«Perché avete chiesto a mio padre la mia mano? »
Oscar posò lentamente la tazza di porcellana sul piattino, guardando il futuro marito sorseggiare elegantemente il proprio tè. Erano seduti in giardino, il tempo gli permetteva ancora di godere dell'aria fresca della natura e il giardino, in quel periodo dell'anno, era il posto meno frequentato della casa, quindi non sarebbero stati disturbati da nessuno. In realtà era stata la stessa Oscar a proporre al duca di fermarsi nel giardino proprio per restare sola con lui e per poter parlare con tranquillità senza che le sue sorelle o peggio suo padre si intromettesse tra di loro.
«Preferivate qualcun altro al mio posto? »
«Non è quello che ho detto duca »
«Chiamatemi Adrien... e poi possiamo darci anche del tu, siamo fidanzati »
Oscar abbassò lo sguardo sull'anello che portava all'anulare sinistro. Era un gioiello della famiglia del duca, lo aveva scelto lui. Era un anello in argento, con un grande diamante a taglio radiant1. Il duca glielo aveva regalato il giorno in cui si erano conosciuti ma aveva evitato di darlo davanti alle loro famiglie e lei, seppur avesse gradito non poco questa sua accortezza, lo indossava solo quando lui le faceva visita, un paio di ore al giorno.
«Non è quello che ho detto... Adrien »
«Ho chiesto la mano a tuo padre perché mi ritenevo alla tua altezza. E anche perché tra militari ci intendiamo »
«Hai un'autostima davvero elevata »
«Preferiresti uno di quei damerini che ci sono a corte? Tutto soldi e sesso? »
Oscar rabbrividì solo al pensiero.
«Come pensavo... sarò anche egoista ai tuoi occhi Oscar ma io non ti vedo con nessun altro se non con me »
«Apprezzo la tua sincerità »
«Ma... »
«Io non ti renderò la vita facile »
«Non volevo che lo fosse »
Oscar alzò lo sguardo verso l'uomo sorpresa, non si aspettava una risposta del genere. L'uomo drizzò le spalle e la guardò sorridendo.
«Lo so che non volevi sposarti, che non era questo quello che ti saresti aspettata dalla tua vita »
«Ma non avete intenzione di farmi tornare al mio lavoro »
«È l'unica condizione che mi ha imposto tuo padre »
«Capisco... »
Tornò a bere il suo tè, senza sapere come continuare la conversazione. Ripensò al colloquio che aveva avuto con la sovrana quella stessa mattina e il suo umore peggiorò.
«Mi dispiace Oscar, non sono riuscita a convincere sua maestà. Nonostante gli abbia non so quante volte della necessità di avervi nell'esercito, lui non ha voluto cedere. Crede che la famiglia reale stia perdendo popolarità e che sia meglio tenerci il più vicino possibile le famiglie nobiliari. Inoltre... il duca d'Orleans ha spinto il re ad accettarvi in famiglia. Ed è cosa nota che mio marito pende dalle sue labbra. Mi dispiace molto mia cara.... »«Non capisco perché continui a togliere e mettere quell'anello »
«Non lo sopporto, non sono abituata a portarli »
Disse Oscar guardando la sorella maggiore. Ortence sospirò e si avvicinò a lei, prendendo le mani della sorella tra le sue e osservò l'anello attentamente, notando come fosse elegante la sua mano con quel gioiello. Oscar restò in silenzio, guardando anche lei l'anello che portava al dito ma si sentì in imbarazzo.
«La governante mi ha detto che domani verrà la sarta per prendere le tue misure »
«Capisco »
«Tesoro sembra che tu stia andando al patibolo e non all'altare! »
«Almeno il patibolo avrebbe messo fine a questa pazzia »
Oscar si allontanò dalla sorella sfilandosi l'anello dal dito, riponendolo poi nel portagioielli. Sospirò amaramente, spostando i capelli dalla fronte.
«Non dire così... »
«Ortence io non sono stata educata come voi, a servire e riverire un marito. Nostro padre mi ha insegnato a usare la spada e la pistola, non a ballare il valzer e sventolare il ventaglio! »
Lo disse con rabbia e stringendo i pugni, ma Ortence, nonostante l'ira della sorella, non si mosse d'un centimetro.
