Calore

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Oscar chiuse il libro sulle gambe, sbuffando annoiata. Non aveva mai avuto molto tempo per sé, nemmeno durante le rare e brevi licenze che le erano state concesse durante tutti gli anni di servizio a Versailles. E ora, che di tempo a disposizione ne aveva anche troppo, finiva sempre con l'annoiarsi: leggeva qualche libro, suonava il suo amato violino e rifletteva. Suo marito era sempre impegnato a corte - beato lui! Invidiava molto il suo lavoro - e la lasciava per giornate intere da sola, già alle prime luci dell'alba per poi tornare la sera tardi, dopo cena. Oramai era diventato il suo quotidiano da ben cinque mesi.
Si guardò intorno, nella grande biblioteca posta nell'ala est del palazzo, ricca di volumi rari e pregiati, con una vastità notevole di autori e di generi. Il legno quercia degli scaffali creava, insieme al blu delle pareti, un luogo caldo, vissuto e, quando regnava il silenzio totale, a tratti religioso in quella grande stanza. In più, il particolare profumo della carta - alcuni libri non erano stati mai aperti - rendeva quel luogo magico per lei, dove poteva sentirsi al sicuro.
«Madame, la vostra cioccolata »
«Grazie mille Lucille »
Oscar sorrise alla giovane cameriera che, elegantemente, aveva posato il vassoio con la cioccolata calda ancora fumante sul tavolino posto vicino alla poltrona dove lei era seduta.
Poi la ragazza si spostò verso il caminetto per ravvivare il fuoco, alimentandolo con un pezzo di legno e sistemando accuratamente le braci. Con un inchino rapido, si congedò.  Sorrise appena, nascondendo le labbra dietro la mano.
Oscar prese la tazza e la portò lentamente alle labbra e, con la coda dell'occhio, osservò la lettera che le era arrivata quella stessa mattina: il suo caro fratello le avrebbe fatto visita il giorno successivo. Sorrise, quella casa non le sembrò più fredda e ostile.

«Oscar! »
Oscar sorrise nel vedere il fratello correrle incontro nel grande ingresso di palazzo Bourbon-Condé. Maurice la raggiunse subito, abbracciandola forte sotto lo sguardo divertito del duca che, per l'occasione, aveva ritardato la sua partenza per Versailles di un paio di ore.
«Duca - disse  rivolgendosi immediatamente al cognato, drizzandosi con la schiena e guardando il duca negli occhi fiero - grazie per aver accettato di ospitarmi qui, oggi »
«Grazie a te, per fare compagnia a mia moglie. Ma spero che tu non sia venuto solo »
Oscar si voltò appena in direzione del marito, sinceramente sorpresa dal tono dolce che aveva usato con il fratello.
«Affatto signore, sono accompagnato dal mio attendente »
Disse fiero voltandosi verso il portone d'ingresso dove, silenzioso, André fece la sua comparsa. Oscar trattenne un sorriso di felicità misto a un brivido lungo la schiena, cercando di contenere le proprie emozioni davanti al marito.  La prima volta che lo aveva visto accompagnare il fratello aveva sentito un tonfo al cuore e ringraziò il cielo che suo padre ( finalmente aveva fatto una cosa giusta!) aveva permesso a Maurice di farle visita più spesso, almeno un giorno ogni due settimane. E ogni volta, le sembrava la prima.
Anche se erano poche le ore che passavano insieme, soprattutto senza poter parlare da soli, le riscaldavano l'animo. 
«Bene, per me è arrivato il momento di andare - il duca aveva posato una mano sulla schiena della moglie, lasciandole un rapido sorriso -. Vi lascio alle vostre incombenze!  »
«Passate una buona giornata Duca »
Aveva risposto Maurice chinando appena il capo e lui lo ringraziò. Quando il duca si allontanò a cavallo verso Versailles, Oscar abbassò lo sguardo verso il fratello con un dolce sorriso.
«Congratulazioni Maurice, vedo che le lezioni di Madame Tupin stanno dando i propri frutti »
Madame Tupin era un'anziana signora che, tanti anni prima, aveva dato sia a lei che a André lezioni di etichetta. Oscar la ricordava con il suo chignon basso e i suoi capelli bianchi, bianchissimi, che le incorniciavano il viso duro, con il naso aquilino, le labbra sottili e gli occhi piccoli e vispi. Quando Maurice le disse che Madame Tupin gli avrebbe dato lezione... pregò per lui, dopo una grossa risata.
Nonostante l'aria dura e severa, la voce dell'istitutrice era molto acuta e questo non aveva fatto altro che alimentare le prese in giro da parte di André e di Oscar.
«Sì... a suon di bacchettate sì! »
Oscar alzò gli occhi al cielo, ricordando il dolore alle mani quando sbagliavano a prendere la posata a tavola. Scosse il capo, invitando il fratello nel giardino per il loro duello.
Era diventata quasi una tradizione. Ogni volta che si incontravano, che fosse Palazzo Jarjayes o Palazzo Bourbon-Condé, dovevano sfidarsi a duello con le spade. Ancora non gli aveva perdonato la vittoria sleale della prima volta e si era proposta di aiutarlo a migliorare la tecnica, senza che suo padre o suo marito lo sapessero.
Era il loro piccolo segreto.

