Capitolo 16

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Mi risveglio nel morbido letto di camera mia, ormai abituata al design della mia nuova stanza. C'è voluto più tempo di quanto pensassi, per non balzare dal letto stordita chiedendo dove mi trovassi. Mi alzo pigramente, sentendo tutti i muscoli indolenziti. Penso a come sia possibile il fatto di sentirmi così distrutta e a pezzettini, nonostante avessi riordinato tutta la casa tre giorni fa.

Quando sono rincasata dopo essere stata accompagnata da Nikolas, ho trovato tutte le stanze sottosopra, come se un forte uragano fosse passato senza lasciare un centimetro scoperto. Non è difficile immaginare come ho passato tutta la serata. Ho messo ogni cosa al suo posto, fino al momento in cui anche Steve è rientrato. Dopo aver raccontato a mio zio, quello che ho trovato non appena sono scesa dalla macchina, ho dovuto ripeterlo anche agli agenti di polizia che sono arrivati poco dopo la sua chiamata. Dopo aver controllato tutta casa, abbiamo visto che non mancava nulla; e quindi che non avevano rubato niente. Detti tutti i particolari, i poliziotti hanno dedotto che si trattavano di ladri che non avendo trovato nulla di prezioso in giro, se ne sono andati. Come serata è stata molto movimentata. Ho chiesto anche notizie su come proseguivano le ricerche per trovare il mio aggressore del bosco, uno dei due poliziotti, rispose che avevano seguito le sue tracce fino a quando non si era allontanato da Roxborn, dirigendosi verso una città a valle; in più non è da escludere l'ipotesi che forse il ladro è la stessa persona che mi ha aggredito. Mi rassicura sapere che ora è lontano da Roxborn, ma rimango lo stesso preoccupata dato che è ancora a piede libero. Dopo averci rassicurato sul cercare di scoprire altri dettagli, i poliziotti se ne andarono via e Steve ed io ci preparammo per andare a letto.

Dopo essermi preparata nel bagno, scendo per fare colazione e trovo con mia grande sorpresa Steve ai fornelli. Di solito a quest'ora è già in viaggio per andare al ristorante.

《 Buongiorno. 》 dice di buon umore.

Io mugolo qualcosa per risposta, non sapendo esattamente quello che ho cercato di dire.

《 Come ti senti oggi? 》 chiede, posandomi una tazza calda di tè davanti.

《 Molto bene. 》 rispondo con la voce ancora impastata dal sonno, mentre rubo la merendina al cioccolato accanto al piatto di Steve, il quale ora è girato di spalle.

《 Non provarci neanche, quella è mia. 》 mi minaccia, senza vedere quello che sto facendo.

Rimango ferma, nel bel mezzo del mio crimine, chiedendomi se ha gli occhi anche dietro la testa. Ma dal tono della sua voce, scommetto che ha un sorriso divertito, lo stesso che avrebbe un fratello maggiore che stuzzica la sua sorellina.

《 Facciamo metà. 》dico con un tono supplichevole.

Lui sorride divertito, dicendo infine senza cuore: 《 Ti alzi e la prendi nel mobile. 》

Quando si parla delle sue merendine, Steve diventa più possessivo di un cane.

《 Che cattivo. Non sei tu quello che ieri ha messo apposto tutta la casa dal macello che c'era. 》

《 E non sei tu quella che ha lavorato tutto il pomeriggio fino la sera. 》

《 Touché. 》 dico con una leggera piega sulle labbra, riconoscendo il vero nelle sue parole.

Dal carattere allegro che ha, non riesco a considerare Steve uno zio, lo vedo più come un fratello. Considerando la particolarità che dimostra un'età molto più giovane, rispetto a quella che ha in realtà. L'ambiente di questa piccola casa è sempre allegro, anche dopo il passaggio di alcuni ladri. Mi guardo in torno alla ricerca del terzo elemento di questa piccola famiglia, allargata da poco, che negli ultimi giorni non ho visto molto. Sussulto non appena vedo la sua pelosa testa sbucare dal bordo del tavolo, seduto comodamente e in silenzio a capotavola. Brioche mi punta con i suoi occhi gialli, esaminando oggi mio piccolo movimento. Quel gatto è inquietante, e non poco. Nel vedere quegli occhi particolari, mi torna in mente una persona. Nikolas. Aver avuto un passaggio da lui, mi fa sentire onorata. Invece, se ripenso a come se ne è andato quando abbiamo visto la casa devastata, ignorandomi del tutto quando riceveva le mie richieste di aiuto, mi ritorna la rabbia. Cosa gli costava fermarsi un attimo per aiutare? Bastava anche qualche minuto. I suoi sbalzi d'umore mi fanno irritare oltre che confondere.

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