Capitolo 27

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Non può aver fatto scattare la serratura. Tento di aprire la porta girando la maniglia, ma non accenna a spostarsi di un centimetro. Prendo il telefono dalla tasca posteriore dei jeans, lo rimetto subito al suo posto quando vedo che non ha segnale. È impossibile essere così sfortunati. Mi guardo intorno in cerca di un interruttore della luce, anche se un po' dell'illuminazione delle lampade nel corridoio passa attraverso il vetro opaco della porta, non mi è sufficiente a vedere un granché e di conseguenza lascio correre restando nella quasi totale ombra. Stare in questo stanzino con gli scaffali pieni di oggetti possibili e immaginabili, i quali a momenti sembrano caderti addosso, mi fanno solo venire un nodo alla gola risultando difficile respirare l'aria afosa e appiccicosa che inizio a sentire. Credo che se starò un altro secondo in più qua dentro diventerò claustrofobica.

《 Andrà tutto bene. 》 mi ripeto, riuscendo a tranquillizzarmi almeno un po'.

Maledico Nikolas nella mia mente, pensando a come fargli male non appena riesco a uscire da qui. Immaginarmi di prenderlo a pugni come ho fatto con Jessica, mi rallegra. Riacquistata la calma, batto sulla porta urlando in modo da essere sentita da qualcuno in corridoio.

Non ho idea di quanto tempo passi, ma a parer mio, sembra un'eternità. Un'ombra sfocata si ferma davanti al vetro, dove a causa del motivo mosso di cui è dotata la lastra fredda, non riesco a riconoscere. La figura alta osserva la porta, per quanto riesco a capire, e si avvicina sempre più ottenendo una forma chiara già nota. Sobbalzo non appena sento la serratura scattare, non sono mai stata così felice di sentire quel suono, anche se dall'altra parte della porta non ho la più pallida idea di chi ci sia. Non appena vedo la luce passare dal piccolo spiraglio dell'uscita che pian piano si sta aprendo, balzo fuori velocissima spalancando la porta. Non mi fermo a vedere il cupo suono e il gemito di dolore che ho sentito, probabilmente quando sono uscita ho dato troppa forza alla porta la quale ha colpito la persona che mi ha liberato. Senza fermarmi dalla mia camminata già iniziata, farfuglio uno "scusa" seguito subito dopo da un ringraziamento. La mia priorità ora è trovare Nikolas. Non so come, ma ho una mezza idea di dove potrei trovare quello stupido di Nikolas. Non che lo sappia perché l'ho visto o sentito qualcuno dirlo, ero chiusa in uno sgabuzzino fino a cinque secondi fa, ma il mio sesto senso mi dice che sto seguendo la direzione giusta.

Dopo poco raggiungo la classe, dove presumibilmente dovrebbe trovarsi il colpevole, nonché l'aula dove si tiene la mia lezione attuale. Con stupore, la trovo vuota; anzi, più precisamente con un banco occupato perfettamente al centro della stanza. Per qualche motivo avranno annullato la lezione lasciandoci un'ora libera, ma in questo momento questo pensiero non occupa la mia mente. Seduto al banco, tranquillo come se davanti avesse una tazza di thè di un brunch pomeridiano inglese, trovo Nikolas assorto a leggere una qualche rivista. Ribollo dalla rabbia per lo "scherzo" di poco fa, a tal punto da sentire il mio corpo bruciare ovunque. Con passo deciso, raggiungo il banco cui Nikolas si è accomodato, per poi appoggiare le mani sulla superficie furiosa provocando un forte suono; al quale però, Nikolas non sembra fare caso.

《 Perché l'hai fatto?! Che razza di problemi hai in testa? 》 sbotto furiosa, stringendo il bordo del banco con le mani 《 Sei incomprensibile, non riesco a capirti! 》 continuo in preda ad un totale sfogo.

Guardo la sua espressione persa nel vuoto dritta davanti a sé, forse sta pensando a trovare una scusa o una delle sue solite battute irritanti. Mentre lo osservo, sul suo volto compare un sorriso a metà, facendo guardare anche a me la direzione in cui anche i suoi occhi puntano. Non mi ci vuole molto tempo a fare due più due, e vedere che lo scollo profondo del maglioncino color prugna scopre più di quanto in realtà deve; soprattutto agli occhi di Nikolas proprio davanti a me a meno di un metro, in poche parole riesce a vedere troppo. Scoperto che riesce a sbirciare nella maglia, carico un pugno istintivamente.

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