«Complimenti Maurice, sei migliorato molto dalla settimana scorsa! »
«Mi sono allenato molto, non è vero André? »
André rise, poggiato ad un albero poco distante.
«Confermo, anche l'istruttore ha notato il suo miglioramento. Sta lavorando davvero sodo »
Oscar sorrise, posando una mano sul capo del fratello scompigliandogli i capelli e lui sorrise imbarazzato e si avviarono all'interno per rinfrescarsi e riposarsi dopo l'allenamento. La governante, appena li vide rientrare nel palazzo, si avvicinò alla padrona con un sorriso radioso.
«Madame, abbiamo preparato la merenda, come avete richiesto »
«Grazie mille, Geneviève. Maurice, seguila nelle cucine. Io e André dobbiamo parlare, ti raggiungeremo subito »
«Certo »
La governante sorrise, invitando il bambino a seguirla mentre gli chiedeva, con voce dolce e materna, quale dolce preferisse tra quelli che erano stati preparati. Oscar fece cenno ad André di seguirla verso la biblioteca, dove sicuramente non sarebbero stati disturbati. Il sentire di nuovo, dietro di lei, i passi e la presenza di André la calmò, facendole ricordare i tempi passati, così lontani che alcune volte le sembravano dei sogni sbiaditi. Oscar, una volta arrivati nella biblioteca, chiuse le porte lentamente, indugiando poi sulla maniglia della porta, posando a fronte sul legno laccato di bianco.
«Questa biblioteca è grandissima... »
Notò André guardandosi in giro e, notando che Oscar ancora non si era mossa dalla porta. Si avvicinò a lei cauto e l'abbracciò da dietro; allungò le mani facendole scivolare verso le sue per allontanarle dalle maniglie e avvicinandole al petto, per abbracciarla.
«Cosa c'è che non va? »
Lo sussurrò piano al suo orecchio, stringendo la presa attorno alla vita e baciandole la tempia dolcemente.
«Mi sembra così surreale poterti sentire così vicino »
Oscar voltò appena il viso verso l'uomo con un piccolo sorriso, posando il capo sulla sua spalla e socchiuse appena gli occhi.
«Passiamo molte ore insieme »
«Ma ti sento sempre così lontano »
Oscar allontanò la mano dalle sue e l'avvicinò al viso dell'uomo, lasciando una leggera carezza sul viso e lui si avvicinò appena a lei, sfiorando le sue labbra con le proprie.
«Amore... tu non hai idea di quanto autocontrollo mi devo armare prima di vederti »
Lei rise appena e si voltò completamente verso di lui.
«Perché il tuo solo profumo riesce a stordirmi... »
André prese il suo viso tra le mani e lei gli strinse appena i polsi, chiudendo gli occhi. Le sfiorò le labbra con la punta delle dita e sorrise, baciandole la fronte.
«Ma mi basta sentirti così vicino e il mio animo si calma »
«André io... »
Non la lasciò finire e si baciarono dolcemente, stringendosi quasi per non perdersi ancora, per l'ennesima volta senza potersi godere a pieno le piccole gioie di quel sentimento che era nato tra di loro troppo tardi.
«André noi... dobbiamo andare... Maurice... »
«Hai ragione ma... di cosa dovevamo parlare? »
André le sorrise malizioso, guardandola dritto negli occhi. Oscar rise e gli morse lievemente il labbro inferiore.
«L'ho scordato »
Risero insieme, scambiandosi poi un ultimo bacio.
«Ti amo »
«Ti amo anch'io André... tantissimo »

Oscar bussò lievemente alla porta dell'ufficio del marito. Fece un sospiro stanca, quella notte non era riuscita a riposare bene e si sentiva completamente a pezzi. Attese in silenzio il permesso per entrare ma la porta si aprì da sola, o meglio era stato uno dei colleghi del marito ad aprirle e la invitò ad entrare con un cenno del capo. Oscar corrugò appena la fronte ma cercò di non dargli peso e si voltò alla ricerca del marito che, come si aspettava, era seduto alla scrivania con dei fogli in mano e a fronte corrugata, preso dal loro contenuto.
«Dimmi Oscar, hai bisogno di qualcosa? »
«Sì, vorrei parlarti... in privato »
L'uomo alzò gli occhi dal foglio e li poggiò su di lei e si raddrizzò sulla sedia, sospirando stancamente. Oscar si guardò intorno, molte delle persone presenti in quella stanza ( in totale erano una decina ) le conosceva e aveva addirittura lavorato con loro e ora... si scambiavano soffuse parole senza allontanare lo sguardo da lei ma non se ne curò.
«Allora?! - sbottò  infastidito il marito e tutti nella stanza si girarono verso di lui - Cosa state aspettando, un invito reale?! Fuori! »
Oscar sgranò gli occhi ma provò una certa soddisfazione nel vedere quelle persone allontanarsi dalla stanza. Il duca si portò le mani al viso, allontanando i capelli che erano ricaduti. Sospirò di nuovo e alzò di scatto il capo, guardandola quasi senza emozioni.
«Cosa dovevi dirmi? Spero sia importante perché stavo facendo una riunione davvero importante e »
«Aspetto un bambino »

Il figlio del generale JarjayesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora