«La regina mi ha chiesto di portarti a Versailles »
Oscar girò il viso verso la porta d'ingresso della loro camera da letto, suo marito era lì fermo, con le braccia incrociate dietro la schiena e la osservava da lontano mentre lei, insieme a due cameriere, si preparava per il bagno. La ragazza, appena finì di legare i capelli della donna per evitare che si bagnassero, si allontanò e raggiunse l'altra, la più grande tra le cameriere, per terminare di riempire la vasca.
«Le hai detto »
Lo disse piano, voltandosi di nuovo verso la toeletta ma guardandolo attraverso il riflesso dello specchio. Non gli diede fastidio, prima o poi la corte sarebbe venuta a conoscenza della sua gravidanza ma qualcosa, nel profondo, la turbò.
«Sì. Sua maestà vorrebbe passare del tempo con te. Le manchi molto. Sono mesi che non ti vede e non ha tue notizie »
«Ci penserò »
«In realtà... »
Oscar corrugò la fronte, il duca si schiarì la voce, drizzandosi le spalle.
«Siamo stati invitati ad un ballo, domani sera »
«No »
«Hai detto che ci avresti pensato »
«Ho detto "ci penserò" riguardo al andare a far visita alla regina non per rendermi ridicola ad uno stupido ballo a Versailles »
Il duca trattenne una risata e scosse piano il capo.
«Ora va via. Non hai altro da fare? Eppure sei un militare. Io non avevo mai tempo libero »
Disse con tono acido, sforzando un sorriso, calcando la parola "mai".
«Se ti manca così tanto posso anche passarti qualche carta o farti creare una "strategia di guerra" »
«Per poi far credere a tutti che è tutta farina del tuo sacco? Puoi scordartelo »
«La gravidanza, di solito, addolcisce le donne... »
Commentò l'uomo con un sorriso malizioso guardando le due cameriere che, in silenzio, erano rimaste lì.
«A quanto pare non è il mio caso »
Lui rise, senza aggiungere più una parola, e uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. Oscar fece un sospiro, portando poi una mano alla fronte, chiuse gli occhi.
«Madame, il bagno è pronto »
«Eccomi... Louise tu puoi andare, grazie mille »
La ragazza sorrise, fece un piccolo inchino sussurrando un debole grazie e uscì rapida, sotto lo sguardo severo dell'altra cameriera.
«Quella disgraziata... che mancanza di rispetto! »
«Non siate così... è ancora giovane. Lasciatela libera, lei che può! »
Disse Oscar sfilandosi la vestaglia di dosso e immergendosi rapida nella vasca. L'acqua era tiepida, l'essenza di rosa la stordiva quasi.
«Mi sono permessa, madame, di aggiungere un'essenza di rosa. Dovete sapere che, nel vostro stato, è miracolosa! »
«Sono tante le cose che non so sulla gravidanza... non era nei miei piani un matrimonio, immaginatevi questo »
La donna, di nome Aurore, si sedette al fianco della vasca, alla sua stessa altezza del viso. Aveva 40 anni, da quello che aveva capito, ed era insieme alla governante la più anziana tra la servitù. Lei e il marito, che altri non era se non il maggiordomo, avevano avuto 5 figli e la più grande, Jeannette, aveva iniziato a lavorare a palazzo già all'età di 6 anni, come piccola apprendista.
«Lo posso immaginare, madame, ma posso assicurarvi che la gravidanza è una delle cose più belle che possa capitare ad una donna. Io ho cinque figli e sono la mia gioia »
«Forse non tutte le donne sono nate per essere madri »
«Io sono sicura che voi sarete una madre meravigliosa. Vi sembrerà tutto naturale! »
Oscar rise appena. Lo aveva notato con le sue sorelle, con la sua stessa servitù a Palazzo Jarjayes e perfino con la regina. Aveva sempre amato vedere tutte quelle donne stringere tra le loro braccia i propri figli ancora in fasce ma allo stesso tempo tremava solo al ricordo delle urla della regina durante i parti che riempivano la reggia.
«Sono spaventata... soprattutto per il parto »
«Oddio! Siete in attesa di soli tre mesi e pensate già al parto? Dovete tranquillizzarvi, arriverà il momento in cui dovrete iniziare a pensare al parto ma non è ancora il tempo »
«Voi avete avuto 5 figli... come avete fatto? »
«Voi avete 5 sorelle e un fratello... come ha fatto vostra madre? »
"In realtà io e mio fratello non abbiamo la stessa madre" avrebbe voluto dire, ma restò in silenzio.
«Non sopporterei un parto »
«Dicono tutte così, poi vedrete cortigiane che, poco dopo un parto, già annunciano una nuova gravidanza! »
Rise, era vero! Molte donne a corte se non tutte, pochi mesi dopo aver dato alla luce un figlio, già poggiavano la mano sul ventre pieno.
