«Vedo che ti sei ripreso. Tu sei Bernard Chatelet, ci siamo già incontrati noi1. Mi hai chiamato "cane della regina"... mi chiedo se anche Robespierre sia complice di voi ladri »
Oscar aveva la schiena poggiata contro la parete, dall'altra parte del letto. L'uomo, del tutto ripreso, la guardava indignato e pieno di rabbia. Rosalie, che si era occupata di lui per la medicazione della ferita, era seduta al fianco del ladro e temeva una sua reazione violenta, che non tardò ad arrivare. Lanciò verso Oscar il primo oggetto che gli capitò tra le mani, la lampada ad olio la sfiorò appena e si frantumò contro la parete.
«Come puoi insultare Robespierre senza sapere nulla?! Se io sono ladro, voi nobili cosa siete?! Mangiate e vestite quello che producono gli altri, vivete come parassiti addosso la povera gente. Vuoi dire che voi nobili siete meglio dei ladri?! »
Oscar assottigliò lo sguardo, non gli rispose. André era corso nella stanza dove avevano portato il ladro non appena aveva sentito il rumore della lampada frantumarsi. Guardò prima Oscar e poi l'uomo, cosa diavolo era successo? Rosalie, dall'altra parte della stanza, era pietrificata.
«Essere nobili è vergognoso »
Disse semplicemente lei abbassando lo sguardo, incontrando quello di André prima, poi quello del piccolo Maurice che, spaventato, aveva seguito André insieme a Loulou. André e Rosalie guardarono Oscar con occhi sgranati. Lei sospirò, si tolse alcuni frantumi della lampada dalla camicia bianca e passò una mano tra i capelli.
«Signor Oscar, c'è un messaggero da Versailles. Vi si chiede di condurre il principe al castello di Moudon »
Oscar si girò verso la cameriera e annuì. Fece qualche passo verso la porta.
«Il principe... se non sbaglio, è affetto da carie vertebrale. Quante storie, un moccioso nobile! »
«Hai ragione. Però non esiste differenza tra un nobile e un plebeo quando i genitori pensano ai propri figli! »
«Burattino della corte! »
«Cos'è tutto questo trambusto? »
Oscar stava leggendo un libro nella sua stanza, o almeno ci stava provando, e un improvviso trambusto che arrivava dal piano inferiore la fece preoccupare. Scese rapida le scale e notò che alcune cameriere, il maggiordomo e la governante erano riuniti davanti il portone principale.
«Allora? Cosa sta succedendo? »
«Oh, monsieur Oscar! »
«Beh... ecco... »
«Per la verità... »
Il maggiordomo tossì, tutti si girarono verso di lui.
«È appena arrivato questo panciotto ricamato, indirizzato al padrone da parte di Fleur Rochelle. All'interno è ricamata una frase "Par Fleur à son cher François" »
«Fleur? »
Loulou si voltò verso Maurice e lo vide pallido in viso. Oscar si voltò verso il bambino, quella Fleur era forse sua madre? Oscar prese il panciotto tra le mani e lo osservò attentamente, era stato cucito alla perfezione ed era riccamente ricamato.
Si girò di nuovo verso Maurice ma lo vide andare via e, senza pensarci due volte, lasciò il panciotto tra le mani del maggiordomo e lo seguì senza dare ascolto ai pettegolezzi nati.
Il bambino si era rifugiato nel grande salotto e si era seduto sulla poltroncina accanto al camino, silenzioso e con un'espressione triste ad imbronciargli il viso. Oscar aprì lentamente la porta e lo guardò per alcuni istanti, sembrava sul punto di piangere ma si tratteneva. Sentì la manina di Loulou stringersi alla sua, Oscar le sorrise e la bambina la incitò ad andare verso il bambino.
«Maurice... »
Maurice girò appena il capo e la seguì con lo sguardo, sapeva che l'aveva seguito, fin quando Oscar non si sedette sul bracciolo della poltrona.
«Vorrei farti una domanda. Fleur era tua madre, vero? Quel panciotto... »
«Sì. La mamma ha continuato a ricamarlo fino al giorno della sua morte. Probabilmente, a quel punto è stata la nostra vicina a prendersi il panciotto... e ora l'ha fatto portare qui »
Maurice si asciugò le lacrime con l'orlo della camicia e Oscar lo strinse a sé, lasciando che si sfogasse.
"Allora... forse Maurice è davvero mio fratello..."
Pensò con una punta di felicità e lo abbracciò forte.
«Allora Bernard? Qual è il tuo scopo? »
«Pensi davvero che te lo dirò? Non ci pensare neanche! Sarà meglio che mi consegni subito alla corte! Così risparmierai la fatica! Anzi... una cosa te la dico: un giorno la vostra corrotta aristocrazia verrà distrutta dalle mani del popolo! Vedrai! »
«Lo sai che stavi iniziando a diventare simpatico? »
Disse Oscar stuzzicandolo e fu felice che quella sua risposta l'aveva fatto innervosire. Rosalie lo conosceva: quando la sua madre adottiva morì, Bernard le era stato accanto e l'aveva aiutata spesso e volentieri. Infatti, l'unica presenza che sopportava era la sua, non aveva mai alzato la voce con lei né l'aveva trattata in malo modo, come invece faceva con Oscar e il resto della servitù.