«Scusami non volevo offenderti »
«Non mi hai offesa, hai semplicemente detto la verità. Nobili o contadine... noi donne siamo serve di nostro marito. È il nostro destino purtroppo. Forse in futuro le cose cambieranno ma per il momento... è così »
Bussarono appena alla porta e, quando Oscar diede il permesso di entrare, André aprì lentamente la porta, facendo un piccolo inchino.
«Madame de la Loréncie, vostra madre vi attende nel salone »
«Ti ringrazio caro, arrivo subito – disse la donna sorridendo all'uomo, poi si girò verso la sorella – io e te continuiamo il discorso dopo »
Detto questo, Ortence uscì lentamente dalla stanza della sorella, sotto lo sguardo pieno di sconforto di lei e preoccupato di André.
«Oscar... ti senti bene? »
«Non hai idea... di quanto vorrei che tutto questo fosse solo un sogno... »
Mormorò Oscar scandendo ogni parola, nascondendo il viso tra le mani. André la guardò triste, non sapendo come risponderle ma Oscar alzò lo sguardo verso di lui, tremando.
«Ti prego abbracciami »
Non se lo fece ripetere due volte, eliminò la distanza che c'era tra di loro e la strinse a sé. Oscar lo abbracciò con altrettanta foga e sentì le farfalle nello stomaco a quel contatto.«Bene tesoro, adesso alza le braccia... sì proprio così brava! »
La sarta passò il metro intorno al busto di Oscar. Si sentiva terribilmente in imbarazzo, soprattutto perché si trovava in veste intima alla mercé di chiunque entrasse nella sua stanza. La governante le aveva raccolto i capelli sulla nuca, così non le avrebbero dato fastidio durante le misure e notò che la sarta aveva portato con sé già alcuni modelli da farle provare.
Alzò gli occhi al cielo, non vedeva l'ora che quella tortura finisse.
«Seno 87... vita 63... fianchi 90 2... che misure perfette! Sarai una sposa meravigliosa! »
Oscar abbassò le braccia esausta e con la testa che le scoppiava: la voce stridula della sarta e delle sue aiutanti la stavano facendo impazzire e le sue sorelle non erano da meno.
«Bene tesoro, ora ti faremo vedere come sarà il tuo abito. Ho portato con me qualcosina così potrai avere un'idea più chiara dell'abito, va bene? Sarà di un bel broccato argento3 e ti aggiungeremo qui, all'altezza del petto, dei bei punti luce con alcune gemme e tanto... tanto pizzo! Sono sicura che ti piacerà da impazzire! »
Non riusciva neppure a fingere entusiasmo, la sua espressione era di disappunto per qualsiasi cosa le proponessero.
«Non si può... fare meno? »
Chiese lei spostando un bel po' del pizzo che le avevano posizionato sul petto, mostrando alla sarta come preferiva la scollatura.
"L'abito è mio e lo decido io!"
Pensava Oscar, dato che era l'unica cosa sulla quale il padre non avrebbe avuto nulla da ridire.
«Questo sì che è strano! Nessuna sposa mi ha mai chiesto di togliere qualcosa dal proprio abito! »
«C'è una prima volta per tutto »
Disse Oscar sorridendole forzatamente, sotto lo sguardo divertito delle sorelle.1= il Radiant è un taglio unico ibrido composto da 70 sfaccettature e bordi rifiniti e distintivi, Il suo design combina la brillantezza e la profondità dei ragli rotondi, smeraldo e principessa, rendendolo una scelta popolare per tutti i gioielli. Grazie alle sue sfaccettature extra, il taglio Radiant può disperdere più luce; il risultato è più brillante di tutte le forme quadrate e rettangolari.
2= le misure ufficiali di Oscar, tratte dall'artbook di Lady Oscar pubblicato dalla Shueisha nel 1976.
3= La sposa non vestiva di bianco, come oggi vuole la tradizione, ma generalmente indossava un abito di broccato, color argento, con pizzi e gioielli posizionati in prossimità del petto..
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Il figlio del generale Jarjayes
FanfictionIspirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar - Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!" Dal testo: «Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto c...