«Avete sofferto molto? »
Chiese e la donna, sospirando, la guardò in viso, regalandole un dolce sorriso.
«È diverso. Ogni parto è unico, mi meravigliavo ogni volta. La mia prima bambina è nata subito, poche ore dopo la rottura delle acque avevo già la mia piccola tra le braccia. Avevo diciotto anni. Il secondogenito... ho dovuto sopportare i dolori per un giorno e una notte intera. Come vedete... non c'è una regola o un limite. Ogni donna reagisce in un modo diverso e ogni bambino nasce in modo diverso. Il mio ultimo figlio... il dottore mi ha tagliato la pancia, perché nonostante tutto non ci riuscivo. Non voleva uscire. Dio solo sa quanto ho pregato di poter vedere mio figlio almeno una volta quella notte e ora siamo qui, lui sta giocando con i figli delle altre cameriere. Ha tre anni ed è sano come un pesce. E io sono qui, a raccontarvi com'è bello, nonostante tutte le difficoltà che esistano in questo modo, avere un figlio. Quanto siamo fortunate noi donne e come siamo speciali, perché dal nulla riusciamo a creare la vita. Non importa quanto voi possiate soffrire, o quanto tempo possiate passare in travaglio. Tutto il dolore svanirà quando sentirete i suoi primi vagiti e quando lo stringerete tra le braccia »
Gli occhi della donna si inumidirono di lacrime e, con un rapido movimento del braccio si asciugò gli occhi con la manica del vestito.
Oscar abbassò il capo, sorridendo appena. La voce di Aurore si era incrinata quando aveva parlato della sua ultima gravidanza e i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. Ne sembrava così orgogliosa e felice.
Aveva sempre creduto di essere una persona forte ma, davanti alle sue parole, si era sentita quasi una nullità.
«Prima che mi dimentichi... madame, oggi il dottore verrà a visitarvi nel primo pomeriggio »
«Bene... grazie mille Aurore, puoi andare »
«Con permesso »
Oscar sorrise alla cameriera e quest'ultima fece un piccolo e rapido inchino, scomparendo poi dietro il paravento.
Ora il silenzio regnava nella stanza, Oscar scivolò un po' in più nella vasca, fino ad immergere il mento nell'acqua. Restò così, ad osservare le dita dei piedi che sbucavano dall'altra parte della vasca, pensierosa.
Avrebbe voluto tanto incontrare la regina ma allo stesso tempo voleva stare il più lontano possibile dalla reggia. Avrebbe voluto parlarle, chiederle consiglio e pareri su quella nuova situazione ma non voleva che ci fossero altri a sentire. Solo loro.
Il ballo sarebbe stata una scusa perfetta per presentarsi ufficialmente a Versailles come moglie del cugino del re e si chiese perché, dopo più di cinque mesi, ancora non l'avessero fatto.
Posò istintivamente la mano sul ventre appena pronunciato. Le doleva maledettamente la schiena e i suoi risvegli erano stati spesso accompagnati da una forte nausea che, per fortuna, stava già diminuendo. Erano giorni in cui stava male, forse anche troppo, ma il medico le aveva già detto che il suo malessere doveva essere collegato al rischio dell'aborto, ancora non scampato del tutto.
Si alzò dalla vasca lentamente, sentì l'acqua scorrere lungo tutta la schiena come una carezza, poi prese il telo poco distante e si circondò il corpo con essa, uscendo dalla vasca con lentezza e attenzione al non scivolare.
Sentì una fitta al basso ventre e la nausea colpirla di nuovo. Portò una mano al viso, stanca.
"Quando finirà tutto questo?"«Ho saputo che oggi ti sei fatta visitare dal medico. Come mai? »
«Nulla di grave. Solo qualche rimedio per dei dolori alla schiena »
Oscar portò lentamente la forchetta alle labbra, guardando il marito, seduto al suo fianco e a capo tavola, bere l'ultimo sorso di vino rimasto nel calice.
Era stata una visita rapida, il medico l'aveva rassicurata riguardo i continui dolori alla schiena e, per precauzione, le aveva consigliato di allargare, se non eliminare del tutto, i suoi pantaloni, dati i continui fastidi che continuava ad avere al bassoventre. Lei aveva accettato, non senza alcun tentennamento, e aveva chiesto alla governante di preparare un abito per il mattino seguente. Si morse appena il labbro inferiore, avrebbe voluto tanto bere qualcosa di forte, che la stordisse per qualche ora ma il medico le aveva raccomandato di non toccare nemmeno una goccia, neanche per sbaglio.
«Hai pensato a quello che ti ho detto questa mattina »
Girò appena il capo verso il marito, adagiando la posata accanto al piatto.
«Non verrò al ballo e... incontrerò la regina prima della fine del mese »
Prese il fazzoletto di tessuto e lo portò alle labbra, il duca annuì piano con un piccolo sorriso ad increspargli le labbra.
«Bene, una seccatura in meno »
«Siamo una coppia strana - disse Oscar con un sorriso - probabilmente siamo gli unici aristocratici al mondo che non sopportano i balli, le feste... »
«Devo darti ragione... »
Rise anche lui, stringendo la mano sinistra della consorte portandola poi alle labbra con un bacio leggero.
«Forse è meglio così »«Maurice... cosa ci fai qui a quest'ora? Non dovresti essere a letto? »
André posò la spazzola che stava usando per strigliare uno dei cavalli nella stalla buia. Maurice strinse le spalle, posando la bugia con la candela appena accesa su una seduta poco distante.
«Non avevo sonno... e poi non è tardi anche per te? »
Chiese il ragazzo sedendosi di fronte all'uomo, accanto alla candela. André rise appena, posò la spazzola e accarezzò il muso del cavallo con movimenti lenti e leggeri. L'animale rispose a quelle tenere carezze con un movimento del capo e uno sbuffo dalle narici.
«Anch'io non riuscivo a prendere sonno - disse André sedendosi al fianco del ragazzo - e ho deciso di rifugiarmi qui. È silenzioso la notte... e i cavalli sono sempre molto tranquilli »
«André... »
L'uomo girò il capo verso Maurice. Lui teneva il capo basso e stringeva le mani in un pugno sulle cosce magre.
«Perché... Oscar è dovuta andare via? Perché... ha dovuto lasciare la guardia reale e sposarsi? »
Non rispose, abbassò anche lui il capo, incrociando le braccia al petto.
«È colpa mia, vero? È colpa mia se ora Oscar è infelice! »
«Non è vero, Maurice! Perché dici queste cose? »
«È così! Se non fossi mai nato... tutto questo non sarebbe successo! »
«Maurice! »
Il ragazzo sussultò, voltandosi verso André con gli occhi pieni di lacrime. André posò le mani sulle sue spalle, parlò piano.
«Non è colpa tua. Oscar non ha lasciato la divisa né si è sposata per colpa tua. Il generale, tuo padre, ha deciso che sarebbe stato meglio per lei sposarsi e sistemarsi. Togliti quest'idea dalla testa »
André gli accarezzò il capo con un sorriso e Maurice annuì piano, asciugandosi le lacrime con la manica della camicia.
«Però... se io non fossi mai arrivato... lei... lei ora sarebbe ancora comandante »
«Forse hai ragione, forse no. Chi può dirlo? Con molte probabilità avrebbe seguito la carriera militare, fino a diventare generale oppure... avrebbe stupito tutti, lasciando la guardia. Nessuno può saperlo. Non si vive di "se" o di "ma", Maurice... non dimenticarlo »
Lui annuì piano, tirando sù con il naso.
«Tu... la ami, vero? »
André accennò un sorriso, posando i gomiti sulle cosce. Maurice lo guardò in silenzio, notò le sue mani tremare.
«Cambierebbe qualcosa? »
«Anche lei... ti ama. Si vede dal modo in cui ti guarda »
André posò una mano sugli occhi, senza smettere di sorridere. Non rispose, ma il suo cuore esplose di gioia nel sentire le parole del ragazzo.
«Siete anime gemelle... dovreste stare insieme, non separati »
Maurice sussurrò appena quelle parole, sicuro che André non l'avesse sentito, ma lui si voltò di nuovo verso di lui.
«Le anime gemelle non sono sempre destinate a stare insieme... »
«Ma »
«Niente ma... è meglio tornare dentro, non trovi? È tardi, e domani hai lezione con il precettore presto. Tu avviati, ti raggiungo subito, devo prima riordinare alcune cose »
Disse indicando la spazzola e altri oggetti che non riconosceva, nel buio. Maurice non rispose, si limitò ad annuire piano e uscì dalla stalla con passo lento, chiudendo poi la porta dietro di sé. André rimase immobile, in piedi nel mezzo della stalla, per un paio di secondi. Si asciugò una lacrima, sfuggita al suo controllo, e tornò verso l'animale che, fino a qualche minuto prima, stava spazzolando e riordinò tutte le spazzole al proprio posto, in un piccolo armadietto poco distante, insieme a delle coperte e i ferri. D'improvviso, diede un pugno contro la parete in legno massiccio, poi un altro e un altro ancora, fin quando non sentì il sangue scorrere lungo le nocche rotte e sbucciate. Crollò in ginocchio, guardando le mani rovinate ma le lacrime gli offuscavano la vista.
«Maledizione...! »
Si piegò in due, singhiozzando e stringendo la camicia con le mani tremanti quasi a volersela strappare, tremava per la rabbia e per la frustrazione.
«Non è giusto... non è giusto... »
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Il figlio del generale Jarjayes
FanfictionIspirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar - Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!" Dal testo: «Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto c...