sto bene- disse con la voce flebile perchè aveva urlato troppo.
-No non stai bene, come hai fatto a sopravvivere?- lei mi guardò con aria sconfitta, aveva gli occhi pieni di lacrime di dolore e rabbia che cercava di ricacciare -Non lo so. Ho voluto solo continuare a vivere e sono sopravvissuta- le presi la maglia per curarle le costole rotte ma appena avvicinai la mano lei si ritrasse di scatto -Non mi toccare!- mi ringhiò contro. Poi vide la mia faccia, un misto di sorpresa e paura -Scusami, non volevo spaventarti. Non mi toccare però- -Lo sai che quando eri svenuta ti ho curato io? e poi come faccio a curarti se non ti posso toccare?- -Non ne avevi diritto. Comunque mi curo io da sola. So farlo- mi prese l'unguento di mano, ci aggiunse un po' di terra e un po' di nettare, volevo fermarla perchè lo avrebbe rovinato ma quando se lo spalmò sul livido magicamente scomparve subito. Ero rimasto sbalordito, nessuno unguento aveva mai funzionato così bene. Poi mangiò un po' di nettare e ambrosia e sembrava ritornata come prima, niente lividi, niente bruciature e nessuno osso rotto. -Andiamo, dobbiamo aiutare Nico. Ade é leggermente arrabbiato- ero rimasto imbambolato a pensare ai poteri curativi e appena mi chiamò mi ricomposi subito. -Si certo andiamo- lei si alzò a fatica e si diresse verso la porta zoppicando -Vuoi un aiuto?-
lei stette un secondo in silenzio poi fece un passo avanti. Ma prima di cadere riuscì a prenderla e a non farla sbattere -Hey stai attenta, vuoi?- lei annuì con la testa e io le misi  il braccio intorno alla vita per sorreggerla.

Una Ragazza Speciale ~Solangelo~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora