Capitolo 8

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La settimana è ricominciata, e come tutti gli altri studenti, la voglia di mettere di nuovo piede a scuola è andata a farsi benedire.

Disegno degli scarabocchi su un foglio per passare il tempo, invece di tentare il suicidio a causa della lezione di scienze sociali. Ogni tanto, rimango incantata a guardare fuori dalla finestra la pioggia che cadeva, alternandosi in momenti di totale diluvio e altri in una leggera caduta.

I miei vestiti sono ancora umidi dall'acqua nonostante sia la terza ora. Non ho preso un ombrello per ripararmi. Ovviamente, quando sono uscita da casa, era già tardi ed ero talmente presa ad andare a scuola che non ho fatto caso al tempo; i metri percorsi dalla macchina all'entrata della sede scolastica, anche se pochi, li ho fatti correndo sotto la pioggia ed entrando in classe completamente fradicia.

La lezione diventa ogni secondo più pesante, facendomi sperare nel suono della campanella. Mrs. Gibbs, la professoressa di scienze sociali, continua a leggere e a spiegare i capitoli del libro di testo. Cammina avanti e indietro difronte alla cattedra con la sua voce lenta e poco udibile, come quando si racconta la favola della buona notte. Quasi tutti i miei compagni, per non dire chiunque, sono in agonia per la lezione tenuta ed io, sto seriamente pensando di alzarmi e fermare la professoressa dalla sua camminata quasi nevrotica. Solo vederla mi assale l'ansia.

***

Finalmente il suono tanto atteso spezza la spiegazione di Mrs. Gibbs, la campanella suona accompagnata dai sospiri di sollievo degli alunni, compreso il mio. Sfreccio via dall'aula dirigendomi verso la classe di Christal con la porta ancora chiusa. In soli due giorni sono riuscita ad ambientarmi piuttosto bene, considerando il mio pessimo senso dell'orientamento è un vero e proprio miracolo. Aspetto vicino agli armadietti che i ragazzi escano dalla classe. Dopo poco, esplodono fuori dalla porta appena aperta con un'espressione simile alla mia durante l'ora di scienze sociali. Gli studenti si sparpagliano verso la loro prossima aula; in mezzo a loro, vedo una Christal impegnata a farsi strada fra la marea di ragazzi per venire verso di me.

《 Accidenti, non vedevo l'ora di uscire da quella gabbia di matti. 》 esclama tirando un lungo sospiro.

Sorrido vedendola con i capelli spettinati e i vestiti scomposti, come se fosse appena uscita da una battaglia. Mentre borbotta qualcosa che non riesco a capire, cerca di dare una sistemata al suo buffo aspetto.

《 Andiamo Alana, se facciamo tardi ci tocca la punizione. 》

Smetto di ridere appena sento la parola 《 punizione 》. Mi ritorna in mente la traumatica esperienza nel fare due giri di corsa lungo tutto il perimetro della scuola.

《 Vedrai che oggi non ci farà correre se faremo un po' di ritardo. Fuori piove. 》 dico per tranquillizzarla, ma dal tono della mia voce sembra quasi che la frase sia rivolta più a me che a lei.

Christal mi guarda come se le avessi detto che la Terra è piatta.

《 Tu non sai di cosa è capace. 》 risponde enigmatica e lasciandomi indecisa sul chiedere di più. Alla fine decido di rinunciare, non voglio scoprire quello che a Mrs. McCoy gira per la testa.

Corriamo verso la palestra, una struttura poco distante dalla scuola. Inutile dire che per arrivarci abbiamo corso sotto il diluvio, e chiaramente anche Christal non aveva con sé l'ombrello. Entriamo nello spogliatoio, e una volta arrivate, ci cambiamo in tempo record. Usciamo con tutte le altre ragazze per andare verso la coach che ci aspetta in un angolo della struttura già accerchiata dai ragazzi pronti a iniziare. Anche se è passata una settimana da quando sono qui a Roxborn, non ero mai entrata in palestra. Il tempo è stato sempre bello, ma oggi il mal tempo costringe le classi che hanno educazione fisica a cercarsi un tetto sotto la testa. Rimango stupita dopo aver oltrepassato la porta. L'interno della palestra è più lungo che alto e riesce a contenere tre classi da una quindicina di ragazzi senza che si diano fastidio per il poco spazio. Sugli spalti in marmo ci sono dei gruppetti di studenti impegnati ognuno a fare quello che vuole. Delle ragazze si truccano e pettinano, impegnate a farsi notare da alcuni ragazzi poco distanti da loro. Le loro risate da ochette si riescono a sentire anche dall'altra parte della palestra, ammetto che mi fanno un po' pena, sembrano impazienti di fare colpo su uno di loro. La palestra sembra un vero e proprio palazzetto da basket, simile a quelli dove giocano le squadre professioniste. Mi giro prestando attenzione alla coach, sicuramente quello che sta dicendo in questo momento, è più interessante che vedere le ragazze che cercano di farsi notare come oche giulive.

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