Oscar si alzò dalla sedia e lasciò la sua stanza pensierosa. Le parole di Bernard risuonavano nella sua testa, se il popolo avesse preso il sopravvento... scosse il capo. Non volle pensarci più. Almeno per il momento. Sentì le porte dell'ingresso principale aprirsi, girò appena il capo e si fermò.
«È vero che Oscar ha preso il cavaliere nero?! – il generale alzò lo sguardo verso le scale e vide Oscar e le si avvicinò correndo – È una splendida notizia! Finalmente sarai promosso a generale di divisione! »
«Mi dispiace frenare il vostro entusiasmo ma... non ho catturato il cavaliere nero »
«Cosa?! Mi stai forse mentendo?! Stai proteggendo quel ladro?! »
«Non sto proteggendo nessuno! Io ho visto il vero cavaliere nero e quello che abbiamo catturato non è l'uomo che ho visto »
Oscar lo guardò con aria di sfida, già stanca di quella conversazione ma l'uomo si infuriò di fronte la sua sfacciataggine.
«Fammi passare! Mi basta vederlo per capire se è il cavaliere nero o meno! »
L'uomo si avvicinò minaccioso alla porta della stanza dove alloggiava Bernard ma Oscar lo anticipò: si fermò davanti la porta allargando le braccia, impedendo al genitore di entrare nella stanza.
«Non ci sono prove »
«Oscar ma... disubbidiresti a tuo padre? »
«Allontanatevi da questa porta immediatamente. Non sono io quello che deve dare spiegazioni delle proprie azioni in questa famiglia »
Il generale sospirò stringendo il panciotto tra le mani, accarezzandone con la punta delle dita i dettagli color oro. Madame Jarjayes stava seduta di fronte la scrivania del marito, muovendo nervosamente il ventaglio che aveva tra le mani, in attesa delle sue parole. Oscar stava qualche passo dietro la madre, in piedi, e non aveva tolto lo sguardo dal padre per tutto il tempo.
«È arrivato solo questo? »
Disse l'uomo senza alzare lo sguardo verso la sua famiglia, Oscar sussurrò un semplice no.
«Capisco »
«Come l'hai conosciuta? Come... hai... ? »
Chiese madame fingendo tranquillità, dentro di lei in realtà si agitavano sentimenti molto più forti che si mischiavano tra di loro senza che lei potesse fare nulla. Provava odio, tristezza, delusione, indignazione, vergogna... non avrebbe più avuto il coraggio di guardarlo in faccia nello stesso modo. Credeva che il loro rapporto fosse diverso, che in fondo fossero speciali rispetto il resto della classe nobiliare francese ma non era vero. Era tutta una menzogna.
«Era una cameriera di Versailles, non sapevo fosse incinta »
Fu la sua giustificazione e madame si alzò di scatto, piena di rabbia che aveva represso per troppo tempo dentro di sé e iniziò a camminare lungo tutto il perimetro dello studio del marito. Oscar guardò lo scambio di parole che si susseguirono tra i due come uno spettatore lontano, come se lei non fosse veramente in quella stanza. Gridavano tra di loro, non li aveva mai visti o sentiti litigare. Oscar si sedette lentamente su una poltrona poco distante, tenendo la testa tra le mani esausta.
«E ora cosa pensi di fare con quel bambino? »
«È un bastardo, non avrà niente »
«Oh no... questo non te lo permetto! Hai già rovinato la vita alla nostra figlia più piccola e non ti permetterò di giocare con lei ancora! Ora hai il tuo erede maschio! Un vero uomo! Fallo diventare come te ma lascia stare Oscar! »
«Georgette come osi »
«Oso eccome! Per più di venti anni ho accettato questa tua assurdità perché mi sentivo in colpa per la morte di Auguste2 e ti ho lasciato fare tutto quello che volevi con Oscar ma ora mi sono stancata! Hai il tuo erede, goditelo! Io ora voglio solo avere in cambio quella bambina che mi hai strappato dalle braccia poco dopo averla partorita! »
«Io non sono un burattino! »
1= Oscar e Bernard si sono incontrati già in un'osteria, nell'anime infatti si può notare spesso il giornalista accanto Robespierre durante le prime apparizioni di quest'ultimo;
2= vedi capitolo 2. Auguste è il primo figlio maschio dei Jarjayes, morto pochi giorni dopo il parto, un anno prima di Oscar. Ovviamente è un personaggio inventato.
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Il figlio del generale Jarjayes
FanfictionIspirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar - Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!" Dal testo: «Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto c...