Capitolo 11

459 50 3
                                    

Sento un dolce aroma di muschio. Mi è sempre piaciuto, ricorda tanto un posto tranquillo e all'aperto. Un luogo dove non ci sono limiti, dove posso sentirmi libera davvero. Senza pensieri che opprimono la mente. Questo profumo mi ricorda qualcosa, anzi, qualcuno. Nikolas?

Apro gli occhi di scatto. La luce abbagliante del neon al soffitto, mi costringe a sbatterli più volte. Dopo un po' di tempo le immagini si fanno chiare, riuscendo a vedere quello che mi circonda. Un "bip" continuo e a intervalli regolari mi riempie le orecchie, martellando e non dandomi tregua. Giro lentamente la testa verso il suono, e vedo che proviene da un macchinario sopra a un carrello in metallo, o almeno così sembra. Guardo intorno e vedo che mi trovo in una stanza completamente bianca. Il letto su cui mi trovo, ha le lenzuola che profumano di detersivo e ai lati delle piccole sbarre in plastica grigio topo. Non ci vuole molto a capire che è la stanza di un ospedale, chissà perché si riconoscono così facilmente? Provo un certo fastidio nel muovermi per vedere la stanza, ma grazie ai cuscini che mi alzano un po' il busto, sono capace di fare un'ispezione. Mi porto la mano sinistra sulla fronte poiché la destra, mi fa male anche solo alzarla di pochi centimetri. Come posso pensare che Nikolas sia qui? Sono davvero una stupida. Con il palmo sento un piccolo tubo passare sotto il naso e mandarmi aria, solleticandomi insieme al profumo di muschio all'interno del mio condotto nasale. L'odore è ancora forte, mi chiedo se sia ancora nei paraggi. Cerco di alzarmi dal letto senza fare movimenti veloci. L'ago nella mia pelle al braccio destro brucia, dandomi un fastidio incredibile. Mi tolgo il tubo di plastica e riprendo a respirare normalmente, anche se all'inizio mi è un po' difficile. Guardo l'ago attaccato a un altro piccolo condotto trasparente plastificato, che lo collega a una sacca appesa a un'asta vicino al letto in cui mi ritrovo seduta. Un liquido trasparente scorre lungo la tubatura, per poi finire dentro il mio corpo. Non ho la più pallida idea di cosa sia, è sinceramente non lo voglio neanche sapere; ma per certo, non voglio tenere quell'ago un secondo di più. Da talmente noia che non riesco nemmeno a muovere la mano. Cerco di toglierlo, ma rimango con la mano sospesa in aria. Non so da dove iniziare. Se sbaglio qualcosa, rischio di morire dissanguata. Forse è un po' esagerato, ma se non la tolgo bene può darsi che aggravi la situazione.

Alla fine, decido di alzarmi portandomi dietro l'asta dove la sacca è appesa. Forse sono ancora in tempo per incontrare Nikolas. Sono certa che quest'odore sia suo. Mi chiedo perché è venuto qua in ospedale. Non credo per farmi un altro scherzo, dopotutto nessuno lo farebbe a una persona ricoverata. Prima che riesca a mettere un piede sul pavimento, la porta si apre. Nella stanza, entra un'infermiera in camice bianco e una cartellina blu in mano. Appena alza lo sguardo e vede che sto per alzarmi, mi corre in contro.

《 No, no, signorinella. Non puoi alzarti finché non hai l'ok. Fino allora, stai qui tranquilla. 》 dice facendomi di nuovo sdraiare sul lettino e lisciando la vestaglia bianca a piccoli punti neri che indosso, tipica dei pazienti degli ospedali.

L'infermiera è una donna giovane con i capelli cioccolato e un paio di occhiali da lettura sul naso, che usa per scrivere qualcosa sulla cartellina che ha in mano mentre guarda il rumoroso macchinario accanto a me. Non mi ero neanche accorta che da quella scatola rettangolare, partissero dei fili fino ad arrivare sotto la mia camicia. Controvoglia, mi rassegno ad alzarmi per andare alla porta. A questo punto, la persona che cercavo di scovare, sarà già andata via. Dei bussi alla porta catturano la nostra attenzione, facendoci voltare su di essa. L'infermiera risponde senza distogliere l'attenzione dal suo lavoro.

Un uomo alto di mezza età, con dei folti baffi bianchi, varca la soglia e chiude la porta alle sue spalle. Dall'uniforme beige che indossa, si capisce perfettamente che è un ufficiale; e non solo perché ha una cintura con una fondina in bella vista. Arriva ai piedi del letto, fermandosi proprio davanti a me.

RebirthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora